Massoneria e arte
GREMBIULI ANTICHI CON DECORAZIONI ARTISTICHE.
Il particolare che più colpisce l'immaginario comune dei confratelli massoni, è il grembiule ch'essi indossano, come segno distintivo e simbolo iniziatico della Libera Muratoria nei suoi 3 gradi di capacità, qualità e virtù. Il grembiule d'Arte, dunque, è un elemento storico della tradizione "operativa", che con l'avvento della Massoneria speculativa assunse il valore di simbolo iniziatico. I grembiuli si arricchiscono di svariati simboli e allegorie nei gradi elargiti dai vari Riti.
Artisti tra Squadra e Compasso
L'esoterismo massonico ha visibilmente influenzato la produzione artistica di molti pittori e scultori massoni, tanto all'interno quanto all'esterno dell'Ordine, nelle loro molteplici opere dall'ermetismo delle pitture metafisiche, al surrealismo, al simbolismo, al misticismo, allo storico allegorico, al mitologico.
Fin dalla sua fondazione nel 1717, la Massoneria ha contribuito, attraverso i suoi oggetti rituali, ma anche attraverso l'inclinazione dei suoi membri, alla creazione di opere di grande qualità artistica. Orgogliosi della loro appartenenza alla Massoneria, ma imbarazzati nel mostrarla in apparenza, i Fratelli Massoni hanno oggetti di uso quotidiano (bastoni, tabacchiere, ecc.) realizzati con simboli massonici. All'inizio discreti, persino nascosti, questi vengono visualizzati in modo più visibile man mano che la Massoneria diventa lecita.
Da parte sua, la letteratura storica si sforza di rappresentare gli usi e costumi dell'Ordine, che crea un'iconografia abbondante. Poi vengono i pittori, scultori, incisori e litografi (che possono essere massoni o meno) che rappresentano l'Ordine Massonico, i suoi abiti e le sue misteriose iniziazioni. Questo lavoro mira a presentare un campione di questa magnifica produzione.
In ordine cronologico, alcuni dei nomi più celebri e meno noti.
Louis Fabricius Dubourg o Louis Fabritius du Bourg
E' stato un pittore e un incisore massone olandese.
Nacque ad Amsterdam il 2 luglio 1693 – morì ad Amsterdam il 16 settembre 1775
I suoi genitori Jean du Bourg(h) ed Elisabeth Burlamacchi si sposarono nel 1681.
Louis Fabrice fu battezzato il 5 luglio 1693 nella chiesa vallone.
Fu allievo di Gerard de Lairesse, Gerrit Rademaker e Jacob van Huysum.
Nel 1718 divenne sacrestano di una piccola chiesa sul Kerkstraat.
Dopo aver dipinto diverse belle rappresentazioni, alcune delle quali possono essere viste alla Westerkerk, alla Chiesa Nuova e al municipio di Amsterdam, ha lasciato il pennello per il bulino, ed ha eseguito alcune vignette e altre piccole composizioni e ha anche inciso un certo numero di tavole da i suoi stessi disegni.
Ha collaborato con incisori membri della Stadstekenacademie di Amsterdam , come Jacob Folkema , François Morellon , Cornelis Troost , Simon Fokke , Michiel Elgersma e Pieter Tanjé.
Fu sepolto il 22 settembre 1775 all'Amstelkerk , dove aveva vissuto la maggior parte della sua vita. La sua collezione di quadri e disegni fu venduta all'asta nel 1776.
Suo il disegno della rappresentazione di una riunione massonica "Les Free Massons" (1736). Lo stemma in alto reca il motto francese "Jay [J'ai] bonne cause" ("Ho una buona ragione"). Sir Richard Steele, il drammaturgo e politico irlandese, pubblicò il Tattler and the Spectator, che menzionava più volte i Liberi Muratori. Sono inoltre raffigurati i segni ei simboli di varie logge massoniche.
William Hogarth
Il primo nome celebre in ambito figurativo che gli annali della Libera Muratoria inglese ci tramandano è quello di William Hogarth.
(Londra 10 novembre 1697 - 26 ottobre 1764) E' stato un pittore, incisore e autore di stampe satiriche inglese. Studiò alla scuola d'arte di Sir John Thornill (Primo Gran Sorveglante della Gran Loggia di Londra nel 1728 e celebre pittore, del quale, nel 1729, sposò figlia.
Tra le vrie opere di Hogarth accenniamo a The Sleeping Congregation, che illustra un poco avvincente sermone dello scienziato, religioso e fratello massone John Theophilus Desaguliers dinnanzi ad un uditorio assopito, e Night, di cui parliamo ampiamente più avanti, entrambe si riferiscono caricaturalmente a figure o situazioni massoniche [cfr. K. Harrington: William Hogarth anf "Night" (in The Philalethes, giugno 1986, pp. 4-7, 12). Hogarth agisce in un contesto culturale in cui, con l'affermazione della borghesia e dei valori sociali di buon senso e rispettabilità, gli artisti introducono nei loro quadri un'etica e facilmente identificabile, unita al gusto del racconto e ad un'analisi attenta degli aspetti reali e quotidiani.
La scena della Notte, mostra le caotiche attività che avvengono protette dal buio della notte: in primo piano, un massone ubriaco, riconoscibile dal grembiule e dalla squadra, attributo di ogni Maestro venerabile (Worshipful Master) di una loggia, è aiutato nel rientro a casa dal suo Copritore Esterno (Tyler), mentre il contenuto di un vaso da notte gli viene svuotato in testa. In alcune stampe, alla finestra vi è una donna che guarda in basso verso il massone, suggerendo che l'averlo inzuppato forse non è stato un incidente. Pare che il Maestro venerabile qui raffigurato sia Sir Thomas de Veil, membro della prima confraternita di Hogarth, predecessore di Henry Fielding in qualità di giudice di Bow Street, ed era malvisto a causa delle sue severe sentenze contro i venditori di gin, le quali erano ritenute ipocrite, essendo il giudice un entusiasta bevitore. Nel dipinto di Hogarth, viene sorretto dal suo Guardiano, munito di spada e spegnitoio, in cui si potrebbe riconoscere il Fratello Montgomerie. il Maestro venerabile qui raffigurato era quello della loggia a cui apparteneva Hogarth.
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Autore anonimo.
Assembléee de Francs-macons (circa 1760). Tornata di Liberi Muratori.
Sette Incisioni massoniche (incomplete) [Michel Hennin o Jacques-Philippe Le Bas]
(XVIII secolo).
Dedicato al molto galante, molto sincero e molto veritiero Fratello Profano Léonard Gabanon, Autore del Catechismo dei Liberi Muratori .
Antonio Corradini
(Venezia 19 ottobre 1688 - Napoli 29 giugno 1752)
È stato uno scultore italiano, oggi poco conosciuto, ma considerato all’epoca uno degli artisti italiani più virtuosi al mondo. Nel 1711 iniziò a far parte della tipica arte veneziana dei tagliapietra e già due anni dopo aprì la sua prima bottega. Ritenuto un virtuoso dell’età tardo-barocca. Fin dalle prime opere, Antonio Corradini suscita stupore e ammirazione tra il pubblico di Venezia. La sua capacità di delineare con maestria l’anatomia delle statue attraverso un velo marmoreo lo rende uno degli scultori più originali del barocco in Italia. I suoi lavori uniscono abilità e creatività con il pathos e passano da uno stile barocco al neoclassico, affascinando persino Antonio Canova.
Corradini all’epoca era molto stimato dagli altri artisti. Lo stesso pittore veneziano Antonio Balestra affermò: « Qui in Venezia abbiamo un giovane scultore, che si porta assai bene. Ha fatto una statua d’una Fede col capo e faccia velata, che è una cosa che ha fatto stupire tutta la città».
Ed era molto apprezzato anche all’estero. Durante il suo viaggio in Italia nel 1728, lo storico Barone di Montesquieu scrisse: «Attualmente c’è uno scultore, a Venezia, chiamato Corradino, Veneziano. Egli ha fatto un Adone, che appare una delle cose più belle che si possano vedere. Direste che il marmo sia carne; una delle sue braccia cade senza cura, come se niente la sostenesse».
Nel 1721, Antonio Corradini venne nominato scultore ufficiale della Serenissima.
Attivo oltre che a Venezia, in Austria dove a 43 anni divenne subito l’artista preferito della corte di Vienna, a Roma e infine a Napoli, dove lavorò al servizio di Raimondo di Sangro nel cantiere della cappella Sansevero.
Affiliato alla Loggia napoletana del principe Raimondo di Sangro.
Corradini è principalmente ricordato per la sua maestria nell'esecuzione di figure velate
Claude Joseph Vernet
(Avignone, 14 agosto 1714 – Parigi, 3 dicembre 1789),
È stato un pittore e incisore francese.
Vernet fu iniziato massone, nel 1778, nella loggia massonica più prestigiosa e famosa prima della Rivoluzione, Loge des Neuf Soeurs, (Le nove sorelle, appartenente al Grande Oriente di Francia), che fu fondata da Helvétius e Lalande e accolse sulle sue colonne Voltaire, Benjamin Franklin e tutti coloro, francesi o stranieri, che furono riconosciuti per l'eccellenza del loro lavoro, qualunque fosse il loro campo di attività (Christian Doumergue, Franc-Maçonnerie et histoire de France, Parigi, Ed. de l'Opportun, 2016, p. 115).
Vernet, pittore del Re, si unisce alla Società Olimpica nel 1786. S’innamorò di Roma dove visse agiatamente dal 1734 al 1753 famoso per i suoi dipinti…. paesaggi marini e scene di naufragi.
A Roma trovò ispirazione nell' arte luminosa del 17° secolo, in quella del maestro francese Claude Lorrain e nel lavoro drammatico e pittoresco del 17° secolo del pittore italiano Salvator Rosa. A Roma si sposò e vi rimase per ventidue anni prima di essere richiamato in Francia da Luigi XV. Diderot scrisse dei suoi dipinti nel 1763: “Che cieli! che mare! quale verità ! che magia! che splendore".
Agostino Carlini
(Genova, 1718 – Londra, 16 agosto 1790) è stato uno scultore e pittore italiano, vissuto lungamente in Inghilterra.
Massone, fu membro della loggia Le nove muse n. 325 a Londra.
Agostino Carlini è stato uno scultore italiano e membro fondatore della Royal Academy. Poco si sa della prima infanzia di Carlini. Nato a Genova, in Italia, intorno al 1718, trascorse qualche tempo lavorando per Guglielmo d'Orange all'Aia prima di arrivare in Inghilterra, esponendo le sue prime opere registrate nel paese nel 1760.
Nel 1768 Carlini fu invitato a unirsi al gruppo di artisti e architetti che fondarono la Reale Accademia delle Arti. C'erano altri tre italiani inclusi nel gruppo dei Soci Fondatori, e solo altri due artisti eletti nella categoria degli scultori.
Alla prima mostra annuale tenuta dalla Royal Academy nel 1769, Carlini espose un modello per una statua equestre di Re Giorgio III , che un critico acclamò come la migliore rappresentazione del re che avesse mai visto, sebbene non sia mai stata realizzata alcuna statua a grandezza naturale.
Dal 1783 fino alla sua morte conservò il ruolo di osservatore per conto della accademia.
Fu anche membro anche della National Academy of Design of America.
Divenne celebre anche come ritrattista. Si ricordano un disegno (British Museum) raffigurante le figure allegoriche dell'Architettura e della Scultura, oltre che il Ritratto di un gentiluomo, ad olio, esposto alla Royal Academy nel 1776.
Tra il 1776 e il 1778, come scultore realizzò, assieme al suo collega italiano e fr؞ massone Giuseppe Ceracchi, una serie di statue per la Somerset House e nel 1783 per la Custom House di Dublino, raffiguranti i fiumi Tyne, Severn, Tees, la Prudenza e il Valore.
Carlini ha anche lavorato a stretto contatto con l'architetto William Chambers alla progettazione della facciata della Somerset House, contribuendo con diverse sculture, tra cui rappresentazioni di Prudenza e Giustiziaper il piano attico, ancora oggi visibile.
Giuseppe Sammartino o Sanmartino
(Napoli, 1720 – Napoli, 12 dicembre 1793),
È stato uno scultore italiano. Attivo a Napoli, il Sanmartino fu uno scultore dal grande virtuosismo tecnico, ricordato principalmente per essere l'autore del Cristo velato. Anche lui infatti, come il F؞ scultore Antonio Corradini, fu affiliato alla Loggia napoletana del principe Raimondo di Sangro e lavorò al complesso scultoreo esoterico per la Cappella del Palazzo Sansevero di Napoli.
Scarsissime notizie biografiche ci restano di Giuseppe Sanmartino che, nato a Napoli nel 1720 da Nunziante, si formò nella bottega di Matteo Bottiglieri, fratello, o forse padre, di Felice, «ingegnere camerale» e modellatore di pastori di presepe. Il fratello minore, Gennaro divenne architetto.
Scarse sono pure le notizie sull'opera scultorea del Sanmartino negli anni '40 del '700 e le sculture a lui attribuite, benché non poche, non sono garantite come effettivamente di sua mano giacché non risultano dati cronologici attendibili, né caratteri stilistici evidenti. Nel 1746, mentre lavorava presso la bottega di Antonio di Lucca, realizzò due "bottini" (ovvero "puttini") forse destinati a un altare.
Dal 1747 il Sanmartino risulta lavorare, unitamente a Giovanni Cimafonte, presso la Cattedrale di Monopoli presso cui sono documentate le sculture a grandezza naturale del San Giuseppe e di San Michele Arcangelo.
Il decollo artistico di Sanmartino, in ogni caso, si data molto verosimilmente nel 1751, chiamato dal F؞ massone Antonio Corradini al cantiere della cappella Sansevero, diretto da Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero.
Già per le statue della Pudicizia e del Decoro si ritiene che il Corradini si sia avvalso della collaborazione di Sanmartino riconoscendone le capacità artistiche; alla sua morte, nel 1752, Sanmartino si offrì di scolpire il Cristo velato, opera già commissionata al Corradini, e nel 1753 Raimondo commissionò allo scultore, che all'epoca aveva circa trentatré anni l'esecuzione di «una statua di marmo scolpita a grandezza naturale, rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua».
Sanmartino, tenendo poco conto dei precedenti bozzetti di Corradini (primo destinatario della commissione, poi morto prematuramente), realizzò quindi il Cristo velato, opera in cui la figura del Cristo morto è mirabilmente velata da un tessuto finissimo, talmente ben reso da non sembrare scolpito nel marmo ma reale.
Jean-Honoré Fragonard
(Grasse, 5 aprile 1732-Parigi, 22 agosto 1806)
Si sa che in quanto Libero Muratore membro di una Loggia di Grasse, sua città natale, ed era solito frequentare come visitatore la loggia delle Neuf Soeurs (alla quale però non era affiliato).
Il Fratello massone Jean-Honoré Fragonard è una delle figure artistiche più enigmatiche del XVIII secolo. Quando i primi critici e amatori che parteciparono alla sua riscoperta nel XIX secolo immaginarono il suo percorso, furono tentati nel confondere la sua vita con quella di uno dei suoi personaggi. In realtà la vita di questo figlio di un artigiano guantaio di Grasse, nato nel 1732 e cresciuto a Parigi, ha piuttosto l’aspetto di una trama picaresca che di quella di un giovane innamorato della Commedia Italiana. Fragonard possedeva una delle più solide culture pittoriche del suo tempo, come testimoniano "Le Troupeau", bell’omaggio alla pittura nordista del XVII secolo, o "L’oiseau chéri" una delle sue composizioni che più ricordano Rembrandt.
Interprete perfetto del secolo dei lumi, dei suoi umori libertini, della fede nella ragione dell’uomo “nuovo”, sotto il trinomio della fratellanza libertà e uguaglianza. Uno dei capiscuola del Rococò francese. Nelle sue tele brilla la gaia e spensierata luminosità di una società frivola che sta per essere travolta dalla piena rivoluzionaria al ritmo cadenzato della Marsigliese.
Giuseppe Ceracchi
(Roma, 4 luglio 1751-Parigi, 30 gennaio 1801)
Scultore italiano fra i più apprezzati del suo tempo, in Italia e soprattutto all’estero, dove viaggiò molto e fu molto attivo, fra Inghilterra, Austria e Francia.
Nel 1773 a Londra il Fr؞ Ceracchi lavorò nello studio del famoso scultore, anch'egli massone, Fr؞ Agostino Carlini, uno dei membri fondatori della Royal Academy e membro della loggia Le nove muse n. 325 a Londra, con il quale collabora alla realizzazione degli elementi decorati della casa di Robert Adam, Produce le sue prime opere in stile neoclassico: le statue della Fortezza e della Temperanza per la facciata del Palazzo Somerset e i busti dell'Ammiraglio Keppel, del Conte Belgioioso, di Lord Grombu e di Lord Shelburn. Nel 1877 espone Castore e Polluce alla Royal Academy.
A Vienna entrò a far parte della loggia massonica Auf Wahrenden Eintracht (1773c.), realizzando nel 1783 il busto del Maestro venerabile Ignaz Born che adornava la sala delle loro riunioni.
Nel 1785 il Fr؞ rientra a Roma, dove ebbe un rapporto di stretta amicizia con il Fratello massone Johann Wolfgang von Goethe durante il viaggio in Italia compiuto dal poeta nel 1786. Il Fr؞ Goethe gli commissionò un busto di Johann Joachim Winckelmann e per qualche tempo fu ospite nel suo studio nel 1788.
Ceracchi fu due volte negli Stati Uniti, nel 1790-92 e quindi nel 1794-95. Lì realizzò una serie di busti, raffiguranti gli eroi della nuova repubblica, fra i quali i FF؞ massoni Benjamin Franklin e George Washington. Queste opere ebbero grande influenza sullo sviluppo dell'arte americana, anche se Ceracchi non riuscì a trovare l'appoggio sperato per il suo progetto di erigere nella capitale Washington un grandioso monumento alla rivoluzione americana.
La passione politica lo riportò a Roma quando Giuseppe Bonaparte vi arrivò nel 1797.
Già in precedenza aveva omaggiato della sua arte il Fr؞ massone còrso Pasquale Paoli (1779) e un altro grande còrso, Napoleone Bonaparte, lo volle alla sua corte a Parigi, dove si trasferì nel 1799 e qui realizzò un busto di Napoleone. Ma proprio l’avventura bonapartiana segnò la sua rovina. Ceracchi era un convinto e fervente giacobino, posizione politica questa che gli era costata l’allontanamento dalla sua città natale, quella Roma pontificia che certa mal si conciliava con le proprie convinzioni. Grande ammiratore della causa rivoluzionaria, da giacobino diventa oppositore di Napoleone per la sua trasformazione in dittatore, la deriva autoritaria e illiberale che il Bonaparte aveva intrapreso spinse lo scultore a tramare contro l’Imperatore. La congiura cui aveva aderito fu scoperta e Giuseppe Ceracchi fu ghigliottinato il 30 gennaio 1801.
Andrea Appiani
(Milano, 31 maggio 1754-8 novembre 1817)
È il dominatore indiscusso della pittura neoclassica in Italia.
Massone già dal 1785, quando fu iniziato nella Loggia “La Concordia” di Milano(dove risulta col grado di compagno in una lista degli iscritti del 1785), costituita nel 1783 dal conte Johann Joseph Wilczek con patenti degli Illuminati di Baviera. La Loggia “La Concordia” aderì nel 1784 alla Gran Loggia Nazionale di Vienna.
Durante il periodo napoleonico, sotto il Grande Oriente d’Italia, fece parte della Loggia “Amalia Augusta”, poi fu Maestro Venerabile della Loggia milanese “Royale Josephine”. Negli stessi anni fu anche guardasigilli del Grande Capitolo generale della massoneria italiana.
Alla costituzione del Grande Oriente d’Italia in Milano fu nominato Grande Ufficiale in esercizio.
Ha lasciato numerose tracce artistiche massoniche nelle sue opere a Palazzo Reale di Milano.
La gloria gli venne con il periodo cisalpino. Entrato il fr. massone Napoleone Bonaparte a Milano il 15 maggio 1796, entrò nelle sue grazie con un riuscitissimo ritratto a carbone e gessetto su carta brunella; l'appena ventisettenne generale gli affidò il disegno di testate, brevetti, allegorie repubblicane per proclami, carte ufficiali, e medaglie. L’Appiani eseguì una cospicua mole di opere: suoi sono i disegni per la medaglia commemorativa dei comizi di Lione nel 1801, per la medaglia dopo l'attentato del 14 dicembre 1800, per la medaglia della battaglia di Marengo, per la medaglia dell'incoronazione a re d'Italia, per la medaglia delle vittorie del 1809, per la medaglia del secondo matrimonio di Napoleone nel 1810.
Il monumento di Appiani più noto realizzato in questo periodo, tuttavia, fu la serie di affreschi che realizzò in onore dell'epopea napoleonica per la sala del trono del Palazzo reale di Milano, culminante con l'Apoteosi dell'Imperatore, terminata nel 1808 è tutto un alternarsi di elementi di simbologia muratoria come ouroboros, sfingi, compassi e pietre cubiche. Opera lodata anche dal fratello massone Stendhal (della Loggia parigina "Sainte-Caroline"), che scrisse che «la Francia non ha mai prodotto nulla di comparabile». Gravemente danneggiata dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale, quanto ne resta dell'opera è stata strappata dal supporto murario e trasferita in deposito a Villa Carlotta di Tremezzo.
Malgrado fosse impegnato in questa impegnativa opera, Appiani dipinse comunque ritratti aulici e di privati: del 1812 è il Parnaso, affrescato sulla volta della sala da pranzo della Villa Reale di Milano, su commissione del viceré e fratello massone Eugenio di Beauharnais, sua ultima opera d'impegno.
Fu un accademico di prestigio celebre anche per la galleria di ritratti dell’aristocrazia lombarda del tempo, del Bonaparte stesso e dei maggiorenti francesi, tra cui il ritratto ad Amalia Augusta di Baviera, moglie del Viceré d'Italia Eugenio Beauharnais, primo Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia. Alla Vice Regina d'Italia la Libera Muratoria di Brescia di epoca napoleonica dedicherà la propria Loggia.
Nella sua produzione riverbera rigogliosa la riscoperta del potere degli antichi miti, celebrato peraltro contemporaneamente anche nelle Logge napoleoniche.
Di sua mano l’affresco con l’Apoteosi massonica di Napoleone, per la sala del trono nel palazzo reale di Milano, realizzato nel 1808,
M. Volpe La massoneria napoleonica e http://www.massoneriascozzese.it/storia/approf_tematici/La_Massoneria_napoleonica.pdf
Antonio Canova
(Possagno, 1º novembre 1757 – Venezia, 13 ottobre 1822)
È stato un famoso scultore e pittore italiano, ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo in scultura e soprannominato per questo «il nuovo Fidia».
Era cattolico, ma ciò sembra che non gli impedì di essere un elemento di spicco della massoneria. Come i veneti Goldoni, Casanova e Tiziano, lo stesso Canova alcuni studiosi asseriscono che aderì alla Fratellanza, avvicinandosi ad essa quando conobbe Francesco Piranesi, il figlio di quel famoso Giovanbattista che ristrutturò la chiesa di Santa Maria del Priorato, dei Cavalieri di Malta e fu massone di alto grado.
Il monumento funebre di Antonio Canova nella Basilica dei Frari a Venezia è un chiaro messaggio per gli “Iniziati” e gli elementi massonici che contiene sono molti: la piramide, i due Pilastri, il pavimento a scacchi… e per questo e quanto anzidetto si pensa che fosse un Fr؞ Libero Muratore. La piramide del suo cenotafio è simbolo del G؞A؞D؞U؞, di forma triangolare rappresenta il Delta dell’Essere supremo, di cui il sole (od Occhio centrale) è indicato qui con un medaglione contenente il busto di Canova. L’opera scultorea commemorativa fu costruita dai suoi allievi sui disegni che il loro maestro aveva prodotto per il mausoleo di Tiziano.
Antonio Canova sarebbe stato iniziato alla massoneria di rito scozzese verso la fine del XVIII secolo, prima che personaggi appartenenti all'ambiente massonico gli commissionassero alcune opere: ad esempio nel 1816 scolpì il volto di George Washington, che purtroppo andò perduto qualche tempo dopo a causa di un incendio. Canova svolse il suo apprendistato a Venezia. Nel 1779 si trasferì a Roma dove risiedette per il resto della sua vita: sebbene viaggiasse spesso, principalmente per soggiorni all'estero o per ritornare a Venezia, Roma per lui fu sempre un irrinunciabile riferimento.
Canova ebbe prestigiosi committenti, dagli Asburgo ai Borbone, dalla corte pontificia a Napoleone, sino ad arrivare alla nobiltà veneta, romana e russa. Tra le sue opere più note si ricordano Amore e Psiche, Teseo sul Minotauro, Adone e Venere, Ebe, Le tre Grazie, il Monumento funerario a Maria Cristina d'Austria, la Paolina Borghese e la Venere Italica.
I rapporti che ebbe con le corti europee furono ai più alti livelli. Ottimi i rapporti con le corti francesi: lavorò per Napoleone e per Murat. Conosceva personalmente l’imperatrice austriaca Maria Teresa e soprattutto le figlie Maria Antonietta regina di Francia, Maria Carolina regina di Napoli e Maria Cristina Arciduchessa d’Austria. Della predisposizione alla massoneria della regina di Napoli sappiamo molto, e anche quella di Maria Antonietta, ma nel caso di Maria Cristina non vi sono documenti probanti, ma la sua tomba invece, ideata, disegnata e realizzata dal Canova, fa intendere molto perché è un mausoleo basato su una forma piramidale, forma che il Maestro Canova aveva pensato, come detto, per Tiziano e che in realtà poi fu utilizzata per la propria tomba; le due tombe sono davvero simili con la piramide con al centro in alto il medaglione con l’effige del defunto.
L’eterna bellezza della scultura di Canova si ritrova anche nel Fr؞ scultore Thorvaldsen, più giovane di tredici anni (vedi scheda successiva), “protagonisti e rivali sulla scena ancora grandiosa di una Roma cosmopolita dove hanno avuto modo di confrontarsi con i valori universali della classicità e dell’antico. Furono infatti riconosciuti e celebrati come i “classici moderni”, capaci di trasformare l’idea stessa della scultura e la sua tecnica, creando capolavori immortali che sono diventati, anche perché continuamente riprodotti, amati e popolari in tutto il mondo.”
https://www.gallerieditalia.com/it/milano/mostra-canova-thorvaldsen/
Bertel Thorvaldsen
(Copenaghen, 19 novembre 1770 – 24 marzo 1844)
Uno dei massimi scultori e medaglisti del neoclassicismo europeo, che ha trascorso la maggior parte della sua vita in Italia. Giunse a Roma l’8 marzo del 1797 e fu l’artista stesso a considerare questa la sua nuova vera data di nascita perché è nella Città Eterna che la sua vita prende una svolta verso la realizzazione di sé ed il successo. Tanto che decide di firmarsi addirittura Alberto, alla maniera italiana.
Si è sempre pensato ad una sua appartenenza alla Libera Muratoria, ed il fatto che in Danimarca si annoveri una loggia all’Oriente di Horsens a lui intestata (la Frimurerlogen Bertel Thorvaldsen a Haabet, No. 820, della Danske Frimurerlaug af Gamle Frie & Antagne Murere) avvalora tale ipotesi. Il sito web https://www.laporteyorkrite.com/famous-masons/name/bertel-thorvaldsen/ lo annovera tra i Liberi Muratori. Il sito web del Thorvaldsens Museum Archives, https://arkivet.thorvaldsensmuseum.dk/topics/thorvaldsen-as-freemason ha in pubblicazione delle lettere del 1819 e 1834 che lo attestano come massone. E il sito web http://mikecampbell343.blogspot.com/2020/11/bertel-thorvaldsen.html?m=1 lo cita come membro onorario della Loggia Zorubabel a Copenaghen.
Certamente il clima di renovatio della classicità instauratosi in quegli anni e in tutta Europa era favorevole all’adesione alle istanze di libertà, uguaglianza e fratellanza propugnati dalla massoneria.
A suo tempo, fu visto come il successore del grande maestro scultore Antonio Canova, dalla cui eterna sfida nacque la scultura moderna.
Tra i suoi monumenti pubblici più famosi ci sono le statue di Niccolò Copernico e Józef Poniatowski a Varsavia ; la statua di Massimiliano I a Monaco di Baviera; e il monumento funebre di Papa Pio VII, unica opera di un non cattolico e per giunta massone nella Basilica di San Pietro .”
John Crome
(Norwich, 22 dicembre 1768 – Norwich, 22 aprile 1821)
È stato un pittore e incisore inglese dell'epoca romantica, detto anche Old Crome.
Pur senza raggiungere la statura dei suoi più noti contemporanei, è autore di una copiosa serie di paesaggi del Galles e del Norfolk, poi del Belgio e della Francia, caratterizzati da felici soluzioni di luce e atmosfera che rivelano lo studio dei maestri olandesi. La sua pittura è caratteristica per i toni bruni profondi e per i verdi acidi - a volte illuminati da tocchi di rosa pallido, di rosso, di azzurro - per i cieli grigi attraversati da nubi. Dipinse anche scene di vita nella campagna: personaggi minuti, visti nelle ombrose atmosfere di boschi grandiosi.
Era un personaggio molto simpatico e affascinante, descritto da una conoscente come un "adorabile mascalzone".
Tra i suoi dipinti spiccano, per desolata e maestosa solitudine dei luoghi, vedute con montagne brulle. (Hobbema, Ruysdael). Incise una serie di acqueforti, pubblicate postume col titolo Norfolk Picturesque Scenery. Fondatore della Società Artistica di Norwich (1803), diede l'avvio a una fiorente scuola di paesaggisti. Opere sue sono conservate nei maggiori musei inglesi.
John Sell Cotman
(Norwich, 16 maggio 1782 – Londra, 24 luglio 1842)
È stato un pittore inglese di marine e paesaggi, incisore, illustratore, autore e membro di spicco della Norwich School of painters.
Vide nella natura l'effetto classico di un motivo preciso e austero e espresse questo effetto eliminando i dettagli attraverso lavaggi piatti e controllati di colori freddi.
Nato a Norwich, figlio di un mercante di seta e commerciante di merletti, il Fr؞ Cotman ha studiato alla Norwich Grammar School. Ha mostrato un precoce talento per l'arte. Era previsto che seguisse il padre nell'azienda di famiglia, ma, intento a una carriera nell'arte, si trasferì a Londra nel 1798, dove conobbe artisti come JMW Turner, Peter de Wint e Thomas Girtin, al cui club di disegno aderì e col quale viaggiò in Galles e nel Surrey. Nel 1800 ha esposto alla Royal Academy, mostrando scene della campagna gallese nei successivi due anni. I suoi viaggi lo portarono in tutto il sud della Gran Bretagna e nello Yorkshire, dove rimase con la famiglia Cholmeley durante le tre estati del 1803-1805.
I suoi figli Miles Edmund e John Joseph Cotman divennero a loro volta notevoli pittori.
Johann Jakob Wetzel
(Hirslanden, oggi com. Zurigo, 29.12.1783 - Richterswil di Uhwiesen, oggi com. Laufen-Uhwiesen, 22.9.1834).
Fratello massone appartenente alla storica Loggia Modestia cum libertate di Zurigo, come successivamente lo sarà il pittore Augusto Giacometti.
È stato un pittore, disegnatore e incisore svizzero.
Figlio di un maestro tornitore. Dopo un apprendistato presso Johann Heinrich Bleuler, frequentò l'atelier d'arte di Johannes Walser a Herisau, dove lavorò per Gabriel Lory padre e figlio. Collaboratore presso l'editore Ostervald a Neuchâtel nel 1809, l'anno successivo tornò a Zurigo, dove fu attivo quale disegnatore indipendente di vedute paesaggistiche pittoresche. Dal 1813 fece parte della Società degli artisti di Zurigo. L'opera principale (Voyages pittoresques aux lacs de la Suisse), una serie di 137 vedute della Svizzera e dell'Italia incise all'acquatinta da Franz Hegi e altri, fu pubblicata da Orell Füssli (1817-27). I lavori di Wetzel comprendono disegni a china, acquerelli, acqueforti al tratto colorate e acquetinte. Fu un esponente dei Kleinmeister svizzeri, che dipingevano vedute poi date alle stampe come souvenir per i turisti.
Nel 1824 viene dato alle stampe un libro di sue illustrazioni intitolato Viaggio pittorico sul lago di Garda, attraverso i laghi prealpini: il lago di Como, il lago Maggiore, quello di Lugano e naturalmente il Garda. L’opera comprende dodici vedute del nostro lago, acquetinte acquarellate, disegnate da Wetzel e incise da Conrad Caspar Rordorf, in cui vengono scelti i paesaggi più suggestivi. Sono stampe dalla vena profondamente romantica, con scene idilliache, ma caratterizzate da un raffinato gusto di colore.
Pasquale Romanelli
(Firenze, 28 marzo 1812 – Firenze, 11 febbraio 1887).
È stato uno scultore italiano. Delle sue opere originali, oltre ai ritratti, notevoli la statua di Francesco Ferrucci 1847, Firenze, Loggiato degli Uffizi, e il monumento funebre di Lorenzo Bartolini nella Basilica di Santa Croce. Fu anche un fervidissimo patriota, poi perseguitato e forzato a esiliarsi.
IN ALLESTIMENTO
Costantin Daniel Rosenthal
(Pest, 1820 – 22 luglio 1851)
Pittore rumeno di religione ebraica, nato ai tempi dell’Impero Austro-ungarico quando lì Europa danubio-balcanica era sotto un’unica bandiera di Vienna, sposò le istanze dell’indipendentismo nazionale della Valacchia. Aderì alla massoneria e fu attivo nella loggia Fratia, che vuol dire appunto “fratellanza”. Fu perseguitato politicamente, torturato e infine ucciso senza che la sua famiglia potesse nemmeno riaverne corpo.
La sua opera pittorica è una celebrazione romantica della Romania allegoricamente rappresentata con le sembianze di giovane combattente per la libertà.
Gustave Eiffel
(Digione, 15 dicembre 1832 – Parigi, 27 dicembre 1923)
Non si hanno notizie certe dell’affiliazione di Eiffel alla massoneria. Si suppone che fosse libero muratore, mentre sicuramente lo era Bartholdi, assieme al quale collaborò per la realizzazione strutturale della Statua della Libertà e sicuramente lo erano i committenti e ispiratori della sua opera ingegneristica più famosa nel mondo: quella Torre che da lui prende il nome e che è diventata il simbolo più eclatante della Capitale francese. La Tour Eiffel, che doveva essere una creazione effimera da realizzare in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1889 e poi essere smantellata, divenne invece un monumento stabile, anzi l’evento architettonico forse più rappresentativo della Francia stessa. Anche se inizialmente molto criticata, talora paragonata ad un immenso candelabro o, nel peggiore dei giudizi, ad un ammasso di ferraglia, la Tour Eiffel è stata adottata dai massoni Fin de Siecle come allegoria della modernità, del progresso tecnologico, della sfida prometeica dell’Uomo del XX secolo che osa innalzare, come un novello Nimrod, la torre che svetta sino al cielo.
Sulla sommità estrema, Eiffel si era riservato un alloggio segreto, raggiungibile solo da pochi eletti, dal quale si poteva spaziare ad angolo giro su tutta la città, con una visuale che nessun altro poteva avere. Quasi si trattasse un nascondiglio iniziatico per soli adepti.
Frédéric-Auguste Bartholdi
(Colmar, 2 agosto 1834-Parigi, 4 ottobre 1904)
Iniziato alla massoneria presso la loggia Alsace e Lorraine della capitale francese nel 1875, deve la sua fama universale alla Statua della Libertà che fu donata dalla Francia agli Stati Uniti e che dal 1886 domina il porto di Nuova York con i suoi 93 metri di altezza e saluta gli europei che approdano nel Nuovo Mondo.
Tiene alta la fiaccola, simbolo della luce e della conoscenza di sé, con il compito di rischiarare il cammino dell’uomo nel suo procedere dalle tenebre dell’ignoranza verso la propria liberazione. Sono questi gli ideali propugnati dalla Rivoluzione Francese che, come noto, furono alimentati dai pensatori dell’Illuminismo allineati ai principi di laicità della massoneria, cui molti di essi (da Voltaire a Diderot, da Rousseau a Robespierre) avevano aderito.
Anche l’ingegner Gustave Eiffel, lo stesso della omonima celeberrima torre di Parigi, aveva collaborato con il Bartholdi per l’ossatura metallica della costruzione, era affiliato alla massoneria francese del tempo.
La statua, originariamente, fu concepita per essere innalzata a Suez in occasione dell’apertura del Canale. Doveva simboleggiare l’illuminazione che viene dall’Oriente. Il progetto fu però accantonato e si pensò di riproporlo per rinsaldare i legami di amicizia tra il Vecchio e il Nuovo Continente.
Pierre Vidal, Frédéric-Auguste Bartholdi, 1834-1904, Creations Pélican, Lione 1994
Cesare Maccari
(1840-1919) Pittore massone italiano di orientamento storico-allegorico, iniziato nel 1885 e delegato alla Costituente massonica del 1899.
Teofilo Patini
(1840-1906) Iniziato nel 1896 nella Loggia F. Cannella all'Oriente dell'Aquila e successivamente attivo nello stesso Oriente nella Loggia Cosmogenesi che avrebbe, in seguito, preso il suo nome,
Ettore Ferrari
(Roma, 25 marzo 1845-19 agosto 1929)
Lo scultore deve la sua fama alla statua di Giordano Bruno che campeggia a Campo de’ Fiori o alla statua di Ovidio a Costanza sul Mar Nero; fu Gran Maestro Del G.O.I. , tanto che nel 1904 fu nominato Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. Radicale ed anticlericale, è autore di innumerevoli monumenti a Garibaldi e a Vittorio Emanuele II sparsi in varie città italiane. artefici del processo unitario. Suo è il monumento al repubblicano Giuseppe Mazzini che fu realizzato all’Aventino solo nel secondo dopo guerra, molti anni dopo la sua morte, perché osteggiato dalla monarchia di Casa Savoia.
Il progetto liberal-democratico di Ettore Ferrari: un percorso tra politica e arte, a cura di Anna Maria Isastia, Convegno tenuto a Roma nel 1995, Franco Angeli, Milano 1997
Emilio Gallori
(Firenze, 3 aprile 1846 – Siena, 24 dicembre 1924).
È stato uno scultore italiano autore del monumento a Garibaldi sul Gianicolo.
Divenne membro aggregato del Supremo Consiglio del R.S.A.A.
John Ward Dunsmore
(1856-1945) Pittore massone statunitense che ha operato prevalentemente nel settore della pittura storico-didascalica. Membro della Loggia Puritan di Hoboken, New Jersey, insignito nel 11934 della Distinguished Achievement Award Medal della G. L. di New York. La notevole incidenza della simbologia massonica sull'arte decorativa statunitense è pure ampiamente attestata, vedi sull'argomento Masonic Symbols in American Decorative Art.
Alfons Mucha
(Ivančice, 24 luglio 1860-Praga, 14 luglio 1939)
Nato in Moravia quando la regione ceca faceva parte dell’Impero austro-ungarico, è ritenuto uno dei maggiori rappresentanti dell’Art Nouveau europea, formatosi nella Vienna e nell’ambiente culturale di transizione verso il nuovo secolo. Nel 1898 aderisce alla massoneria, introdottovi dal conte Khuen-Belassi, suo protettore. L’influsso massonico è percepibile in molte sue opere, in particolare nel Pater, volume illustrato pubblicato nel 1899. L’opera traduce il bisogno interiore di elevazione e spiritualità, attraverso le sette fasi della preghiera, come un percorso iniziatico che dal buio dell’ignoranza conduce alla luce della conoscenza.
Mucha è conosciutissimo anche al grande pubblico per la raffinatezza sinuosa dei suoi manifesti liberty e delle silhuettes femminili di straordinaria eleganza segnica.
Vedi anche Massoneria e Art Nouveau. Mito dell’Istituzione al tempo della Belle Epoque, Esposizione a cura di Andrea Speziali, Gran Loggia del G.O.I., Palacongressi, Rimini,1-3 aprile 2016