Storia della Massoneria italiana
CONTRIBUTO ALLO STUDIO
DELLA MASSONERIA ITALIANA
NELL'ERA NAPOLEONICA
del Fr. EDWARD EUGENE STOLPER
(della R.:L.: Leonessa Arnaldo n. 951 all'Or.: di Brescia)
tratto dalla «Rivista Massonica» - N. 3 – Marzo 1977 - Vol. LXVIII – XII della nuova serie – pp. 153-160.
AVVERTENZA
Come già per un'altra serie di articoli dello stesso Autore concernenti la Massoneria settecentesca nel Regno di Napoli e anch'essi a suo tempo pubblicati sulla «Rivista Massonica» diretta da Giordano Gamberini, abbiamo ritenuto opportuno riunire in forma monografica i cinque lunghi articoli di Edward Eugene Stolper dedicati allo studio della Massoneria italiana nell'era napoleonica.
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Pubblichiamo solo la prima parte dello studio del Fr. Ed Stolper relativa alla Massoneria in Lombardia e rimandiamo i FFr. che volessero approfondire lo studio a consultare la "Rivista Massonica".
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PARTE PRIMA​
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«La buona politica consiste nel far credere ai popoli che sono liberi».
Napoleone Bonaparte
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I. INTRODUZIONE
Vari storici italiani, per lo più non-massoni come Alessandro Luzio (37), Renato Sòriga (38) e Carlo Francovich (46), si sono occupati di molti aspetti di quella curiosa parentesi massonica, che fiorì e morì nell'era napoleonica ma che, soprattutto nei paesi latini, ebbe un effetto assai più durevole.
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Non è certamente facile discutere l'epoca in modo imparziale. Luzio, trattando gli avvenimenti nell'Italia settentrionale (Regno d'Italia), e facendosi trascinare dalla sua manifesta antipatia per la Massoneria, spesso giunge a conclusioni sbagliate, mentre il Fr. Sperandio (31) spesso cade nello stesso errore, per ragioni opposte. Più neutrali sono Sòriga e Francovich. Per la verità, e come vedremo, quella parte della nostra storia non è certamente del tutto a nostro favore. La Massoneria commise l'errore capitale di fare una scelta politica, risultando poi costretta a voltafaccia e salti mortali quando il vento politico cambiò direzione.
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Nell'epoca, e particolarmente fra il 1805 ed il 1813, è apparso un grande numero di pubblicazioni massoniche che, fatto curioso, oggi tutte sono da considerare molto rare. E ciò non soltanto perché nel seguente repressivo periodo borbonico, austriaco ecc., molto materiale fu distrutto, ma soprattutto perché gli stampati, sempre di ristrettissima tiratura, non furono diretti alla pubblica vendita, ma prodotti soltanto nelle quantità sufficienti per far pervenire un decreto, un opuscolo o un regolamento, alle Logge o ad alcuni dignitari. Per questa ragione, spesso gli stampati portano delle firme autografe.
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Molte pubblicazioni ufficiali oggi si trovano in alcune biblioteche nazionali, oppure in raccolte private. Chi scrive, si è avvalso prevalentemente dei documenti che in origine facevano parte della raccolta privata del famoso Fratello storico francese Claude Antoine Thory (1759-1827), e quella dell'instancabile Fr. storico tedesco Georg Kloss (1787-1854). Dopo la loro morte, queste biblioteche furono vendute all'asta (!!) ed, in conseguenza, oggi fanno parte della favolosa Klossbibliotheek del G.O. d'Olanda. Spesso i ricercatori francesi e tedeschi devono recarsi all'Aia, per trovare dati riguardanti la propria storia.
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Detto ciò per quanto riguarda le fonti, dobbiamo considerare che un discorso sulla Massoneria italiana dell'epoca non può prescindere dagli sviluppi contemporanei in Francia. Né può prescindere dai vari Riti e, a questo riguardo, occorre osservare che, in particolar modo nei paesi latini, nell'Ottocento ed oltre, gli affari della Massoneria simbolica erano inestricabilmente intessuti con quelli dei molti Riti. I Fratelli, ammessi in quei sistemi, erano convinti che la Massoneria consisteva, per es., di 7, 12, 25, 33, o addirittura 97 gradi, dei quali i 3 gradi simbolici costituivano semplicemente i primi esitanti passi verso la «vera luce» dei gradi al vertice. E, come abbiamo visto in alcuni articoli precedenti, vi erano persino sistemi che mettevano la «vera verità» nelle mani di «Superiori Incogniti». Non può sorprendere che così si era affermato il concetto che i Riti avevano il diritto naturale di governare e guidare le Grandi Logge Simboliche.
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Oggi, tornata al concetto puro dell'Arte, la Fratellanza considera i vari gradi ulteriori (e non già superiori) come semplici mezzi per illuminare altre sfaccettature dello stesso brillante. La Libera Muratoria essenziale e basilare rimane sempre quella simbolica e, naturalmente, essa deve essere autonoma, in tutti i sensi.
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Nel presente saggio, che certamente non ha la pretesa di essere esauriente, cercheremo di fermarci non solo sui dati storici, ma anche, e soprattutto, sugli aspetti massonici, curiosità ritualistiche ecc. E per quanto concerne lo stile, il lettore vorrà perdonare il vocabolario limitato dello straniero.
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Se talvolta i nostri giudizi sembreranno troppo mordenti o crudeli, il sottoscritto è convinto che noi massoni, e non gli storici profani, dovremmo essere i critici più severi degli errori del nostro passato, per trarne profitto per il futuro lavoro alla propria pietra grezza, in una atmosfera di pace ed armonia, guadagnando per la Massoneria la stima che essa merita.
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Peraltro, ci rendiamo conto dei pericoli nel giudicare gli avvenimenti del passato. Rosario F. Esposito, nella R. M. 1975, p. 355, cita le «tre grandi animadversioni» dello storico Meineke: mitleben, mitstreben, mit Selbstzucht concetti che, secondo noi, verrebbero tradotti, più correttamente, come: vivere con essi, lottare con essi, con auto-disciplina. Ebbene, siamo del parere che l'uomo moderno non è capace di spostarsi nel tempo, per vivere e lottare con lo spirito degli uomini del passato. Se oggi leggiamo, per esempio, che 2 secoli fa un uomo fu impiccato 2 volte perché si sciolse il nodo (il Fr. Pasquale Baffi), o che le strade notturne palermitane erano popolate da bambini abbandonati, che poi morivano di fame o di malattie, o venivano divorati dai cani randagi, il «giornalista» dell'epoca ci racconta questi fatti di cronaca soltanto con una moderata disapprovazione. Non crediamo che lo storico odierno sarebbe in grado di parlare di queste circostanze, senza un senso di profondo orrore. Il fatto è, semplicemente, che noi oggi non siamo in grado di misurare con lo stesso metro.
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La Francia. Come abbiamo visto in un nostro recente articolo, nel XVIII secolo, la Francia era un vivaio di gradi e di riti, molti dei quali chiamati «Scozzesi», anche se con la Scozia non avevano nulla a che fare. A causa, soprattutto della debolezza della Grande Loge de France, moltissimi Capitoli e Logge erano praticamente indipendenti. Essi coltivavano i loro propri sistemi di gradi e rilasciavano patenti ad altre Logge, anche all'estero.
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Nel 1771, il Duca di Lussemburgo riorganizzò la Fratellanza, creando il Grand Orient de France, che fece poi capeggiare da un uomo con un nome illustre: il G.M. Duca de Chartres. L'esperimento ebbe un grande successo e così il 1789 trovò la Massoneria in uno stato di prosperità che, però, non sopravvisse al Terrore ed alla turbolenza politica. La ghigliottina eliminò molti Fratelli; altri erano, invece, protagonisti del grande dramma. Alcuni, come il Duca di Lussemburgo, cercarono rifugio all'estero, mentre il Gran Maestro addirittura ripudiò la Massoneria.
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Per diversi anni la Massoneria francese non fece più parlare di sé, anche se non si può dire che fosse completamente morta. Soltanto nel 1795 ci fu un risveglio che, nel 1799, culminò nel trattato di riunione fra il Grand Orient de France e la vecchia Grande Loge de France. Cinque mesi dopo, il 18 brumaio (9 novembre) 1799, il generale Napoleone Bonaparte effettuò il suo colpo di stato, diventando l° Console, e praticamente dittatore, della Repubblica Francese.
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Generalmente un dittatore ritiene di non poter permettersi di tollerare una organizzazione iniziatica che persegue la ricerca individuale della Verità. Napoleone adottò, invece, una strategia ben più furba e mise la Muratoria sotto la sua protezione personale. E così, presto, la Fratellanza francese divenne una organizzazione di fedeli servitori di Napoleone, e le Logge «succursali» all'estero contribuirono alla diffusione della influenza francese nei paesi occupati.
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Divenuto Imperatore (1804), Bonaparte fece «eleggere» suo fratello Giuseppe G.M. del Grande Oriente di Francia, mentre il fratello Luigi ne divenne G.M. Aggiunto. Il ruolo del nuovo G.M. era, ovviamente, soltanto decorativo (egli non è mai stato presente ad una riunione del G.O.) e nulla cambiò quando Giuseppe, diventato Re di Napoli (1806), fu sostituito dal fratello Luciano. Ad ogni modo, il vero «boss» della Massoneria francese era l'arcicancelliere Principe Cambacérès, ex-ministro delle Finanze, ex 20 Console, e fedele paladino del grande Corso. Egli fu «eletto» G.M. Agg. quando Luigi Napoleone divenne Re d'Olanda. Vari generali ebbero alte cariche nel G.O., mentre il Fr. Fouché, temuto Prefetto di Polizia, occupò un posto forse, meno alto, ma probabilmente di miglior valore strategico. Molti Massoni, e non-Massoni, hanno cercato di stabilire se Napoleone stesso era un Fratello. Eugen Lennhoff, nella edizione originale del suo noto libro (45), ha persino pubblicato una stampa dell'epoca, che mostra il Fratello Bonaparte, mentre sussurra la P. di P., quando visitò una Loggia parigina. Secondo noi, la faccenda non è, però, importante. Nessuno può essere un Massone senza essere stato iniziato secondo i nostri antichi rituali, ma questo non vuol dire che un iniziato secondo i nostri antichi rituali è un Massone.
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Gli sforzi di «public relations» del Governo francese furono coronati da successo e la Fratellanza massonica, partecipando all'euforia generale, ingoiò l'esca, compreso l'amo. Mentre nel 1800 il G.O. contava 74 Logge, nel 1802 il numero fu di 114, nel 1804 di 300, nel 1806 di 664 e nel 1814 addirittura di 1219! (33). La Massoneria, nell'adulazione dell'Imperatore, fece a gara con la Chiesa, la quale aveva incluso nel catechismo la frase: «Onorare e servire il nostro Imperatore è come onorare e servire Dio stesso». Era stato addirittura inventato un «San Napoleone» che, festeggiandosi il 15 Agosto, interferiva così con la festa della Assunzione di M.V. (*A). Moltissime erano le Logge chiamate «San Napoleone» o «I veri amici del Grande Napoleone». Così scrisse Gould (36) (la traduzione è di Alessandro Luzio) (37):
«Lo spirito della Massoneria era in gran parte sfumato a una stomachevole adulazione dell'imperatore, soverchiante ogni limite di quella lealtà al sovrano che è propria dell'associazione in tutti i paesi. Le Logge non erano quasi più convocate per altro scopo che per celebrare i trionfi dell'idolo. Anche gli oratori cessavano di restringersi a temi puramente massonici, per abbandonarsi a sperticate esaltazioni dell'armata francese e del suo Eroe. Questo eccesso di chauvinismo ebbe per effetto i penosi voltafaccia del 1814...».
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Infatti, le riunioni massoniche erano diventate una continuazione di feste celebrative, durante le quali i poeti dilettanti nacquero come i funghi. Le Forestier racconta (33) come, durante la festa di S. Giovanni d'inverno del 1806, celebrata solennemente dal G. Oriente, il Venerabile De Lagarde, Prefetto del Distretto Senna e Marne, dava lettura del suo magnifico poema di 5 lunghe strofe, nelle cui ultime righe il Grande Napoleone era chiamato successivamente: «Il Liberatore -», il «Consolatore -», il «Vendicatore -», il «Pacificatore del Mondo -». Nell'ultimo verso, il Fratello Imperatore fu persino posto a livello del GADU stesso, divenendo: «un altro Creatore del mondo».
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Agli inizi le Autorità francesi avevano l'intenzione di dichiarare il Grand Orient de France l'unica organizzazione massonica del paese, ma, ben presto, questa meta risultò irraggiungibile. Il G.O. aveva sì assorbito vari gruppi «Scozzesi», fra i quali il Capitolo di Arras, ed aveva, già nel lontano 1787, creato il suo proprio sistema di 7 gradi: l°, 2°, 3°, Maestro Eletto, Cavaliere Scozzese (o di S. Andrea), Cavaliere della Spada (o d'Oriente), e Sovrano Principe della Rosa Croce, grado quest'ultimo, equivalente al 18° grado dell'odierno R.S.A.A. Molti schieramenti massonici francesi si rifiutavano, però, di essere incorporati in questo «Rito Moderno» (o «Rito Francese»). Nel 1801 infatti, il Rito Filosofico (Rite Ecossais Philosophique) riprendeva i propri lavori, e nel 1802 si ricostituiva addirittura la vecchia Grande Loge de France. Si spiega quindi perché il 19 dicembre 1804 il Grand Orient de France cambiò rotta ed annunciò di riconoscere tutti i Riti, inclusi quelli in precedenza espulsi.
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Tutta questa confusione non disturbò minimamente Napoleone. Egli sapeva che tutti i Riti facevano a gara nel manifestare lealtà al grande Imperatore, ed inoltre, quelli principali, come il Rito Filosofico, il Rito di Heredom, il Rito Primitivo ecc., furono direttamente controllati attraverso la «elezione» del Principe Cambacérès a Gran Maestro dei Riti medesimi.
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A questo punto bisogna menzionare il Rito Scozzese Antico ed Accettato, oggi fra i pochi sopravvissuti, e fiorentissimo in molti paesi del mondo. Purtroppo, gli storici non sono in grado di darci informazioni precise sull'origine di questo Rito, ma sembra che, verso la fine del XVIII secolo, la gerarchia dei gradi dello «Scozzesismo» francese si fosse fermata a 25. Una delle molte obbedienze: Les Empereurs d'Orient et d'Occident (del Rito di Perfezione), aveva dato il permesso ad un loro Fratello di introdurre i gradi superiori del Rito negli Stati Uniti d'America. Gli Americani non solo ricevettero il sistema con entusiasmo, ma, giudicando i 25 gradi insufficienti, ne aggiunsero altri 8. Questo Rito di 33 gradi si diffuse rapidamente in America, dove oggi ha più di un milione di appartenenti.
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Nel 1804 il francese Conte Degrasse-Tilly, tornando in patria, portò con sé lettere credenziali del «Supremo Consiglio Madre del Mondo» di Charleston (44), che lo autorizzavano a costituire nuovi Supremi Consigli «dovunque nei due emisferi se ne fosse sentita la necessità». Infatti, nell'anno precedente, egli aveva già istituito un Supremo Consiglio nelle Indie Occidentali Francesi e, di conseguenza, in Francia si presentò come «Sovrano Gran Commendatore ad vitam per le Isole Francesi della America del Vento e sotto Vento (*B).
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A Parigi, il Conte, che prima della sua partenza per l'America appartenne al Rito Filosofico (*E), si mise in contatto con l'unica Loggia rimasta in vita di quel Rito: la Mère Loge Ecossaise de France Saint Alexandre d'Ecosse. Vi facevano parte molti Fratelli di riguardo e di alto livello culturale, come il famoso Fr. Thory. Inoltre, sul piedilista apparvero «alcuni nobili veneziani» (*C) ed il Fr. italiano (bolognese) Marescalchi, i quali, in seguito, vedremo riapparire in Italia. Degrasse-Tilly si mise d'accordo con questo gruppetto e così, il 22 ottobre 1804, nacque in Francia la Grande Loge Ecossaise du Rite Ancien et Accepté (che noi, in seguito, chiameremo R.S.A.A.). Il 1° novembre una loro circolare informò tutte le Logge francesi del lieto evento.
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Il Grand Orient non era molto contento di questi sviluppi. Si mise subito in contatto con quel nuovo Rito e, tre settimane dopo, veniva raggiunto un accordo: il G.O. sarebbe stato, d'ora in poi, responsabile dei gradi dallo 1 al 18°, ed il R.S.A.A. dei gradi dal 19° al 33°. Il concordato fu, però, di breve durata e, per varie ragioni, il 6 settembre 1805, il R.S.A.A. francese, riunitosi presso il vecchio Maresciallo Kellermann, si dichiarò di nuovo indipendente. In conseguenza, il G.O. continuò con il suo proprio Rito Moderno il quale, però, pare che d'allora in poi abbia adottato, anche esso, un modificato sistema di 33 gradi (in seguito fu anche chiamato Rito Riformato) (*D).
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Anche questa apparente guerra non scosse il saggio «Santo» Napoleone. Infatti, ben presto, il fedele Cambacérès fu «eletto» anche Sovrano Gran Commendatore del R.S.A.A.
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Dopo la sconfitta di Napoleone (1814-15), molte Logge si chiusero mentre molte altre si affrettarono a cambiare il loro titolo distintivo compromettente e a fare omaggio al Re Borbone. I Massoni francesi erano divenuti ormai dei cortigiani, sempre pronti ad adorare il Sole Levante, e a rinnegare i vinti, adulando senza vergogna i vincitori (33 p. 869).
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Il Grand Orient ripristinò sul proprio stemma i fiordalisi, che in precedenza, sotto il Consolato, erano stati sostituiti dalle iniziali R.F. e, sotto l'Impero, da un'aquila. Il contemporaneo Fr. Thory scrisse, con indignazione, che il 24 giugno 1814 gli Oratori del Grand Orient «celebrarono nei loro discorsi tutta la gioia della comunione massonica, per aver riavuto, finalmente, il loro legittimo Re, circondato dalla sua Augusta Famiglia» (35 p. 258, 260).
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La sorte della Massoneria italiana dell'epoca fu strettamente legata alle azioni belliche ed alle decisioni politiche francesi. Suppongo che i Fratelli italiani conoscano la propria storia nazionale meglio del sottoscritto. Peraltro, gli avvenimenti si succedettero così rapidamente, con frequenti rimescolanze delle carte, che potrebbe essere utile ordire velocemente la tela, sulla quale il destino dei vari Stati italiani fu ricamato.
1796
Nella sua brillante campagna italiana, il generale Bonaparte batte, separatamente, i Piemontesi e gli Austriaci.
27-4: Costituzione della Repubblica di Alba.
28-4: Pace di Parigi con il Piemonte, che deve cedere Nizza e la Savoia. 15-5: Napoleone entra a Milano.
Tregue con i duchi di Modena e di Parma.
Occupazione delle Legazioni Pontificie (Bologna, Ravenna, Ferrara, Forlì). Occupazione di Massa, Carrara, Livorno (generale Murat).
Novembre: Costituzione della Repubblica Transpadana (ca. l'odierna Lombardia).
1797
Altre vittorie napoleoniche in Italia settentrionale. Caduta di Mantova, invasione del Veneto.
Gennaio: Fondazione della Repubblica Cispadana (Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia).
Adozione del tricolore.
26-6: Fondazione della Repubblica Cisalpina (unione della Transpadana e della Cispadana).
17-10: Pace di Campoformio. L'Austria deve riconoscere le conquiste francesi in Europa ma, in compenso, ottiene il Veneto e la Dalmazia (protesta di Ugo Foscolo).
1798
Febbraio: Occupazione di Roma. Fondazione della Repubblica Romana.
1799
Gennaio: Occupazione di Napoli. Fondazione della Repubblica Partenopea.
Agosto: Vittoria della armata Austro-Russa. I francesi devono abbandonare le zone italiane occupate. Crollo delle «Repubbliche Sorelle». Temporanea restaurazione dei governi originari.
Repressione politica e massonica.
1800
A Parigi, Napoleone, tornato dall'Egitto, rovescia il Direttorio e stabilisce una dittatura militare. Nella nuova campagna italiana vince la battaglia di Marengo (14-6), obbligando l'Austria alla Pace di Lunéville (9-2-1801).
Costituzione della seconda Repubblica Cisalpina (fino all'Adige ed ingrandita di Novara e Tortona). Fondazione della Repubblica Ligure.
La Toscana diventa Regno d'Etruria, sotto Ludovico di Borbone (accordo con Spagna). Annessione del Ducato di Parma.
Il Regno di Napoli deve cedere al Regno d'Etruria i Presidi Toscani, Porto Longone e Piombino.
Inoltre deve accettare (e finanziare) delle guarnigioni militari francesi nell'Abruzzo ed a Taranto.
1802
Gennaio: La Consulta di Lione delibera la nascita della Repubblica Italiana, sostituendo la Cisalpina. Presidente: Napoleone, Vicepresidente: Melzi d'Eril.
Pace di Amiens con Inghilterra (di breve durata). 11-9: Annessione del Piemonte.
1804
Napoleone diventa Imperatore dei francesi.
1805
18-3: Napoleone proclamato Re d'Italia. Vicerè: Eugenio de Beauharnais. La Repubblica diventa Regno d'Italia, con capitale Milano.
Napoleone entra a Vienna. Vittoriosa battaglia di Austerlitz e Pace di Presburg. Il Veneto e la Dalmazia vengono incorporati nel Regno d'Italia.
Annessione della Repubblica Ligure.
1806
Occupazione di Napoli. Re: Giuseppe Bonaparte (30-3).
1807
Dicembre: Annessione del Regno d'Etruria (ex-Toscana).
Lucca (più Massa, Carrara e Piombino) diventa Ducato per Elisa Bonaparte. Le Marche vengono incorporate nel Regno d'Italia (novembre).
1808
Gioacchino Murat diventa Re di Napoli (luglio).
1809
Occupazione (febbr.) ed annessione (17-5-1809) del Lazio e dell'Umbria. Marzo: Elisa Bonaparte diventa Gran Duchessa di Toscana.
1812
Catastrofica campagna in Russia.
1813
Napoleone perde la battaglia di Lipsia. Crollo del sistema napoleonico.
1814
Napoleone deposto. Ottiene l'isola d'Elba come Principato. Restaurazione. Eugenio tenta la difesa del suo Regno d'Italia. Viene sconfitto e chiede l'armistizio (Schiarino Rizzino, 16-4). Fugge in Baviera.
Tumulto popolare a Milano ed uccisione del Ministro Prina (20-4). Ritorno degli Austriaci. Murat tenta di accordarsi con gli Anglo-austriaci.
L'armistizio
1815
Napoleone sbarca in Francia. Inizio dei «Cento Giorni».
30-3: Con il proclama di Rimini, Murat cerca di unire gli italiani (consigliere Francesco Salfi?).
Viene sconfitto a Tolentino ed, in seguito, cerca di riunirsi a Napoleone, che lo emargina.
Battaglia di Waterloo (giugno). Deportazione di Napoleone a S. Elena.
13-10: Murat sbarca a Pizzo Calabro, ma viene catturato, processato e fucilato.
NOTE
(*A) Il fatto che questo Santo non figurasse nell'Acta Sanctorum fu considerato di poca importanza, e presto qualcuno scoprì un oscuro soldato romano di tal nome, ucciso sotto il regno di Diocleziano. Subito, nelle chiese francesi apparvero i ritratti di questo Santo marziale, equipaggiato con tanto di scudo, elmo e corazza.
(*B) Infatti, il Fr. Degrasse-Tilly, nel 1803, aveva costituito un S.C. a Porte au Prince (Haiti) ma, per la verità, i possedimenti francesi nel Mar Caraibico consistevano soltanto di Haiti ed alcune isole di poca importanza, come Guadaloupe, Martinique e la metà di S. Martin.
(*C) Questi «nobili veneziani» si possono probabilmente identificare con i Fratelli Renier e Corner. Un antenato Paolo Renier (1710-1789) fu il penultimo Doge di Venezia, ma il nostro Fratello Renier si faceva generalmente chiamare «ex nobile». Il Fr. Nicolò Corner fece parte dell'illustre famiglia Veneziana Cornaro (o Cornèr). Il Fr. Renier continuò a risiedere a Parigi anche durante l'epoca napoleonica, mentre Nicolò Corner in quegli anni fece parte della R.L. Eugenio Adriatico all'Or. di Venezia, dove morì nel 1807 (11, 28). In un piedilista della L. parigina S. Alexandre d'Ecosse del 1786, anche il Fr. bolognese Marescalchi è chiamato «noble vénetien» (!).
(*D) In Olanda dove, per varie ragioni, il R.S.A.A. è stato introdotto con molto ritardo (1912), il G. Oriente riconosce il R.S.A.A., l'Arco Reale ed il sistema dei cosidetti «Alti Gradi». Quest'ultimo è appunto identico coll'originale Rito Moderno francese di 7 gradi. Per concordato, il sistema gestisce soltanto i gradi 4-7, mentre il
R.S.A.A. si occupa esclusivamente dei gradi 19-33, accettando solo Fratelli iniziati nel 7° grado degli «Alti Gradi» (18° grado del R.S.A.A.). L'accordo funziona alla perfezione. L'iniziazione nel 7° grado (18°) ha sempre luogo in forma strettamente rituale.
(*E) In un prossimo articolo parleremo dettagliatamente di questo Rito Filosofico che, già nel XVIII secolo, aveva costituito varie Logge in Italia. Nell'era napoleonica era attivo in Toscana, Liguria e Piemonte.
PARTE SECONDA
dalla «Rivista Massonica» - N. 4 – Aprile 1977 - Vol. LXVIII – XII della nuova serie –pp. 215-237.
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II. IL REGNO D'ITALIA
Verso la fine del settecento l'Imperatore austriaco, con la sua politica di illuminato feudalesimo (la politica «giuseppista»), permetteva una sola Loggia in ognuna delle sue province e così, negli anni '80 lavorava a Milano una Loggia La Concordia, naturalmente all'obbedienza della G. Loggia Nazionale d'Austria. Sappiamo però che dei dissidenti, futuri patrioti, si erano staccati per formare, una dopo l'altra, due logge clandestine, ma fiorenti, delle quali non conosciamo i nomi (46 p. 360 ss). Ma anche tra i Fratelli della stessa L. La Concordia (sono conosciuti piedilista del 1783 e del 1785) vi erano dei progressisti, come il pittore Andrea Appiani ed il chirurgo Antonio Picinelli. Pericle Maruzzi asserisce (47 p. 254), che la Loggia si era sciolta prima dell'arrivo delle truppe francesi (1796) e che, durante la Cisalpina (1797-1801), non si fece più viva. Si sa anche che, nel 1800, furono venduti dei mobili della Concordia, ma quel fatto ci pare poco concludente, soprattutto perché in quel periodo ci fu una breve parentesi austriaca, con le conseguenti misure antimassoniche. Interessante ci sembra un rapporto dell'11 aprile 1823 (37 p. 70), nel quale il capo di polizia milanese Torresani asserisce che nel 1800 la Loggia era esistente ma, come vedremo più avanti, è probabile che essa cessò i lavori nel 1802, per poi riaprirli nel 1805.
A Cremona aveva lavorato la semiclandestina L. S. Paolo Celeste che, sotto la guida
dell'intransigente Conte Biffi, fece parte della Stretta Osservanza. Sembra, però, che la sua attività sia cessata intorno al 1786.
Sempre nel tardo settecento, nel Venete vi erano state delle Logge inglesi a Venezia (Union Lodge nr. 438) ed a Verona (L. La Vraie Lumière?, nr. 439). Inoltre, erano esistite delle Logge sotto la Stretta Osservanza a Padova (L. L'Amore del Prossimo) ed a Vicenza (L. I veri Amici, della quale fece parte il conte veronese Giacomo Schioppo, che sarà attivo anche nel periodo napoleonico).
Infine, vi sono accenni ad una certa attività massonica settecentesca in alcune altre città settentrionali, come Brescia, Parma, Trieste e Gorizia, ma non riteniamo opportuno di entrare in dettaglio.
Possiamo assumere che, verso la fine del XVIII secolo, tutte le Logge nel territorio del futuro Regno d'Italia avevano cessato i lavori, sia per mancanza di forza intrinseca, che a causa di editti governativi contro la Massoneria.
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Sembra lecito pensare che, dopo le vittoriose campagne militari in Italia settentrionale (1796-97), il G. Orient de France avesse subito organizzato la Massoneria in Lombardia. Non risulta, invece, che questo sia avvenuto probabilmente perché, in quel momento, le autorità francesi non avevano ancora le idee chiare sul come usare la Fratellanza straniera per i loro scopi politici.
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Sappiamo pochissimo dell'attività massonica nel periodo immediatamente dopo l'occupazione francese di Milano (15 maggio 1796). L'unica fonte a conoscenza del sottoscritto è costituita da un curioso rapporto alle autorità austriache del 1815 (*F), che il Luzio (37 p. 49) attribuisce, secondo noi giustamente, al nobile veneziano Pietro Dolce, ex Massone diventato informatore, ed autore di altri lunghissimi rapporti del 1816. Il documento, in parte accusatore, ma nel complesso apologetico, è assai vago e contiene molte inesattezze, approssimazioni ed invenzioni. Deve, perciò, essere usato con prudenza.
Per quanto concerne gli inizi della Massoneria napoleonica in Lombardia, il Dolce conferma che, dopo la fondazione della Repubblica Cisalpina (1797), a Milano non vi furono delle Logge, «benché vi furono molti Massoni ». Sembra, però, che ben presto degli esuli di altre parti d'Italia (e soprattutto del Regno di Napoli) avessero costituito da L. Dell'Amor della Patria. L'informatore asserisce che la Loggia «era una mescolanza singolare; vi erano genti di tutti i paesi, di tutte le classi, di tutti i partiti, e non sorpassò mai il numero di duecento individui» (al Dolce sembrava poco!).
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È probabile che fra i membri preminenti di questa Loggia fossero l'ex sacerdote ed ardente «repubblicano» cosentino, Francesco Salfi ed il salernitano Giuseppe Abamonti, entrambi fuggiti a Genova dopo la congiura napoletana del 1794. Erano entrati a Milano nella scia dell'esercito francese e già nel giugno 1796 avevano cominciato la pubblicazione del militante periodico Termometro politico di Lombardia.
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Di quella Loggia Dell'Amor della Patria non si conoscono altri particolari ma, ad ogni modo, deve aver avuto una vita assai breve, soprattutto perché nel febbraio 1799 molti profughi napoletani (fra i quali Salfi ed Abamonti) si recarono verso Sud, per partecipare al Governo della giovane, e mal augurata, Repubblica Partenopea (Salfi ne era Segretario).
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Pare che a Milano gli emigrati non fossero graditi e, già nel 1797, il decreto di espulsione degli stranieri aveva costretto Salfi ed Abamonti a recarsi a Brescia, da dove continuarono, però, la loro collaborazione col Termometro. Il Dolce dice, con disprezzo: «... partiti da Milano gli avventurieri... i veri Massoni [!] si trovarono preponderanti, rimossero a poco a poco la feccia, e si proponevano di ricondurre l'Istituto massonico alla originaria semplicità...».
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Ma, prima che i veri Massoni avessero potuto rimuovere la feccia (chi sa in che cosa consisteva), la sorte delle armi cambiò e le truppe francesi furono costrette a lasciare l'Italia (1799), risultandone così una breve Restaurazione dei governi ante-napoleonici. Secondo Dolce «... le conseguenze politiche consigliarono una dispersione, perché vedevano i massoni d'essere perseguitati...».
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Già nell'anno seguente (1800) Bonaparte, tornato dall'Egitto e diventato Primo Console (cioè dittatore) della Repubblica francese, riprese in mano le redini italiane, vincendo la conclusiva battaglia di Marengo. E ancora una volta quegli esuli meridionali che, dopo il crollo della Repubblica Partenopea, erano stati così fortunati da sfuggire al boia borbonico (fra i quali Salfi ed Abamonti), tornarono a Milano.
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Fu costituita la seconda Repubblica Cisalpina, poi cambiata in Repubblica Italiana, che comprese più o meno l'odierna Lombardia, Emilia Romagna, il Veneto fino all'Adige (inclusa Verona) ed inoltre Massa, Carrara, Novara e Tortona. La popolazione, complessivamente 3 milioni, costituiva probabilmente più di un terzo di quella dell'intera penisola.
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Sembrerebbe che da quel momento la Massoneria lombarda avesse potuto svilupparsi liberamente, senza nessuna resistenza ma, stranamente, per i primi 4 anni, cioè sino al 1805, mancano notizie precise ed attendibili. Il solito Pietro Dolce dice che, nel 1801 (?) (*G), Murat «... riunì a Milano quanti vecchi massoni ha potuto (giacché molti allora ricusarono), e fondò la loggia detta dei Fratelli riuniti, che poi in seguito cangiò nome e si chiamò Carolina. Questa per altro non ebbe molto incremento se non nel militare, e la Massoneria non sortì quella organizzazione a cui il Governo francese la destinava, se non dopo eretto il Regno d'Italia».
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Un altro documento concernente questo periodo (1800-1805), e che ci pare più attendibile, è il rapporto del capo di polizia Torresani, di cui abbiamo già parlato (p. 215). Egli afferma, fra l'altro, che nel 1801, a Milano fu costituita la Loggia francese l'Heureuse Rencontre, «alla quale molti italiani furono ammessi». Inoltre dice che, nel 1802, il Vice Presidente Melzi d'Eril soppresse tutte le società segrete.
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Riteniamo perciò possibile che la Loggia dei Fratelli Riuniti si chiamasse in realtà l'Heureuse Rencontre, in seguito cambiata in Reale Carolina (sorella di Napoleone e moglie di Murat (*H). E la scarsa attività massonica fra 1801 e 1805 era probabilmente causata dalle misure repressive del Melzi.
Le cose cambiarono, però, bruscamente verso l'anno 1805 ma, fatto curioso, non su iniziativa del G. Orient de France. Sembra, invece, che in Francia, attraverso l'accordo fra Grand Orient e Rite Ecossais Ancien et Accepté, il Fr. Degrasse-Tilly ricevesse una franchigia per organizzare la Massoneria in Italia, con diritto di esclusiva per il suo Rito. Il risultato di questa decisione fu una incredibile successione di sedute solenni, feste commemorative ed altre attività massoniche, accompagnate da fanfare, magniloquenza, effusioni poetiche ed una valanga di stampati.
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Infatti, dai documenti che ora discuteremo, si ricava che, a Milano, nel 1805, il Fr. Degrasse-Tilly, con l'aiuto di alcuni Fratelli del Supremo Consiglio francese (S. Paul Vidal, Pyron e Renier), elevò altri 6 Fratelli (italiani) al 33° grado del R.S.A.A. Fu preparato un dettagliato atto di Costituzione del «Supremo Consiglio di Sovrani Grandi Ispettori del 33° grado» (lc), atto steso in lingua italiana e francese, poi accettato e ratificato nella seduta del Supremo Consiglio (S.C.) del 5 marzo 1805 (lc). Fu «eletto» quale G. Commendatore ad vitam il Viceré Principe Eugenio de Beauharnais, ed il Conte Pietro Calepio, alter ego del Principe, diventò Luogotenente G. C., mentre il Fr. S. Paul Vidal fu nominato G. Segr. dei Commandamenti del G. C. Gli altri membri del S.C. erano i seguenti G. Ispettori Generali (33°):
G. Oratore del Sacro Impero: Felici, Ministro dell'Interno (Regno d'Italia).
Segr. del Sacro Impero: Giambattista Costabili, Consultore di Stato, Intendente dei Beni della Corona.
G. Cancelliere del Sacro Impero: Parma, Ispettore delle Armate.
G. Tesoriere del Sacro Impero: Marco Alessandri, possidente, ex direttore della Repubblica Italiana.
G. Capitano delle Guardie: Giuseppe Lechi, Legislatore, Generale di Div.
Membro: Degrasse-Til1y, Capitano di Cavalleria, Aide de Camp del Maresciallo Kellermann. Membro: Pyron, possidente (francese).
Membro: Renier, ex nobile veneziano.
Dall'atto stesso si può dedurre che il nuovo S.C., da quel momento, fu onnipotente nel mondo massonico dell'Italia settentrionale. «Il Supremo consiglio del 33.: g°.: crea e costituisce di sua sovrana autorità una Gran Loggia Generale in Italia, sotto la denominazione di G.: O.: al RITO SCOZZESE, ANTICO ed ACCETTATO, riunendovi tutti i riti conosciuti sui due emisferi» (§ II, art. I).
Parte integrale dell'atto era una «Costituzione Generale dell'Ordine Massonico in Italia» (1d), la quale comincia con la frase: «L'ORDINE Massonico in Italia è sotto l'immediata direzione di un Sovrano Consiglio di PRINCIPI MASS\ GRANDI ISPETTORI GENERALI del 33.: G°.:». E poi, a p. 16: «Egli [il G.O.] solo potrà costituir Logge, e Capitoli, facendogli spedire delle patenti Costituzionali, e Capitolari. Non riconosce per patenti regolari che quelle emanate da lui, o che concesse anteriormente alla formazione del G.: O.: It.: da qualche Oriente straniero di qualunque siasi rito, saranno poi state consolidate del suo visa, come facienti parte d'ora innanzi dell'unione di tutti i riti al G.: O.: d'Italia».
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Si vede quindi che il S.C. tentò di riunire tutti i riti sotto una unica amministrazione. In pratica però, per quanto concerne il Regno d'Italia, i riti si sono limitati a due: il R.S.A.A. ed il Rito Moderno del G.O. di Francia.
Come vedremo più avanti, in altre parti della penisola lavoravano anche il Rito Filosofico ed il Rito di Heredom.
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Era prevista la divisione dell'Italia massonica in Dipartimenti, che coincidevano con i Dipartimenti di Stato. Ogni Capoluogo dipartimentale doveva avere una G. Loggia Metropolitana ed un G. Capitolo Metropolitano, mentre non poteva «... contenere più di tre Logge, e più di due Capitoli, qualunque sia il loro rito, eccettuato Milano che può averne sino a cinque. Due delle Logge, e due dei Capitoli devono essere indispensabilmente del rito antico accettato. La terza Loggia, ed il terzo Capitolo possono essere di rito qualunque. Le Città di second'ordine non possono contenere che due Logge e due Capitoli. Una è necessariamente del rito antico accettato e l'altra di qualunque rito. Le altre Città di qualunque popolazione non potranno avere che una sola Loggia ed un Capitolo di rito antico accettato o di qualunque altro».
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La Costituzione descrive in grande dettaglio il vestiario, le decorazioni e le «precedenze» dei vari G. Ufficiali, mentre anche i nostri misteriosi «segreti» erano gelosamente custoditi: «I Sigilli di tutti i gradi fino al 31.: g°.:, i Codici di tutti i riti sino al 32.: g°.: inclusivamente, e tutto ciò che concerne le sublimi scienze mistiche devono essere depositati negli Archivj particolari del G.: Cap.: Gen.: vengono rinchiusi a tre chiavi; una la tiene il Presidente, una l'Oratore, ed una l'Archivista».
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Ovviamente, non erano dimenticate le «Tasse annuali», da pagare in «pezze di metallo il più puro», equivalenti «ciascheduna al valore del Zecchino d'oro di Milano». Il sistema era molto simpatico, basato sul principio: più alta la carica, più alta la capitazione, così presumibilmente evitando molte lotte per le alte funzioni. Il S.G.C. pagava un minimo (!) di 33 pezze, il Luogotenente 27, e così via, fino ad arrivare alla capitazione delle Logge, che era, per ogni iscritto, di un quarto di una pezza.
Il verbale di questa riunione costitutiva si chiude con la frase: «Nella Seduta del quinto giorno del primo mese dell'anno della V.:L.: 5805, e dell'Era volgare il quinto giorno del mese di Marzo dell'anno 1805».
I sottoscritti erano: Calepio, Felici, Degrasse-Tilly, Kellermann, Costabili, Renier, Alessandri, Pyron, Giuseppe Lechi, S. Paul Vidal.
La versione stampata del verbale, dell'atto e della Costituzione, è accompagnata da una serie di Tableaux che ci dimostrano l'organico del G. Oriente. Può sembrare un po' ingombrante ma, in fin dei conti, il vero potere era sempre in mano del S.C. Il G. Oriente era diviso in due «ateliers», l'uno sotto la denominazione di G. Loggia Generale Simbolica di tutti i riti, e l'altra sotto quella di G. Capitolo Generale di tutti i riti. Inoltre vi era una G. Loggia d'Amministrazione Generale, direttamente sotto gli ordini del S.C. Il Corpo Legislativo del G. O. consisteva di 81 Ufficiali, così divisi:
1) 7 Grandi Primi Dignitari (nominati ad vitam)
Il Princ. Eugenio, Vicerè, Arcicancelliere di Francia, S.G.C. e G. Maestro.
Calepio, Possidente, L.S.G.C. e G. Maestro Agg.
Il Princ. Murat, Gr. Ammiraglio di Francia, G. Cancelliere Guarda Sigilli (* I).
Marescalchi, Ministro degli Esteri.
Kellermann, Maresciallo di Francia e Senatore.
….., Non ancora nominato.
Giuseppe Lechi, Legislatore, Generale di Divisione.
2) 9 Dignitari presso la G. L. Gen. Simbolica (nominati per 7 anni)
Jourdan, Maresciallo, Generale capo della Armata in Italia.
Luosi, Ministro della Giustizia.
Fenaroli, Consultore dello Stato, Gr. Maggiordomo.
Jacob, Capo Divisione del Ministero degli Esteri.
Diego Pignatelli, Duca di Monteleone, Marchese del Vaglio.
I rimanenti 4, non ancora nominati.
3) 9 Dignitari presso il G. Capitolo Generale (nominati per 7 anni)
Massena, Maresciallo dell'Impero francese.
Maret, Ministro e Segr. di Stato dell'Impero francese.
Testi, Consultore dello Stato.
Caprara, Consultore dello Stato, Gr. Scudiero.
Balathier, Sotto Isp. delle Riviste (in seguito Gen. di Brigata).
I rimanenti 4, non ancora nominati.
4) 28 G. Ufficiali «in esercizio» della G. Loggia Generale Simbolica
Rappres. del G.M., non ancora nominato. Vice Presidente, non ancora nominato.
1° S., Teodoro Lechi, Col. della Guardia R.le a piedi.
2° S., Smancini, Ex-Ministro della Giustizia.
Oratore, Gasparinetti, Capitano di Cavalleria.
Segr. ed Archivista, C. J. Borghi, 1° Segr. del Ministero degli Esteri. Guarda Sigilli, non ancora nominato.
Primo Esperto, Dembrowski, Vice Comandante, Capo Stato Maggiore.
Ceremoniere, Angelo Lechi, Vice Comandante, Scudiero.
Elemosiniere, Colombo, Possidente.
18 Esperti:
Julhien, Generale di Brigata.
Loisellet, Agente Capo dei Trasporti militari.
P. Castiglioni, Capitano di Polizia.
Onofrio, Ten. Col. dello Stato Maggiore.
Lodigiani, Capo Contabile del Ministero degli Esteri.
Rossi, Ten. Col.
G. B. Agnelli, Tipografo.
Bouchia, Capitano di Cavalleria.
Giov. Mulazzani, Membro del Collegio dei Possidenti.
Ant. Picinelli, Capo Chirurgo dell'Ospedale di Bergamo.
Giacomo Schioppo, Possidente [Verona].
Oczescalki, Capitano di Fanteria [polacca].
Caracciolo, Col. del Reg. Rle Cacciatori a cavallo.
Mahou, «Chargé des Recouv.» delle Poste francesi.
Antoine Fè, Possidente [il nome è cancellato].
Galleari, Capitano, Agg. allo Stato Maggiore.
I rimanenti 3 non ancora nominati.
Dei 5 Esperti Agg. (non compresi negli 81) erano stati nominati:
Lancetti, Capo degli Archivi del Ministero di Guerra.
Locatelli, Commissario di Guerra.
5) 28 G. Ufficiali «in esercizio» del G. Capitolo Generale
Rappres. del G. M., non ancora nominato.
Vice Presidente, Corner, nobile veneziano, Elettore d. Cons. dei Possidenti.
1° S., Mazzucchelli, Vice Comandante.
2° S., Cartier, Direttore delle Poste francesi [a Milano].
Oratore, Rangone, Legislatore.
Segretario, non ancora nominato.
Guarda Sigilli, Appiani, Pittore di Sua Maestà l'Imperatore e Re.
Archivista, S. Paul Vidal, Possidente.
1° Esperto, Francesco Manni, Possidente.
Ceremoniere, Ottavi, Generale di Brigata.
2° Ceremoniere, non ancora nominato.
Porta Stendardo, Giacomo Lechi, Legislatore.
Porta Spada, Lanfranchi, Ten. Col., Aide de Campo
Guardia interno, Piantanida, Archivista del Ministero della Giustizia.
4 Araldi d'Armi:
Salvatory, Cap., Agg. allo Stato Magg., Aide de Campo
Rougero, Sotto Ispettore delle Riviste.
Omodeo, Capitano, Aide de Campo
il quarto non ancora nominato.
10 Esperti:
Dombrowski, Generale di Divisione.
J. Ambrosioni, Possidente.
Mesny, Pagatore Generale dell'Armata in Italia.
Tordorò, Commissaire ordonnateur [?]**.
Ghislanzoni, Capitano di Fanteria.
Mazzuchelli, Col. d'Artiglieria.
Pietrowski, Cap. di Fanteria [polacca].
Luigi Caldarini, Amministr. degli Ospedali Militari.
I rimanenti 2 non ancora nominati.
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Infine, alla G. L. Generale d'Amministrazione (non facente parte del Corpo Legislativo e sotto gli ordini diretti del S.C.) erano stati nominati (22-6-1805) 21 Fratelli, tutti compresi anche in uno dei 5 gruppi qui sopra.
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Il 20 giugno 1805 il G. Oriente (ossia «G. Loggia Scozzese, secondo il Rito antico ed accettato, e de' Riti riuniti») tenne la sua prima seduta ufficiale, ma dal verbale risulta che fu una mescolanza di lavori del S.C., del G.O., della G. L. Gen. Simbolica e del G. Cap. Gen. Presidente era il Luogotenente G. C. Calepio e furono presenti i Venerabili e Sorveglianti delle seguenti Logge lombarde, convocate per l'occasione:
Reale Napoleone, Milano
Reale Giuseppina, Milano
L'Eugenio, Milano
L'Heureuse Rencontre, Milano
La Concordia, Milano
Dell'Unione, Bergamo [errato: deve essere La Riunione].
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Il Fr. Calepio, dopo aver annunciato la creazione del Supremo Consiglio, proseguì con l'installazione dei dignitari del G. Oriente e del G. Cap. Gen., e l'assemblea nominò poi il Fr. Caldarini, quale G. Segr. pro tempore, ed il Fr. S. Paul Vidal, quale Oratore pro tempore. Quest'ultimo propose di «tirare un triplice houzé per Sua Maestà l'Imperatore e Re, come F.: e protettore del nostro Ordine» e continuò con il seguente discorso, tipico dell'indole della Massoneria dell'epoca:
«E grazie omai ti si rendano da' più sublimi fra i nostri numeri misteriosi. Oh NAPOLEONE! la tua filosofia ci guarentisce il tollerantismo della nostra naturale e divina religione; e questo sublime pensiero, per cui tu rendi al popolo Massonico la sua antica esistenza, ti assicurerà la sua riconoscenza nel suo sacro Culto; ed egli farà voti all'Ente Supremo, affinché conservi per sempre alla G:. Famiglia una vita sì preziosa. Noi osiamo intanto esporre a' tuoi piedi gli omaggi di questo nascente Atelier, dachè per mezzo tuo il fiore degli Operanti finora dispersi ha ripigliato con confidenza i loro utili travaglj. Essi non vedono in te che il Padre e l'Amico de' Massoni, essendo ciascheduno di noi altamente compreso da' tuoi eccelsi benefizj; e rendendoci ognor degni di te, tu non troverai in noi che sudditi fedeli, i quali saranno sempre ed in tutto consecrati alla tua Augusta Persona».
Il verbale afferma che:
«Il più vivo entusiasmo si è spiegato su le Colonne, e ciascuno de' Membri si è per alcuni momenti abbandonato alle più espressive acclamazioni di houzé NAPOLEONE!, viva! il nostro F.: il G:. NAPOLEONE!».
Quando i Fratelli si furono ripresi dalla loro manifesta commozione, venne introdotto nel Tempio, con molte cerimonie, il G. Maestro Giuseppe Lechi del «G. Oriente stabilito appresso la Divisione dell'Armata d'Italia nel Regno di Napoli», accompagnato dal G.M. Agg. Balathier e da altri Fratelli del suo seguito. Può sembrare strana l'esistenza di un Grande Oriente con questo nome, in un reame dove la Massoneria era proibita e perseguita ma, come abbiamo visto (p. 160 n. 3, 1977), in quel momento Re Ferdinando di Napoli aveva dovuto accettare delle guarnigioni militari francesi nell'Abruzzo ed a Taranto. Il G. Oriente in questione era infatti nato in seno alla Divisione di occupazione.
Il G. Maestro Lechi annunciò poi il desiderio del suo G. Oriente di essere incorporato nel G. O. d'Italia. La proposta commosse ancora una volta le colonne e l'incarico di compilare il trattato d'Unione fu dato ai Fratelli Lechi e S. Paul Vidal.
Il verbale della seduta è firmato Calepio e Corner, mentre la copia stampata a nostra disposizione, contiene anche le firme (autografe) di S. Paul Vidal e Calderini.
Fu stampata una Circolare, bilingue come al solito, ed anch'essa datata il 20 giugno 1805, data che è aggiunta a mano su tutte le copie (1a). Nel testo, il G. O. d'Italia invita tutte le Logge ad unirsi alla «G. Loggia Gen. di tutti i Riti in Italia, che, prendendo per modello li GG.: OO.: stranieri [!], gareggierà in gloria con essi loro. Un nuovo Governo civile ci presagisce l'avvenire il più bello; imitiamo i F.: Muratori Francesi, mettiamo i nostri Templi sotto la sua immediata protezione, e fastosi per la tolleranza accordata dal Grande Napoleone, facciamo, che i fratelli dell'Ordine, qualunque siasi lo spazio da essi occupato, componghino una sola famiglia».
I firmatari sono G. Lechi, Calepio, Corner, S. Paul Vidal (quest'ultimo autografo sulla copia stampata).
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Appare chiaro che la velocità con la quale le varie assemblee prendevano decisioni era principalmente dovuta alla struttura verticale del G. Oriente ed alla scelta di componenti adatti. È evidente che la fusione fra il G. O. d'Italia e quello di «Napoli» era stata decisa in precedenza ed infatti, il 22 giugno 1805, cioè 2 giorni dopo la seduta del G. O. sopraccitata, il trattato (lf) venne firmato da S. Paul Vidal, Giuseppe Lechi, Calepio, Balathier, Marco Alessandri, Corner, Cartier e Giuseppe Ambrosioni. Con l'accordo Lechi e Balathier rinunciarono alle cariche di G. Maestro e G. M. Agg. ed, in cambio, furono elevati al grado 32 del R.S.A.A. Vari altri G. Ufficiali dell'ex G. O. di Napoli (Onofrio, Rossi, Bouchia, Ghislanzoni, Oczecalki, Pietrowski ecc.) vennero anche loro promossi di grado ed inseriti in varie cariche del G. O. d'Italia.
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Riportiamo ora il Tableau ufficiale delle Logge alla dipendenza del G. O. d'Italia, incluse le zone occupate del Regno di Napoli, in data 22 giugno 1805 (1e).
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Or.: di Milano, L.: Royale Napoléone, Venerabile Calepio, M.: V.: Agg.: Agnelli.
Or.: di Milano, L.: Royale Josephine, Venerabile S. Paul Vidal, M.: V.: Agg. Appiani.
Or.: di Milano, L.: L'Eugène, Venerabile Alessandri, M.: V.: Agg.: Lodigiani.
Or.: di Milano, L.: L'Heureuse Rencontre, Venerabile Colombo, M.: V.: Agg. Lancetti.
Or.: di Milano, L.: La Concordia, Venerabile Tordorò, M.: V.: Agg. Borghi.
Or.: di Bergamo, L.: La Réunion, Venerabile Ambrosioni, M.: V.: Agg. Locatelli.
Or.: di Verona, L.: L'O.: de l'Arene, Venerabile Schioppo, M.: V.: Agg. Corner.
Or.: di Taranto, L.: L'Amica dell'Uomo, Venerabile La Gioia, M.: V.: Agg. Rossy.
Or.: di Verona, L.: L'O.: de l'Arene, Venerabile Schioppo, M.: V.: Agg. Corner
4me demi-B.de de ligne Roy.: de Nap.:, L.: La Provvidenza, Venerabile Ferrà, M.: Ven.: Agg.: Bouchia
2me demi-B.de de ligne Roy.: de Nap.:, L.: La Primogenita, Venerabile Rossi, M.: Ven.: Agg.: Salvatory
1re demi B.de Polon.: Roy.: de Nap.:, L:. L'Unione, Venerabile Grabinsky, M.: Ven.: Agg.: Pietrowsky
5me demi-B.de Roy.: de Nap.:, La Filantropia, Venerabile Jovy, M.:Vae.: Agg.: Lanfranchi
Royal Chasseurs a Cheval Roy.: d'Italia, L.: Le Mars d'Italie, Venerabile Caracciolo, M.: Ven.: Agg.: (?)
In questo elenco è interessante notare l'assenza della Loggia che, secondo Dolce, si chiamava I Fratelli Uniti (cfr. p. 217). Appaiono la Loggia L'Heureuse Rencontre e la vecchia Concordia. Pare che il Fr. Appiani abbia lasciato la sua Loggia originale (La Concordia), per diventare M. V. Agg. della nuova Loggia Reale Giuseppina. Visto che il figliastro di Napoleone fu nominato Vicerè soltanto nel marzo 1805, la Loggia L'Eugenio deve essere stata nuova di zecca. In base a questi ed altri indizi, azzardiamo l'ipotesi che alcune di queste 5 Logge milanesi furono create, o risuscitate, in fretta e furia, per l'occasione della prima riunione del G. O. d'Italia sopraccitata (20 giugno 1805). Inoltre, dal tono della Circolare (la) si potrebbe dedurre che in quel momento esistevano altre Logge lombarde, le quali non avevano, però, ancora ascoltato la «voce del padrone». Infatti, esistevano delle Logge a Cremona e Mantova.
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A questo punto il lettore avrà notato una serie di anacronismi nelle date dei vari stampati, finora discussi ed, in conseguenza, si potrebbe mettere in dubbio persino la data di nascita del R.S.A.A. in Italia. Sorgerebbe quasi il sospetto di una voluta mistificazione, se non mancasse ogni apparente ragione per una tale «falsificazione» della storia (*L).
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Come abbiamo visto (p. 158 n. 3, 1977), l'accordo, in Francia, fra R.S.A.A. e G.O. de France fu abrogato nel settembre 1805, per cui ogni rito andava per proprio conto, anche se Cambacérès assommava le cariche di S.G.C. del R.S.A.A. e G.M. Agg. del G.O.
L'effetto di questa rottura fu sentito in misura molto minore in Italia, dove il R.S.A.A. continuava ad essere il Rito principale. Il 25 maggio 1807 (1806?) (*M) il G.O. d'Italia approvò i nuovi «Statuti Generali della Franca-Massoneria in Italia» (2), preparati e compilati da una apposita commissione. Il tono è molto meno perentorio di un anno addietro ed il documento asserisce: «Ancorché il Rito adottato dal G.: O.: d'Italia sia lo Scozzese antico ed accettato, ogni Loggia è in libertà di professare il Rito, che avranno adottato i di lei Membri, e di domandarne gli analoghi Rituali, e discipline particolari allo stesso G.: O.:, il quale perciò ammette nel suo seno i Membri di qualunque Rito riconosciuto, onde provvedere egualmente ai bisogni di tutti». Per il resto, il libretto (150 pagine), questa volta soltanto in lingua italiana, è molto interessante, soprattutto perché descrive in grande dettaglio le funzioni, i doveri ed il vestiario di ogni dignitario, e la disposizione del Tempio, non solo nel R.S.A.A., ma anche nel Rito Moderno. Si legge, per es., che le posizioni dei Sorveglianti nel R.S.A.A. erano nel S. Ovest e N. Ovest, come si usa ancora oggi nelle Logge olandesi (ed in Scozia, nella sola Loggia di Canongate Kilwinning).
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Gli Statuti sono «collazionati sulla minuta» e firmati da:
G. Gambini, Oratore della G. Loggia Generale Simbolica
C. J. Borghi, Oratore della G. Loggia di amministrazione
F. Salfi, Oratore del G. Capitolo Generale Calepio, G. M. Agg. (del G.O.)
Piantanida, Guarda Sigilli (del G.O.)
Bilotti, Segr. Agg. (del G.O.)
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Il 19 marzo 1807 la Loggia Reale Gioseffina celebrò la sua festa onomastica (7), sotto la regia del Venerabile Franco Salfi ed in presenza di molte autorità, fra le quali i Fratelli Luosi (ministro di Giustizia), Di Breme (ministro dell'interno) e Degrasse-Tilly. Inoltre vi furono i rappresentanti delle Logge milanesi: Rle Eugenio (Ven. Pelegatti), Rle. Augusta (Ven. Zorzi), Imp. Carolina (Ven. Martinengo) e della Loggia bresciana Amalia Augusta, installata l'11 febbraio 1807 (6).
È interessante notare che, a meno di due anni di distanza dalla creazione del G. Oriente (5 marzo 1805) non si parla più delle Logge: Napoleone, La Concordia e L'Heureuse Rencontre (la quale avrà cambiato il suo nome). La nuova Loggia, Rle. Augusta (forse era questa l'ex Heureuse Rencontre), era l'unica Loggia milanese che lavorava secondo il Rito Moderno.
Per l'occasione della festa summenzionata, il Tempio era riccamente decorato e «le Colonne, fra il suono de' militari stromenti ed il giuoco delle batterie non avvicendarono mai con più di espressione e di accordo i loro Viva ed Heuzé...». Dopo l'iniziazione di alcuni profani, ed un indirizzo del Fr. Oratore Romagnosi, la Fratellanza giunse alla «Gran Sala destinata ai lavori della Masticazione». Anche questa sala, che doveva rappresentare «L'Antro di Mitra» [!], era ornata, ovviamente senza risparmio di danaro, con statue, colonnette, stelle e ghirlande. All'Oriente, sotto un magnifico baldacchino, ergeva il busto dell'Imperatrice, al quale, in seguito, furono presentate delle corone di rose e mirto. All'Occidente si ascendeva, per 5 gradini d'oro,ad uno splendido Trono, sopra un architrave azzurro, sostenuto da quattro colonne di granito. Sull'ultimo ripiano risiedeva un ... Ariete [!] e sopra un altare era sospesa la Spada Mitriaca a doppio taglio. Il tutto era ornato con festoni, fiori, candelabri e profumiere (quest'ultime probabilmente indispensabili, a causa della presenza del montone). Anche le altre pareti erano festosamente decorate.
Un breve catechismo ci informa che l'assemblea era ivi raccolta per «ammirare ed imitare le opere meravigliose del G.A.D.U.». Inoltre impariamo che l'elemento che rianima «l'Albero della vita, con i 12 Frutti del bene e del male», è il sangue dell'Ariete.
Ad un certo punto della festa, la masticazione venne interrotta e, mentre fino a quel punto la cerimonia aveva già di gran lungo oltrepassato il confine dell'assurdo, in seguito i procedimenti divennero decisamente sconcertanti. Dopo una pia preghiera al «Gran Nume», il Fr. Terribile, prese la Spada Mitriaca, ... trafisse il montone, fece raccogliere il sangue e le «membre divise», facendone quindi parte al Venerabile ed ai Sorveglianti. Frattanto, i Fratelli «caricarono a ribocco i cannoni, e colle bandiere spiegate e fra il rimbombo delle batterie, ed il suono de' militari stromenti, si ristorarono le forze degli operai applaudendo al G.A.D.U ». «Si ripiglia la Masticazione».
Per la verità, secondo la liturgia di Mitra, ci sarebbe voluto il sacrificio di un toro ma, forse, il «regista» cosentino vi rinunciò, per evitare che la sala si trasformasse in un vero mattatoio.
La serata si concluse in allegria, e non fu dimenticata la lettura di varie poesie dei Fratelli Ceroni, Pola e Gasparinetti (i quali, peraltro, non appartenevano alla L. Rle. Gioseffina). La musica era composta dall'abile Fr. di Talento Ferdinando Orlandi.
L'indirizzo postale della Loggia era (in codice indecifrabile!):
Al Sig. Regio Ormil
Contrada S. Pietro all'Orto N° 892
Milano.
Il Tempio, locato in questa «contrada» (nel centro di Milano) fu usato anche dalla Loggia Rle.
Eugenio e, forse, da tutte le Logge milanesi e dal G. O. stesso. L'indirizzo del G. Oriente era:
Monsieur Cartier
Directeur des Postes Françaises
Milan.
(P. Rem. à Monsieur S. Paul Vidal).
Negli anni seguenti si ebbero molte altre feste massoniche, con pretesti diversi ma ugualmente futili; con sceneggiature diverse ma ugualmente fastose e costose; con rituali, forse meno disgustosi, ma ugualmente a-massonici. Sembra che la Massoneria, ormai diligente strumento di propaganda per lo Stato francese, potesse disporre di fondi e mezzi finanziari quasi illimitati. Lavorando sull'opinione pubblica con spettacoli, fanfare ed ostentazioni, si cercava di vincere la resistenza di quegli scettici che, per la verità, si erano sentiti abbastanza bene sotto l'efficiente burocrazia austriaca. Molti vedevano di malocchio il continuo dissanguamento delle risorse lombarde, per finanziare le campagne militari francesi. E molti protestavano (invano) contro le continue rapine organizzate nei musei italiani, per trasferire le migliori opere d'arte a Parigi. Inoltre, molti consideravano la Massoneria, non del tutto senza ragione, come un sodalizio di buontemponi, opinione che pare sia stata condivisa dallo stesso G. Maestro/Vicerè, il quale, del resto, non ha mai partecipato ai lavori massonici.
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Senza dubbio, parecchi Fratelli erano entrati in Massoneria per motivi di convenienza e per poter sedersi accanto a delle persone influenti. Basta pensare che le Logge erano frequentate dal ministro degli Esteri (Marescalchi), dal ministro degli Interni (Di Breme), dal ministro di Giustizia (Luosi), dal Direttore Generale della Polizia (Mosca), dal Presidente della Corte di Giustizia (Luini), da un Giudice della Corte di Cassazione (Pelegatti), dai Generali Giuseppe Lechi, Teodoro Lechi, Balathier, Pietro Viani e Luigi Mazzuchelli. Per altri si offriva la possibilità di elevarsi, in apparenza, al di sopra della naturale mediocrità, mediante altisonanti titoli massonici e grembiuli riccamente decorati. Bisognava «bazzicare e fare i bacchettoni» come facevano i Fratelli Marescalchi e Vincenzo Monti, sempre pronti a cambiare bandiera.
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Dobbiamo, però, rendere giustizia alla sincerità di molti altri Fratelli, i quali difendevano la Francia, anche quando la sorte non le sorrideva più. In questa categoria vi erano idealisti come Franco Salfi, i valorosi soldati Lechi di Brescia, il giurista Romagnosi, il pittore Andrea Appiani, il poeta Giuseppe Ceroni e molti altri. Essi credevano che la Muratoria e la Francia, potevano condurre l'Italia a tempi migliori ed, infatti, l'industria lombarda fioriva, mentre ancora oggi, Milano può mostrare vari esempi della architettura monumentale napoleonica, come l'Arco della Pace ed il Foro Bonaparte (opera del Fr. Giovanni Antolini). Dopo Parigi, Milano era diventata la città più importante d'Europa. Ed il Codice Civile napoleonico era senza dubbio un passo avanti nella filosofia giuridica (*N).
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Dai Fratelli idealisti, il Grande Corso era considerato un mezzo, ma non un fine e Salfi, 1'ardente repubblicano, non esitava a criticare varie decisioni imperiali, che danneggiavano l'Italia.
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Ovviamente, la Massoneria italiana era stata profondamente politicizzata ed allontanata sempre di più dai concetti puri dell'Arte. Osiamo dire addirittura, che, in quel senso, non si trattava di Massoneria.
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Delle varie altre celebrazioni spettacolari, di cui, nella bibliografia in Appendice, il lettore interessato trova un elenco più completo, ne menzioneremo ancora due.
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Il 27 dicembre 1808 ci fu una ennesima seduta del G. Oriente, in occasione della festa per la celebrazione del Trattato di Affigliazione ed Amicizia tra il G.O. d'Italia ed il G. O. di Francia, firmato «ne' scorsi mesi» (20). Potrebbe sembrare un trattato di poca importanza, ma la decorazione del Tempio fu egualmente fastosa e questa volta basata sull'Apocalisse (!). Citiamo il verbale:
«Il Tempio era straordinariamente adorno, ed illuminato.
«Al di sopra del Trono splendeva un Delta rappresentato da una maestosa effigie d'uomo, circondata da nuvole folgoreggianti, dalle quali sortivano sette trombe. Un'iride campeggiava nella parte inferiore del campo nuvoloso. All'intorno del Delta vedevansi le teste del leone, del vitello, dell'aquila con ale azzurre ed occhiute, e dell'uomo. Sette lampade di fino metallo pendevano a conveniente altezza, e distanza dinanzi al Delta.
«Altre mistiche figure splendevano in mezzo ai due principali intercolonnj del Tempio. Nell'una si vedevano i quattro cavalli dell'apocalisse, cioè il bianco montato da un cavaliere con arco ed una corona nelle mani: il rosso con cavaliere avente una spada imbrandita: il nero con cavaliere che tiene una bilancia in bilico: e il cavallo pallido e scarno montato dalla morte.
«Ornavano i secondi intercolonnj altre figure del pari simboliche, e risplendenti: una di esse rappresentava una quantità d'uomini uccisi: un'altra raffigurava il firmamento col sole oscurato, la luna sanguigna e le stelle cadenti: ed una terza rappresentante le sette trombe, fra un cielo tempestoso, e fra nuvole, che vomitano pioggia di fuoco, dal quale è incenerito il mondo».
I rappresentanti del G.O. di Francia erano i Fratelli de la Tour d'Auvergne e de Haupt, membri del S.C. francese, i quali, prima della costituzione del R.S.A.A. in Francia, erano stati, rispettivamente, Venerabile ed Oratore della Loggia parigina S. Alexandre d'Ecosse (ved. p. 158 n. 3, 1977).
Durante la seduta ci fu il solito fiume di belle parole e vari Fratelli si erano trasformati in poeti eloquentissimi. Interessante notare che i versi furono cantati e che, in alcuni casi, la musica era del ventiseienne Fr. Nicolò Paganini, il quale dirigeva la «Colonna Armonica» di persona. Purtroppo, pare che fu considerato importante soltanto la stampa dei versi, assai banali, e non della partitura.
Prima di continuare i lavori nella «Gran Sala di Masticazione» (mentre la Colonna Armonica «intonò una lieta sinfonia») il Presidente Smancini fece distribuire delle medaglie commemorative d'oro, di argento e di bronzo (secondo lo status del ricevente, probabilmente in omaggio all'uguaglianza).
Inoltre, il G. Oriente decise la «dotazione di due oneste fanciulle prossime a maritarsi, la quale è stabilita a lire cento italiane cadauna» (le fanciulle fortunate erano Ester Cattarea e Giuseppa Casteni).
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Sul Quadro del G.O. d'Italia per l'anno 1808 (17) figurano le seguenti Logge nel Regno, il quale, frattanto, si era ingrandito con il Veneto e la Dalmazia (1805) e con le Marche (1808). Tutte queste Logge appartenevano al RSAA, ad eccezione delle LL. di Cremona e Lodi, e della L. Rle. Augusta di Milano, che lavoravano secondo il Rito Moderno.
Nella seduta del G.O. sopraccitata (27 dic. 1808), il G. Oratore Vincenzo Lancetti accenna ad alcune altre Logge, in quel momento costituite od in istanza, nelle seguenti città: Fermo, Belluno, Ferrara, Sebenico, Spalato e Venezia (secondo (21) la terza Loggia veneziana si chiamava L'Unione). Altre Logge militari erano la L. Marte Ibero e la L. La Fedeltà, mentre varie Logge ambulanti, menzionate in precedenza, probabilmente non erano più di stanza nel Regno d'Italia. Furono costituiti nuovi Capitoli a Bergamo, Bologna, Treviso ecc.
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Colpisce il fatto che non abbiamo trovato nessuna notizia ufficiale concernente l'attività massonica a Pavia.
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Il 13 giugno 1811 (*O) il G. Oriente si riunì per una celebrazione che, in splendore, superò tutto quello visto finora e che oggi sarebbe costato parecchi milioni. L'occasione era la nascita del primogenito di Napoleone, battezzato Francesco Giuseppe Carlo e subito nominato Re di Roma. La Massoneria si era affrettata ad adottarlo come «Luweton» (ulivello).
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Il verbale di questa festa ci da un'idea della disposizione della casa massonica, con i suoi vestiboli, Tempio e «Gran Sala di Masticazione». Questa volta il tema nel Tempio era il culto di Iside, Osiride ed Oro, mentre quello della Sala di Masticazione era basato sui misteri di Bacco [!]. Il rituale e la poesia erano del Fr. Franco Salfi (ancora Venerabile della L. Rle. Gioseffina), il quale teneva anche il maglietto. Per una descrizione dell'incredibile sceneggiatura, citiamo il testo originale:
«Diversi vasi lustrali e tripodi e profumiere ornavano la balaustrata dello scalone; e lungo le pareti delle tre andate s'innalzavano alcuni trofei militari, accompagnati da festoni e ghirlande, che ricordavano a chi saliva nel Tempio le imprese e le glorie di NAPOLEONE.
«Al sommo della prima gran porta erano inscritte queste parole di colore oscuro:
PROCUL O, PROCUL ESTE, PROFANI.
E tre Custodi armati ne guardavano gelosamente l'ingresso. Era questo come il primo Vestibolo, in cui si radunavano tutt'i MM.:, che pe' loro gradi e per le loro dignità vi potevano essere ammessi.
«Quindi si passava al secondo Vestibolo, su la cui porta ornata di varj segnali di giubbilo, si leggeva l'epigrafe:
ASPICE, VENTURO LÆTENTUR UT OMNIA SÆCLO.
Al di dentro tutte le pareti erano riccamente tapezzate. Dirimpetto all'entrata si erigeva un gran padiglione, intorno al quale preparate, come ad uso di trionfo, sventolavano le varie bandiere delle rispettive LL.: sorelle, che tutte facevano corteggio a quella, che primeggiava, del G.: O.: d'Italia. Sul basamento, decorato analogamente, stavano pur collocati alcuni istromenti masson.: allusivi a' trav.: del giorno; e fra questi si distinguevano due Tav.: di bronzo, le quali erano intitolate in cifre masson.:, l'una:
CODICE DELLA MASSONERIA
e l'altra:
UOMO, NATURA, DIO.
«Il terzo Vestibolo era tutto all'intorno guernito di festoni, che in varj modi conspiranti fra loro mettevano leggiadramente nell'ingresso del tempio. In fondo s'inalzava una magnifica Orchestra a tre piani, fregiata di varj genj, e di tutt'i simboli delle belle arti, combinate efficacemente per lo miglioramento dell'umanità.
«Dal lacunare pendeva nel mezzo un gran lustro, dal quale cadevano artificiosamente alcune ghirlande di fiori, e nel quale splendevano di vivissima luce 33 stelle.
«Su la parte esteriore della porta del Tempio era esposta in caratteri d'oro l'antichissima inscrizione, conservataci in un marmo capuano, la quale annunziava a chi entrasse, il carattere del Tempio, e del rito che vi si doveva celebrare.
TE TIBI
UNA, QUÆ ES OMNIA,
DEA ISIS.
«Tutto rispondeva armonicamente a questo annunzio nell'interno del Tempio. Esso era ornato con somma intelligenza di varj emblemi e geroglifici egiziani allusivi alla nascita di Oro, figlio d'Iside e di Osiride, che comprendono ed esprimono le forze primordiali della natura, ossia la Triade della natura universale. E perciò l'oggetto principale, a cui tutte conspirassero le decorazioni del Tempio, si era la triplice immagine d'Iside, di Osiride e di Oro, estratta da un manuscritto del signor Peiresc, e riportata dal Montfaucon, e quindi assai meglio esposta dal Winkelmann. Essa rappresentava un gruppo di tre grandi statue di oro, dipinte a lume trasparente; e collocate trionfalmente sopra un maestoso architrave, sostenuto da' due gran Pilastri, che guardano l'ingresso, e che formavano come una spezie di Peristilio. In alto dall'uno e dall'altro lato delle statue due vasi di stile egizio mandavano una fiamma vivissima: avanti il piedestallo de' Pilastri vi erano due altari di forma triangolare ad uso di profumi e d'altri olocausti incruenti: ed a piè del gruppo effigiato era inscritta a caratteri di luce la insigne inscrizione, adoperata nel Tempio di Sai, e tramandataci da Plutarco, il quale paragonava l'Iside egizia con la greca Minerva.
SUM QUIDQUID FUIT, EST ET ERIT,
NEMOQUE MORTALIUM MIHI ADHUC
VELUM DETRAXIT.
«Tutto il resto delle decorazioni faceva il più bello accordo con la figura predominante. Negli intercolunnj eran frapposti de' cippi rastremati, che sostenevano de' canopi di bronzo dorato, destinati ad uso di profumi, o di lumiere, che nelle tre fonti visibili del piedistallo presentavano effigiate diverse figure egiziane. Là si vedeva Arpocrate, che indice silenzio; qui l'immagine di Api, di Serapide o di Anubi; altrove la Dea sedente sul loto ecc. Fra tutte però si distinguevano le figure della Pompa Isiaca, tratteggiata in un marmo della Villa Medicea di Roma, pubblicato da Kircher e quelle della famosa Mensa Isiaca, illustrata fra gli altri dal Pignorio. In alcuni aspetti laterali si leggevano in scritti piramidalmente alcuni tratti più importanti e più analoghi di que' geroglifici, che ornano l'Obelisco del Circo Massimo, la spiegazione de' quali, comunque tentata da Ermapione, ci è stata conservata da Ammiano Marcellino.
«Da quasi il mezzo delle Col.: sporgevano dei grifi, i quali sostenevano fiaccole triplicate, che riempievano di chiarissima luce l'interno del Tempio.
«Per tutto intorno si vedevano de' festoni variamente intrecciati, i quali ove ondeggianti, ed ove sostenendo delle corone di verdi rami o di fiori, venivano a cadere in varj gruppi ingegnosi presso all'Or.: ed al Peristilio, che gli stava di contro.
«Vestiti di stoffa di velluto cremisi a doppie frange d'oro erano gli altari del Ven.:, de' Sopr.:, dell'Orat.: e del Segr.:, sopra de' quali si vedevano alternati in bell'ordine de' cestini dorati ripieni di fiori, e de' candelabri ornati di varie figure d'oro e di bronzo, che sostenevano più o meno lumi secondo i numeri convenienti. Un magnifico padiglione dello stesso velluto, trapuntato di stelle, ricco di frange e di fiocchi d'oro, copriva il trono del Ven.:, e sopra di esso sfolgorava maravigliosamente di triplice lume il Delta misterioso.
«Fra tutti questi ornamenti espressivi e concordi si distinguevano all'Est, all'Ovest ed al Sud dietro i troni del Ven.: e de' Sopr.: tre lunghe aste dorate, vestite di nastri e di fiori vaghissimi, le quali verso la parte superiore avevano un medaglione, intorno a cui era appesa una corona, e nel mezzo era inscritto:
ALLO AUGUSTO LUWETON
NAPOLEONE.
«Esse rappresentavano come tre spezie di trofei votivi. Quello dell'Est sosteneva una corona di alloro; quella dell'Ovest, di pioppo e di rovere; e quella del Sud, di gigli e di rose.
«Ma la parte più interessante di quel solenne spettacolo erano certamente i MM.: più insigni per civili e masson.: dignità, i quali decoravano quella generale Assemblea. Occupavano l'Or.: secondo i loro gradi i GG.: Dign.:, i GG.: Conservatori ed Amministratori dell'Ordine Masson.: nel Regno d'Italia, i SS.: PP.: del 32, e gl'Insp.: del 31, fra' quali si distinguevano i RR.: e SS.: FF.: Luosi Gran Giudice Ministro della Giustizia, Di Breme Presidente del Senato, Luini Consigliere di Stato, e primo presidente della Corte di Giustizia, Lechi Teodoro Generale, Pelegatti Giudice della Corte di Cassazione, Viani Generale, ec. ec.
«Tutti gli altri membri del G.: O.: d'Italia e i Rappr.: delle LL\.:e CC.: ricoprivano gli scanni delle Col:. dell'Ovest e del Sud.
«La sala destinata a' trav.: della mast.: era di una foggia nuova e magnifica. Colossali cariatidi di bronzo ne sostenevano l'architrave; ed otto porte dello stesso metallo erano praticate nel gran basamento e nello zoccolo. Il carattere grave era combinato maravigliosamente con l'elegante.
«Al di sopra dello zoccolo superiore la gran sala era tutta scoperta, ed il cielo azzurro e stellato ne formava la volta.
«Le porte, l'architrave, il fregio, erano tutti ornati di bellissimi gruppi allusivi alle Orgie di Bacco. Si distinguevano principalmente la serie dei bassorilievi collocati fra le cariatidi, ed esprimenti la pompa di Bacco, i sacrificj che gli si offrono, e le cerimonie misteriose de' Baccanali, quali si trovano tratteggiate dal Montfaucon.
«Di rincontro all'O.: si vedeva, come una spezie di apoteosi, ascendere in alto un gruppo di nuvole variamente colorate dalla combinazione dei raggi di luce variamente riflessi e rifratti. Una grande aquila sorvolava a traverso di questa, sostenendo su le sue ali ampie ed infaticabili una culla dorata, in forma di cista mistica, ed attorniata dallo zodiaco. La culla era guardata dalla Sapienza, dalla Forza e dalla Bellezza, divinizzate sotto l'immagine di Minerva armata di asta, di Ercole munito di clava, e di Venere spartana. Accanto alle rispettive Divinità stavano una civetta e due colombe, che col becco tenevano l'una l'ulivo, e le altre un serto di mirto e di rose. La culla era mezzo coperta dalla pelle di leone, ch'Ercole stesso vi avea deposto, e dall'alto delle nuvole brillava un'Iride maravigliosa annunziatrice di serenità e di pace.
«All'O.: compariva il trono, a cui soprastava un gran padiglione di color cilestro guernito di oro, sotto del quale erano sospese tre corone, consecrate alla Pietà del Principe Luweton.
«Secondo la forma della sala era pur disposta la mensa; e nel mezzo di questa vi era ancor l'altra, destinata alla Col.: Arm.: A' quattro angoli della mensa esteriore s'innalzavano quattro gran candelabri dorati, forniti ciascuno di 81 fiaccole; e fra l'uno e l'altro di questi si avvicendavano dei candelabri minori, e de' vasi dorati ripieni di fiori».
Non riteniamo necessario descrivere la cerimonia stessa, che si svolse con il solito slancio. Basta rilevare che, in quell'anno, il Venerabile della L. Rle. Augusta era il Fr. Corvini, della L. Imp. Carolina il Fr. Bellerio (Proc. Generale della Corte di Appello) e della Loggia madre Rle. Gioseffina il Fr. Franco Salfi. Tra i visitatori stranieri si trovò un Fr. Evrard, forse da identificarsi con il Fratello irlandese Col. Francis Everard? (*P).
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Dopo il 1811 gli stampati ufficiali cominciano bruscamente a scarseggiare, fatto spiegabile perché, nel 1812, con la disastrosa campagna in Russia, iniziò il tramonto della stella napoleonica. Dalla Grande Armée, consistente di quasi mezzo milione di uomini, poche migliaia, forse 20.000, raggiunsero i territori tedeschi ma, in quel momento, Napoleone stesso aveva già lasciato le sue truppe per correre a Parigi, dove il Generale Malet aveva tentato un colpo di stato. Il comando fu affidato al (Fr.) Murat, il quale, però, preoccupato per la sorte del suo Regno di Napoli, presto se ne andò lasciando a sua volta il comando al fedele Principe Eugenio. Quest'ultimo rientrò in Italia nel maggio 1813, per organizzare la difesa del Regno, contro un probabile attacco austriaco.
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Frattanto, dei 28.000 soldati italiani partiti per la Russia, soltanto un migliaio era tornato (guidato dal Fr. Generale Teodoro Lechi) ed, in conseguenza, il Vicerè aveva filo da torcere nella ricerca di truppe fresche, per un nuovo esercito. Gli italiani non erano entusiasti di una nuova guerra, il cui esito si profilava decisamente dubbioso.
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Anche nella Massoneria il barometro era sceso bruscamente e moltissimi fratelli non frequentavano più (presumibilmente senza «giustificazione») e preferivano tenersi in disparte, per poter meglio osservare la direzione del vento.
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Ai guai militari del Vicerè, se ne aggiunse un altro. Il 7 agosto 1813, quando si trovò con le sue truppe ad Udine, gli giunse una comunicazione del Prefetto (Fr.) Luini, informandolo che a Bologna e ad Ascoli erano state scoperte delle Vendite di «una società detta Corporazione de' Carbonari», infiltrate dal Regno di Napoli, e che lavoravano con rituali, rassomiglianti a quelli della Massoneria. Eugenio era del parere che, nella circostanza, «les réunions populaires sont celles, qu'il faut le moins permettre» e dava ordini di sorvegliare queste nuove «logge» e di fermare la loro attività.
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Pare che ora anche la Massoneria sia diventata sospetta, e nel settembre 1813 le Logge milanesi dovettero sospendere i loro lavori. Pochi mesi prima, e precisamente il 21 maggio 1813, il Supremo Consiglio del R.S.A.A. era così composto (*Q):
S.G.C\ Principe Eugenio Napoleone, Vicerè.
L.S.G.C\ Pietro Calepio, proprietario, ex Ambasciatore in Ispagna.
G. Oratore: Pietro Moscati, Conte, Pretore del Senato.
G. Segr\ G. B. Costabili Contajni, Conte, possidente, Intendente Gen. d. Beni della corona.
G. Canc\ Carlo Caprara, Conte, Senatore.
G. Tes\ Marco Alessandri, Conte, Senatore.
G. Isp. Gen\ Luca Annibale Locatelli, Capo della 2a Div. del Ministero della guerra.
G. Isp. Gen\ Giovanni Mulazzani, possidente.
G. Isp. Gen\ Giacomo Luini, Conte, Consigliere di Stato, Dir. Gen. della Polizia.
G. Isp. Gen\ Pier Ferrante Piantanida, Dir. Gen. degli Archivi del Ministero di Giustizia.
G.I.G. Onor\ Principe Cambacérès, Arci-cancelliere dell'Impero.
G.I.G. Onor\ Antonio Smancini, Barone, Prefetto del Dipartimento dell'Adige.
G.I.G. Onor\ Pyron.
G.I.G. Onor\ Degrasse-Ti1ly (*R), Aide de Camp del Maresciallo Kellermann («Duc de Dalmatie»).
G.I.G. Onor\ Renier, ex Nobile veneziano.
G.I.G. Onor\ Charles Balathier, Generale di Brigata.
G.I.G. Onor\ Parma, Ispettore delle Riviste Navali.
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Nell'ottobre 1813, Napoleone perse la «battaglia delle nazioni» a Lipsia e, in conseguenza, l'Impero cominciò a crollare. Gli alleati offrirono la Corona del Regno d'Italia a Eugenio, a condizione che abbandonasse Napoleone. La risposta al suocero, Re di Baviera, fu: «Credo che anche Voi preferiate un genero senza corona a un genero senza onore». La situazione militare del Viceré fu ovviamente disperata, soprattutto quando Murat, con 60.000 truppe napoletane, si schierò (temporaneamente) con l'Austria. Il 6 aprile 1814 Napoleone abdicò e fu spedito all'isola d'Elba; il 15 Eugenio concluse un armistizio cogli austriaci, il 20 ci fu la rivolta milanese e l'assassinio del ministro Prina e, infine, il 27 Eugenio lasciò l'Italia per sempre. Si ritirò in Baviera.
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A Milano non si erano mai visti tanti filo-austriaci, anche fra gli ex Massoni. Vincenzo Monti produsse subito delle poesie nelle quali espresse la sua eterna adulazione per la famiglia imperiale viennese. Ferdinando Marescalchi, il generale Mazzuchelli e non pochi altri, continuarono la loro attività nel servizio austriaco. Molti altri, come i fratelli bresciani Lechi, si ritirarono a vita privata, osservando, temporaneamente, una stretta neutralità. Per il momento, la Massoneria era morta ed il popolo, dopo alcuni brontolii, era diventato una massa amorfa sotto il governo austriaco che, per la verità, non era severamente repressivo. Anche durante i successivi «Cento Giorni» francesi, in Italia nessuno apri bocca. Così scrisse Ugo Foscolo, depresso, sprezzante, ma polemico come sempre:
«L'Italia è cadavere, che non va tocco né smosso per non provocare più triste il fetore».
Ovviamente, ci furono delle eccezioni e vari Fratelli, tra cui Franco Salfi, scelsero l'esilio per continuare la loro lotta per un Italia libera.
Morale:
La Massoneria può vivere in pace e sopravvivere, soltanto se si limita strettamente ai propri fini, cioè: il continuo lavoro del Muratore alla propria pietra grezza, il continuo tentativo di conoscere se stesso e la continua ricerca della verità. Questo Fratello, eterno Apprendista, si trova per forza a costituire un elemento più valido per il bene dell'Umanità.
NOTE
(*F) Il rapporto, in lingua tedesca, fu pubblicato nel 1884 negli Steiermärkische Geschichtsblatter. La traduzione del Cipolla apparve nel 1885 nella Rassegna Nazionale («Un documento austriaco sui massoni e sui carbonari»).
(*G) La traduzione del Cipolla dice 1807, quasi certamente per sbaglio, probabilmente a causa del fatto che, nella calligrafia tedesca, la cifra 1 può facilmente essere scambiata per un 7.
(*H) Infatti, dal Calendrier Maçonnique, à l'usage des LL. de la correspondance du G.O. de France, anno 1804, risulta che la L. L'Heureuse Rencontre fu costituita in data 26 dicembre 1801. Era Venerabile: Hocquart, capitaine adjutant à l'état major-général. M.V. Agg. era il Fr. Moreau.
(*I) Il titolo di Gran Ammiraglio sembra strano per questo valoroso generale di Cavalleria. Per quanto ci risulta, il suo unico nesso col mare deve essere stato lo sbarco a Pizzo Calabro nel 1815 (in una barca a remi). D'altra parte, anche nei registri del G.O. di Francia, Murat figura con questa denominazione.
(**) N.d.C.: Tordorò Giovanni (1755-1836). Commissario ordinatore del Regno Italico in Milano, poi nei dipartimenti veneti. Venerabile della L. Concordia all’Or. di Milano (cfr. «Rivista Massonica» 68: 56, 1977).
(* K) Nel Calendrier Maçonnique, anno 1807, figura la L. La Providence, presso il l° Reggimento di Ussari (M.V. Lechi, generale).
(* L) Per complicare la faccenda, negli archivi del R.S.A.A. (Palazzo Giustiniani) si trova un manoscritto, in lingua francese, che il Fr. Manlio Cecovini, ed altri, ritengono essere l'originale atto costitutivo del S.C. italiano, datato... il 16 marzo 1805. Ebbene, osiamo suggerire che il manoscritto non sia l'atto originale, ma una copia, come del resto il Fr. S. Paul Vidal attesta chiaramente sull'ultima pagina del documento stesso.
Fra le due versioni, cioè quella manoscritta e quella stampata, ci sono delle curiose divergenze.
Il verbale manoscritto finisce bruscamente, e senza data. I nomi ed i particolari degli 8 (!) firmatari sono stati aggiunti di pugno dal Fr. S. Paul Vidal. Fra questi due parte del ms è stata inserita, con calligrafia diversa, la brevissima frase (probabilmente per mancanza di spazio): «La 16e du 1e mois 5805. 16 mars 1805». Uno dei membri del S.C. risulta essere un Fr. Guastavillani, mentre il nome del G. Cancelliere è lasciato in bianco.
Nel testo stampato sono state corrette molte imperfezioni di natura linguistica o redazionale, mentre il verbale finisce, per la verità più logicamente, con la frase che abbiamo riportata a p. 219. Risulta G. Cancelliere il Fr. Parma, ed il nome del Fr. Guastavillani è stato sostituito da quello del Fr. Giuseppe Lechi. I firmatari sono 10, essendo stati aggiunti i nomi Felici e Lechi.
Studiando le due versioni con attenzione, si potrebbe quasi arrivare al sospetto che il ms. fosse stato preparato in precedenza, servendo come abbozzo dell'atto da approvare. Nel documento stampato colpisce, invece, soprattutto la presenza del Fr. Lechi, quale membro del S.C. (cioè 33° grado), mentre egli fu elevato al 32° grado soltanto alcuni mesi dopo, col trattato di unione tra il G.O. d'Italia ed il G.O. di «Napoli», il 22 giugno 1805.
E per complicare le cose ulteriormente, in tutte e due le versioni si parla del Re Napoleone, mentre egli fu proclamato Re, soltanto il 18 marzo.
Stranamente, sia il verbale ms. che quello stampato, risultano autenticati («colazionato sulla minuta») dalla firma autografa del Fr. S. Paul Vidal.
Per quanto concerne il Trattato di Unione, dall'Art. IV si può dedurre che, in quel momento, non si sapeva ancora che il Principe Eugenio doveva diventare G.M. e S.G.C. Di conseguenza, la stesura di questo documento deve essere stata eseguita molto prima del 22 giugno 1805 (la data del verbale).
(*M) Dal frontespizio risulta che l'opera fu stampata nell'anno 1806, mentre il testo porta la data 25 maggio 1807.
(*N) Fatto curioso, il Codice fu disponibile anche in rime.
(*O) Nel libretto appaiono due date: 13 giugno e 13 maggio 1811.
(*P) Francis Everard, Capitano nel Reggimento di Fanteria irlandese, al servizio del Re Ferdinando IV, fu uno dei fondatori, e primo Venerabile, della Loggia «inglese» Perfect Union Lodge di Napoli (1768). Fu G.M. Agg. della G. Loggia Provinciale «inglese», sotto il Duca di Sandemetrio. In seguito, nel 1778, fu fondatore (e Venerabile) della English Lodge Nr. 510, di Messina. Nel 1793 il Col. Everard era sull'elenco di sospetti Massoni di Palermo (48).
(*Q) Ci potrebbe meravigliare il numero di nobili in questo elenco. In realtà, per la maggior parte, si tratta di titoli che Napoleone distribuì liberalmente ai suoi fedeli servitori. Molti erano i nuovi Principi, Duchi e Conti.
Un gradino più in basso erano i «Conti del Reame», mentre di Baroni ce ne stavano 13 nella dozzina. In contrasto, il «vero» nobile Renier si fece chiamare ex nobile.
(*R) Nella letteratura il nome Degrasse appare anche come de Grasse, De Grasse o Grasse.
BIBLIOGRAFIA
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Estratto de' Primi Travaglj della Gran Loggia Generale dell'Ordine Rle\ della Franca Massoneria Scozz\ al Rito Antico ed Accettato sotto la denominazione di G\ O\ in Italia. Stamperia del G.O. d'Italia (Milano), 1805, in-8°. Il libro è una raccolta delle seguenti pubblicazioni:
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(1a) Circolare del 20 giugno 5805 (bilingue), pp. 10 non numerate.
-
(1b) Estratto dal G\ Libro d'Architettura de' Primi Travaglj della G\ Loggia Gen\ ... ecc., del 20 giugno 5805, bilingue, pp. 1-32.
-
(1c) Verbale della prima seduta del Supremo Consiglio, il 5 marzo 5805 (atto di costituzione del RSAA e del
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G.O. d'Italia). Bilingue, 1-13.
-
(1d) Della Costituzione Generale dell'Ordine Massonico in Italia. Bilingue, pp. 14-92. (1e) Tableau du G\O\ d'Italie, lingua francese, pp. 93-108.
-
(1f) Trattato di Unione fra il G\ O\ d'Italia che risiede all'O\ di Milano, e il G\ O\ stabilito presso la Divisione dell'Armata del Regno d'Italia, esistente per ora nel Regno di Napoli, bilingue, pp. 16 non numerate.
-
Statuti Generali della Franca-Massoneria in Italia. Stamperia del G.O. d'Italia (Milano), 5806 (5907), lingua italiana, pp. 1-150, in-8° (*M).
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Quadro Massonico de' FF. che compongono la R:.L:. Real Gioseffina, O:. di Milano. S.d. et l., ma Milano ca. 1806, in-8°, pp. 45-56. (Parte di una pubblicazione non identificata).
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Stanze da cantarsi nella pompa funebre del F\ Cartier 1° Sovr. della R\ L\ Reale Gioseffina. S.d. et l., ma Milano 1805 (1806?), pp. 2, in-4°.
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L'Asilo della verità (Vincenzo Monti). Cantata. Celebrandosi l'inaugurazione della R\ L\ Eugenio all'O\ di Milano. Milano 1806, pp. 12, in-8°.
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Installazione costituzionale della R\ L\ Sc\ Reale Amalia Augusta all'O\ di Brescia e consacrazione del Tempio. Brescia 1807, pp. 6, in-8°.
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Festa onomastica celebrata nella R\ L\ Real Gioseffina all'O\ di Milano, S.d. et l., ma Milano 1807, pp. 1-18, in-12°.
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Discorso dell'Oratore (Romagnosi) della R\ L\ Reale Gioseffina all'O\ di Milano per la iniziazione d'un F\ App\ Recitato il 60 giorno del 60 mese dell'anno della V.L. 5807. Milano 1807, pp. 3, in-8°.
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Festa funebre eseguita dalla R\ L\ Reale Augusta all'O\ di Milano pel f\ Roise (caduto nella battaglia di Eylau). Milano 1807, pp. 48, in-8° (con piedilista).
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Funerali celebrati il g\ 15 del 7m\ dell'an\ della V\ L\ 5807 della R\ L\ Imperial Carolina all'O\ di Milano in onore dei suoi defunti fratelli. Tipi del G.O. d'Italia (Milano) 1807, pp. 61, in-16°.
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Raccolta di vari pezzi d'Architettura presentati in diverse occasioni da alcuni membri della Risp\ Log\ La Letizia Or\ di Venezia, L'an\ della V\ L\ 5807. Venezia 1807, pp. 77, in-8° (con piedilista).
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Tavole per la musica da eseguirsi nel g\ 24 del 7m\ 5807 pe' trav\ delle RR\ LL\ Real Gioseffina e Real Eugenio dell'O\ di Milano. S.d. et l., ma Milano 1807, pp. 8, in-8°.
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F. S. SALFI, Iramo, Poemetto, Milano 1807, pp. 85, in-12°.
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Versi da cantarsi nella R:. L:. Reale Augusta all'Or\ di Milano celebrandosi il giorno onomastico, le nozze ed il parto della Regia Intitolatrice nel g\ 23 dell'8\ m\ dell'anno della V\ L\ 5807. Tipi del G.O. d'Italia (Milano) 1808, pp. 8, in-12°.
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Catéchisme des APP\ Catechismo degli A.P.P. L'anno della V\ L\ 5808. Milano, 1808, pp. 11, in-16°.
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Allocuzione pronunciata dal R\ F\ Oratore Luigi Mabil R\ S\ F\ celebrandosi l'Agape di S. Giovanni dalla R\ L\ La Pace all'O\ di Padova nel giorno 11 del mese XII dell'anno della V\ L\ VMDCCCVIII (EV. 1808). Padova, Nicolò Bettoni, 1808, pp. 32, in-8°.
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Quadro del G\ O\ d'Italia. Milano, 1808, pp. 32, in-8°.
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Travagli per la commemorazione di S. Gio:. Battista, celebrati nella R\ L\ R\ Gioseffina all'O\ di Milano. Tipi del G.O., Milano 1808, pp. 38, in-12°.
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Costituzione generale del G\ O\ in Italia. Milano, Tipi del G.O., 1809, pp. 62, in-32°.
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Lavori del G\ O\ d'Italia in assemblea generale in occasione della festa celebrata il giorno 27 del decimo mese dell'anno della V\ L\ 5808 per la reciproca affigliazione ed amicizia tra il G\ O\ di Francia ed il G\ O\ d'Italia. Milano, tipi del G.O., 1809, pp. 56, in-12°.
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Scelta di tav\ mass\ tra vagliate dalla risp\ L\ R\ Amalia Augusta all'Or\ di Brescia negli anni della V\ L\ 5808-5809. Brescia, Bettoni, 1809, pp. 314, in-12°.
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Tavole massoniche di Franco Salfi, Ferdinando Arrivabene, Nicolò Bettoni. Brescia, Bettoni, 1810, pp. 132, in-8°.
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RANGONE G., Orazioni massoniche. Venezia 1810, pp. 291, in-8°.
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Lav\ Masson\ dedicati alla nascita del Re di Roma dal G\ O\ d'Italia, g\ 13 m\ 4 an\ 5811. Milano, Tipi del G.O. (1811), pp. 62, in-12°.
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Estratto di decreto del Sup\ Cons\ del 33 per l'Italia, nella sessione del giorno 11 del 12° m. Milano, 1811, pp. 8, in-12°.
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F. S. SALFI, Della utilità della massoneria. Discorso. Milano, Tipi del G.O. 1811, pp. 77, in-8°.
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F. S. SALFI, Circolare ai MM\ RR\ FF\ per annunziare la morte di Pietro Viani G\ Insp\ Gen\ del 33 e descrizione della cerimonia. Milano, S.d., pp. 3, in-4°.
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Esequie del subl\ F\ N. Corner celebrate nella R\ L\ l'Eugenio Adriatico all'O:. di Venezia. Venezia, s.d., in-8°.
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Versi da cantarsi nel trav\ mass\ del g\ 20 del m\ 4 an\ 5811 consacrato dalla R\ L\ R\ Gioseffina alla nascita del Re di Roma proclamato luweton dal Pot.mo\ G\ O\ d'Italia. Milano, 1812, pp. 4, in-12°.
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LECHI LUIGI, Cantata da rappresentarsi nella R\ L\ R\ Amalia Augusta all'O\ di Brescia in occasione che si celebra il S. Giovanni d'Estate. Brescia, s.d., pp. 8, in-8°.
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Calendrier Maçonnique à l'usage des Loges de la correspondance du G. O. de France (anni 1804-1810).
PARTE TERZA [IN COSTRUZIONE]
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