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Liberi Muratori

bresciani - N -O

NULLI DE PETENTI Carlo

(?)

Affiliato alla Reale Loggia Amalia Augusta.

Della Val trompia (Vedi op. cit. di Paolo Guerrini, I Cospiratori bresciani del ’21, p. 63 e 360).

"Pretore a Gardone. Il suo nome non figura in nessuno degli elenchi officiali di massoni, perciò non lo si ritenne mai della setta. Soltanto ora, che per la compilazione del presente elenco vennero assunte svariate informazioni, è risultato che il Nulli appartenne alla Loggia di Brescia. Poiché questa constatazione può avere gravi conseguenze, non mi contentai delle prime indicazioni, e cercai di appurare il fatto con altre fonti, meritevoli di piena fiducia, ricavandone la conferma.  Sulle qualità personali di questo pretore, le informazioni son pure sfavorevoli: anche nel 1829 la polizia ebbe denunzie che lo rappresentavano funzionario negligente, testa debole, indebitato per giunta. Le indagini segrete fatte in proposito non porsero, è vero, nulla di concreto contro di lui: ma gettarono però molte ombre sul carattere di questo magistrato" (La Massoneria sotto il regno italico, Giornale della Società Storica Lombarda, serie V, p. 343, ad vocem).

Medico di Iseo e massone fu un Nulli de Petenti (senza il nome di battesimo, p. 686 sempre del Guerrini).

Un Carlo Nulli de Petenti fu dottore in legge, segretario e protocollista di Consiglio (Tribunale di Sondrio nel regno Lombardo-Veneto del 1838).

Ancora vivente intorno al 1831 (secondo il rapporto Torresani edito dal Luzio nell’Arch. stor. lomb.,1917).

Nulla di preciso quindi sappiamo di questo FrØž, mancando notizie certe su di lui. Il nome del FrØž Carlo Nulli de Petenti non figura nei repertori enciclopedici e nelle storie letterarie massoniche.

 

 

 

OGNA Giambattista (o Giovambattista)

(?)

Fratello originario della Reale Loggia Amalia Augusta.

(Vedi op. cit. di Paolo Guerrini, I Cospiratori bresciani del ’21, p. 58).

Nasce nel 17.?. a Brescia, risiede a Brescia; muore nel 18.?.

Medico stimatissimo, apprezzato scrittore e intellettuale, Maestro massone (Inaugurazione dello stendardo della L. del g. 2. del m. 8. dell’anno 5807), amico del FØž Massone della stessa Loggia, Camillo Ugoni.

Fu tra i collaboratori bresciani del “Conciliatore”.

Prese parte all’insurrezione dei Federati Italiani del 1821 e, perseguitato dagli austriaci, dovette prendere la via dell’esilio.

Socio accademico attivo dell’Ateneo di Brescia (risulta nell’anno 1811 dai Commentari dell’Ateneo), contrariamente a quanto riportato in G. Fenaroli (1902), risulta già citato fra gli “Accademici attivi” nei «Commentarj dell’Accademia [...] del Dipartimento del Mella anche per l’anno 1808». Socio attivo dal 1810 (05-Ago). Note: cfr. Elenco generale dei Soci, in append. A G. Fenaroli, Primo secolo dell’Ateneo di Brescia, 1802-1902 (Brescia, 1902). Cenno alla voce in: A. Fappani, Enciclop. Bresciana (Vol.X, Brescia 1993).

Sec. XIX. Di Brescia. «Medico pratico» e letterato assai distinto e di larga fama.

A lui, il dott. Antonio Bodei suo compagno di studi, indirizzava un «Diario medico» in cui annotava l'attività giornaliera.

Fece parte della massoneria aderendo alla loggia Augusta Amalia.

Nel 1819 Giuseppe Nicolini lo indicava a Camillo Ugoni fra i collaboratori bresciani al «Conciliatore» anche con scadenza mensile.

Fu tra i federati del 1821 e perseguitato dall’Austria e, a quanto sembra, dovette prendere la via dell’esilio. (Antonio Fappani, Enciclopedia bresciana, ad vocem).

 

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OLIVARI Primo

(?)

Fratello della Reale Loggia Amalia Augusta.

(Vedi op. cit. di Paolo Guerrini, I Cospiratori bresciani del ’21, p. 360).

Fu amico del FØž Giacomo Pederzoli.

Di Cazzago.

Vice Prefetto di Chiari (Almanacco del Mella per l’anno 1811).

Abeni Enzo, patriota ospitalettese in fuga, risulta che aveva in corso una corrispondenza con l’ex vice prefetto di Chiari Primo Olivari e con Luigi Mojoli, commissario aggiunto di Ospitaletto, e aveva incontri «con questi due soggetti fuori della Comune in luoghi appartati per non essere osservati». Il commissario si premura anche di raccomandare al suo superiore discrezione sulle sue informazioni, perché teme «la vendetta di chi possa avere relazioni con lo Svanini», cioè carbonari e federati di Brescia conclude comunque la sua «riservatissima» dicendo che non poteva certo passare sotto silenzio il fatto: «avrei creduto di tradire il nostro sovrano», precisa. «Abbiamo visto, con un certo stupore, che il nostro aveva relarioni segrete con l’ex vice prefetto di Chiari e addirittura col commissario aggiunto del suo paese: in effetti si tratta di italiani sudditi austriaci al servizio dello stato, ma non sempre stupidi o refrattari a idee e iniziative personali di carattere resistenziale. I casi in proposito non si contano e l’Austria lo sa, ma evidentemente sembra costretta a far buon viso a cattiva sorte, nonostante il giuramento di fedeltà a cui i suoi servitori sono obbligati. Comunque agisce contro di loro solo quando i fatti sono incontestabilmente provati con «prove legali».

In seguito a tali notizie si mette in moto, come accade in casi di questo genere, la complessa, solerte, paziente, ma non sempre intelligente macchina della polizia. Il Brebbia scrive al Commissario Distrettuale di Chiari (13 marzo 1820) chiedendo se sa che ci siano stati rapporti tra lo Svanini e l’Olivari (lascia perdere l’altro nome) e se attualmente ci sia carteggio tra di loro. «L’ex Maggiore Svanini dopo d’aver abbandonato il servizio Militare erasi stabilito ad Ospitaletto», spiega, e da alcuni mesi «è emigrato all’estero»: desidera soprattutto «conoscere se nella scorsa estate il sign. Olivari abbia avuto frequenti colloqui col predetto Svanini in qualche luogo vicino a Ospitaletto». Raccomanda «di raccogliere in proposito colla dovuta riprova le più accurate notizie». A margine della lettera c’è una nota che informa che lettera simile è stata inviata ad Adro, «trovandosi l’Olivari a Cazzago», comune appartenente a quel distretto: la nota è spiegata dalla tempestiva (23 marzo) risposta del commissario di Chiari, che dice di non avere notizie, in quanto l’Olivari «dimora fuori del distretto». Il commissario di Chiari, Viganò [Vincenzo, FØž Massone della stessa LØž Amalia Augusta], ha un figlio studente di legge a Pavia, al collegio Ghislieri, contestatore, che di lì a un anno, partecipando ai moti del Piemonte, si metterà fuori legge; la sua risposta è laconica e prudente: non ha potuto raccogliere nessuna informazione, perché sia l’Olivari che lo Svanini non abitano nel suo distretto; per cercare notizie sarebbe dovuto uscire dalla sua giurisdizione: «ciò che io trovai né cauto né conveniente», conclude. In altra lettera del commissario di Ospitaletto così scrive a Brescia: “Olivari Primo di Cazzago, ex vice prefetto di Chiari che ora trovasi a Brescia presso suo fratello secondo mercante di ferramenta ai Stoppini oppure presso l’avv. Bonardi Ludovico abitante nella contrada di S. Carlino”. (Commentari Ateneo di Brescia, per l’anno 1980 (1981), Anno accademico CLXXIX, p. 131, voce “Abeni Enzo”)

 

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OSTOJA Domenico

(?)

Fratello originario della Reale Loggia Amalia Augusta.

Maestro Venerabile della Loggia in esercizio nel 1809.

(Vedi op. cit. di Paolo Guerrini, I Cospiratori bresciani del ’21, p. 59 e 360).

Fu uno dei maestri venerabili della loggia Massonica bresciana “Amalia Augusta”, e, assieme al segretario Pagani, scrisse i nuovi ordinamenti di Loggia, illustrati in un rarissimo opuscolo stampato clandestinamente dall’editore e FØž Niccolò Bettoni, con il titolo: “Discipline della Reale Loggia Amalia Augusta dell’Oriente di Brescia”, in appendice agli Statuti generali della Massoneria in Italia (24 pagine, 1808).

Giudice della Corte d’Appello di Brescia. Visse agli inizi del sec. XIX.

Veneto, dopo il trattato di Campoformido si trasferì a Brescia dove ottenne la cittadinanza cisalpina assieme ad uffici ed onori. Fu segretario del Potere esecutivo nella Repubblica Cisalpina, per il Dipartimento del Benaco, quindi magistrato a Salò e presidente del Tribunale criminale di Brescia.

Fu deputato rappresentante dei Tribunali di Brescia ai Comizi di Lione, tra il 1801 e il 1802. Durante il Regno italico fu Giudice della Corte d’Appello in Brescia (la cui giurisdizione si estendeva ai Dipertimenti del Mella, del Mincio e del Serio), membro del Collegio elettorale dei Dotti a Bologna nel 1802, poi presidente della Corte di Giustizia nominato da Napoleone (1807) in Brescia.

Nel 1813 è Primo Presidente della Corte di Giustizia a Verona e sua figlia sposa Gretter Domenico, FØž Massone della Reale Loggia Amalia Augusta (vedi e Dizionario biografico degli uomini del Trentino Sud orientale, voce Gretter)

Fu amico del FØž Giacomo Pederzoli.

 

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ORISIO (o ORIZIO) Giambattista

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Fratello originario della Reale Loggia Amalia Augusta.

(Vedi op. cit. di Paolo Guerrini, I Cospiratori bresciani del ’21, p. 59 e 63).

Era Apprendista nel 1807 (Inaugurazione dello stendardo della L. del g. 2. del m. 8. dell’anno 5807).

«Cancelliere della Pretura di Chiari nel 1831, di anni 50, serve da 29 anni (dal 1800) devotissimo all’uno e all’altro governo» (Luzio, 342) [forse, semplicemente devoto alla Giustizia]. Ancora vivente intorno al 1831 (secondo il rapporto Torresani edito dal Luzio nell’Arch. stor. lomb.,1917).

Null’altro sappiamo di questo FrØž, mancando notizie certe su di lui. Il nome del FrØž Orizio Giambattista non figura nei repertori enciclopedici e nelle storie letterarie massoniche.

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