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Elenco storico delle

Logge bresciane

 

LE LOGGE DELLA TRADIZIONE MASSONICA BRESCIANA

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La curiosità di fronte alle nuove correnti di vita intellettuale europea, l'interesse per l'illuminismo, l'assolutismo riformatore, l'anticurialismo sono atteggiamenti tipici della nobiltà bresciana negli ultimi decenni del XVIII secolo (Ateneo di Brescia, Alle origini del Risorgimento - La repubblica bresciana dal 18 marzo al 20 novembre 1797, 1997, p. 31).

La sola organizzazione segreta, che avesse collegamenti in tutta Italia e all'estero, nel periodo considerato, era la Massoneria.

La Massoneria si diffuse in Italia e fu presente a Brescia con una loggia, di rito scozzese o anche, forse più probabilmente, di tendenza spiritualistica-templare, in contatto con la "Grande Loge" di Willermoz.

Iniziazione sec XVIII stampa francese001

Stampa francese che illustra una Loggia mentre procede all'iniziazione di un Apprendista Libero Muratore. Usa un drappo a pavimento che illustra i principali simboli della Massoneria. Si nota il candidato inginocchiato sul ginocchio sinistro e con la mano destra sul cuore mentre presta giuramento. La stampa ci riporta all'eggregore della cerimonia nelle prime Logge. Gli Ordini massonici non usano tutti lo stesso rituale e possono cambiare le procedure, le parole e i gesti, ma lo spirito e i valori che animano la ritualità sono i medesimi.

Loggia (nome sconosciuto) del 1773 (GØž MØž Martinez de Pasqually  e nel 1774 GØž MØž Jean Baptiste Willermoz)

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Brescia fino al 1797 era territorio della repubblica di Venezia.

Nel 1773 vi sono tra gli attivi affiliati il conte Rutilio Calini, il conte Alemanno Gambara, padre di Francesco (uno dei futuri capi del 1797), il conte Estore Martinengo Colleoni (destinato a diventare l'organizzatore dell'importante Comitato Militare durante la rivoluzione) e Faustino Lechi, genitore dei fratelli protagonisti della rivoluzione del 18 marzo. Si tratta di un’organizzazione di origine aristocratica e, benché costituzionalmente antivaticanista, non in aperto contrasto con il cattolicesimo.

Ma quando cominciarono a circolare sospetti sulla diffusione nello Stato di un diverso ramo massonico, quello inglese a tre gradi, di tendenze repubblicane e democratiche, le autorità veneziane - impensierite da quel che trapelava - disposero, nel 1785, la perquisizione di tutte le logge dello Stato veneto, con sequestro dei beni, blocco delle riunioni e ricerca degli elenchi degli affiliati (Ateneo di Brescia, Alle origini del Risorgimento, ecc. op.c., p. 31).

Si apprende che essa era in relazione con la “Grande Loge des Maîtres’” di Lione (Silvano Danesi, Brevi note storiche sulla Massoneria bresciana, 2008), tale Loggia era legata prima alla setta degli Élus Coëns (un ordine cristiano esoterico fondato nel 1767) e poi dal 1774 al Sistema della Stretta Osservanza, aveva come GØž MØž Jean Baptiste Willermoz, esponente del misticismo massonico lionese (vedi Antonio Fappani, Enciclopedia bresciana, la voce Massoneria).

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Loggia (nome sconosciuto) massonica del 1774 all’OrØž di Brescia operante a Venezia

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Nel 1774 in Brescia, allora sotto il dominio della repubblica veneta, risulta esistente una Loggia i cui Fratelli, tra i quali un certo Vignola milanese, frequentavano la massoneria di Venezia (Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria Lombarda, Bastogi, 1992, p. 58).

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Sistema della Stretta Osservanza

Nel 1775 si costituisce il Baillage di Lombardia (dal lat. Baiulus=ambasciatore, poi francese bail) quale terzo dei quattro nei quali era diviso il Gran Priorato d’Italia incluso nella provincia detta Germania superiore, del Sistema della Stretta Osservanza, che si rifaceva all’Ordine dei Templari e articolato in sei gradi. Il Baillage di Lombardia aveva quattro sedi, dette Comthurejen, di cui una a Brescia.

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Loggia (nome sconosciuto) massonica templare del 1778 (GØž MØž Karl Gotthelf von Hund)

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Brescia fino al 1797 era territorio della repubblica di Venezia.

Nel 1778 si costituisce in città la prima loggia massonica di "Stretta Osservanza" (forse è la stessa Loggia del 1773 riorganizzata); dell’esistenza di una loggia bresciana legata alla Massoneria templare tedesca si ha testimonianza nei testi del Francovich e del Soriga. “In quegli stessi anni - scrive infatti Francovich - esistevano sul territorio veneto: … a Brescia una loggia - di cui si ignora il nome - la quale sembra essere stata in contatto con la Grande Loge del Willermoz di Lione” (Silvano Danesi, Brevi note storiche sulla Massoneria bresciana, 2008).

A ogni buon conto, la Gran Loggia di Willermoz di Lione non è altro che la “Gran Loggia Regolare dei Maestri” di Lione, cioè la “Grande Loge des Maîtres’” citata prima, che il FØž Jean-Baptiste  Willermoz (francese di Lione) contribuì a creare e di cui divenne Gran Maestro nel 1761; la Gran Loggia praticava i sette gradi massonici dell'epoca, a cui Willermoz aggiunse un ottavo chiamato "Gran Maestro Scozzese, Cavalieri della Spada e della Rosa-Croce". Il FØž Willermoz fondò anche, nel 1763, insieme al fratello Pierre-Jacques, una Loggia intitolata "Capitolo Sovrano dei Cavalieri della Rosa-Croce dell'Aquila Nera" dedicata alla ricerca alchemica. Sono tutte Logge francesi.

In seguito, nel 1767, sempre il Willermoz fu ammesso nell'Ordine degli Elus Cohen, ma fu negli anni settanta del Settecento che entrò in contatto con il barone Karl Gotthelf von Hund e con l'Ordine della Stretta Osservanza (tedesco Strikten Observanz) a cui si unì nel 1773 e fu nel 1774 che fondò la loggia (sempre di Lione) “La Bienfaisance”.

Willermoz introdusse anche alla Convenzione di Lione il Régime Ecossais Rectifié (Rito Scozzese Rettificato), che combinava la Massoneria Templare con il cerimoniale religioso degli Eletti Coëns, in pratica la Stretta Osservanza veniva definitivamente trasformata in Rito Scozzese Rettificato già preannunciato a Lione nel 1778.

In contrasto con il sistema massonico inglese a tre gradi delle Logge di San Giovanni, la "rigorosa osservanza" offriva un sistema di insegnamento molto gerarchico che si supponeva fosse fortemente basato su elementi dell’Ordine dei Templari.

I membri della Stretta Osservanza credevano di essere guidati dai cosiddetti "superiori segreti" e si consideravano successori dei Templari. Attestazione che non regge all'esame storico. Oggi non è più sostenuta da alcuna Istituzione massonica attinente il templarismo. L’esistenza dei Templari massonici già nel 1743 fu considerata un’invenzione del barone imperiale Karl Gotthelf von Hund e Altengrotkau, che, in modo verificabile, fondarono il primo ordine massonico dei Templari solo nel 1751.

Il Sistema della Stretta Osservanza, almeno in Lombardia cessò di esistere nel 1784 e le Logge dipendenti furono chiuse nel 1785.

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Repressione

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Tutte le Logge dopo gli anni '80 del '700 o scomparvero per la dura repressione dei Governi o si trasformarono in riunioni di "fratelli" con intenti spiritualistico-speculativi, senza riflessi diretti o indiretti nel campo politico sociale.

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Dal 1776, a Ingolstadt, Adam Weishaupt, professore di diritto canonico, costituì all'interno della Massoneria "ufficiale" germanica, che aveva avuto come massimo esponente nientemeno che Federico II di Prussia, un Ordine particolare, chiamato degli "Illuminati'' e conosciuto per la loro origine, come "Gli Illuminati di Baviera". Quest'ordine si diffuse rapidamente non solo in territorio germanico e in Austria, ma dopo la grande repressione, effettuata dal Duca di Baviera, dei suoi esponenti e la distruzione delle Logge in cui l’ordine era penetrato e ne aveva preso il controllo, anche in Francia e in Italia, dove si erano rifugiati molti dei "fratelli" bavaresi.

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Dal 1786 la diaspora degli Illuminati ha un effetto importante anche in Italia, coinvolgendo pure Brescia.

Con la rivoluzione francese, non solo era cambiato l’orientamento delle Logge, ma anche la sua composizione sociale. L’elemento essenziale della Libera Muratoria dal 1717 al 1789 era sempre stata la nobiltà, che ne aveva costituito la parte direttiva, mentre la borghesia, pur partecipando, aveva costituito, per la gran parte, la truppa.

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Dopo il 1789 la Libera Muratoria classica esce di scena.

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Le Logge passano in eredità ai giacobini, ai borghesi e a quei nobili che si sono schierati con le nuove idee.

Nel 1793 Francesco Filos (FØž che sarà fondatore della Reale Loggia Amalia Augusta a Brescia nel 1806) fonda la Loggia di Innsbruck, in contatto con quella di Bormio in Valtellina, dove opera Giovanni Silvestri e con Trento, sua patria, e Rovereto. In Valtellina i massoni di Bormio tengono i collegamenti con quelli di Poschiavo e di Coira in Svizzera dove, nel frattempo, si è trasferito il barone Da Bassus, amico e "fratello" del Savioli e del Di Costanzo, quando erano in Baviera.

Non è, quindi, difficile ipotizzare che la vecchia Loggia templare bresciana si sia trasformata in Loggia illuminata, con a capo Giuseppe e Giacomo Lechi, nipoti di Galliano, membro della Loggia del Silvestri, mentre Federico e Giovanni Mazzuchelli, sono in rapporto con gli Illuminati di Milano (Ateneo di Brescia, Alle origini del Risorgimento, ecc. op.c., p. 31).

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Si deve distinguere la Massoneria tradizionale, sia essa di rito francese o scozzese, dall’Ordine degli Illuminati (massoneria operativa) che avevano programmi politici ben diversi e molto più eversivi dei “filosofi" e dei Franchi-Muratori (massoneria speculativa).

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Ora tra Illuminati francesi e quelli italiani vi erano stretti rapporti per mezzo, soprattutto, della Loggia genovese, a cui era iscritto e lavorava, fin dal 1785, Galliano Lechi, e della Loggia fiorentina dove si svolgeva l'opera dell'illuminato Filippo Strozzi a cui nel 1787 aderisce Filippo Buonarroti; ambedue queste Logge hanno rapporti con quella di Lione.

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Il propagatore, in Italia, di questi Club giacobino-massonici è Filippo Buonarroti che, nel 1794, commissario a Oneglia, si propose con gli "anarchistes" francesi di realizzare, anche nella Penisola, i successi della Grande Rivoluzione francese. L'idea fondamentale era la costituzione di una Repubblica unitaria italiana, repubblica "sorella" di quella francese. Questo fine doveva essere raggiunto, trasformando le Logge illuminate in club giacobini, proprio come era avvenuto in Francia; anzi, con l'affermazione, a Parigi, del Direttorio e la caccia ai "giacobini" l'organizzazione segreta italiana trovava l'appoggio di quella francese, che era divenuta essa pure segreta. Ma la Repubblica e la democrazia, in Italia, potevano realizzarsi solo col ritorno al potere dei "giacobini", in Francia. La congiura degli "Egualin, a cui partecipò anche il cospiratore fiorentino, al fine di realizzare il colpo di stato, in Francia, era la traduzione politica dei principi che Buonarroti aveva esposto, come visto, ai giacobini italiani a Oneglia.

 

La trasformazione delle Logge illuminate in club politici in Italia è documentato; a Brescia la Loggia illuminata è il Casino dei Buoni Amici, che fu di fatto la trasformazione della precedente Loggia massonica di Rito spiritualistico-templare, già vista, nel 1786 [oppure è il 1778?], dopo la repressione, che si manifestò in Baviera contro gli Illuminati. (Ateneo di Brescia, Alle origini del Risorgimento, ecc. op.c., p. 31).

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Casino dei Buoni Amici del 1792 (Presidente Giovan Francesco Gambara)

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Costituito nel marzo del 1792 da elementi giacobini della nobiltà bresciana, per iniziativa, a quanto sembra, del conte Federico Mazzucchelli e di cui venne eletto presidente il conte Francesco [Giovan Francesco] Gambara. L’associazione fu fin da subito sospettata dagli inquisitori di Stato come ritrovo di filofrancesi e di giacobinismo.

Del club faceva parte Giuseppe Lechi, fondatore del primo Grande Oriente italiano.

Nel 1794 vi fecero capo anche elementi della borghesia ed artigiani che vi tennero riunioni segrete tanto che nell'aprile venne chiuso (Antonio Fappani, Enciclopedia bresciana, voce ad nomen).

Altri membri furono Giuseppe Fenaroli Avogadro che frequentò il Casino de’ buoni amici con il fratello Girolamo fin dal 1792, (il circolo si era già acquistato fama di club giacobino tra i giovani nobili bresciani).

Giuseppe Lechi, all’arrivo di Napoleone in Italia, influenzato anche dal fratello Giacomo, organizzò e condusse con i fratelli Teodoro, Beniamino e Angelo ed altri amici, tutti membri della società segreta del “Casino dei Buoni Amici”, la Rivoluzione bresciana del 18 marzo 1797.

I soci del Casino avevano a disposizione, oltre ai giornali, alcune opere di Raynal e di Voltaire, alcune grammatiche e dizionari francesi, inglesi e tedeschi fondamentali per avvicinarsi ai periodici esteri (M. Infelise, Gazzette e lettori, p. 346).

Nel giugno del 1795 ecco infatti ricomparire gli aristo­cratici Giovanni Mazzuchelli, Carlino Arici, Giacomo Lechi, ideologo del gruppo, e con loro Giovanni e Francesco Caprioli, irrequieti rampolli di un’antica famiglia dalla tradizione sempre viva di intelligenti imprese, che protestano facendosi vedere in giro per la città con un’acconciatura per l’epoca strava­gante, in considerazione della loro condizione sociale: capelli alla brutus al posto della parrucca incipriata e barba al mento mostruosa come scrive inorridito il Mocenigo” (M. Berengo, La società veneta cit. p. 285).

I membri del famoso casino dei Buoni Amici di Brescia si distinguevano “per una certa uniformità di vestito dimesso, con filo di barba sotto le orecchie, con cappellina tonda cinerina, un rozzo bastone che battono a terra camminando, un portamento della persona abbandonato e bislacco” (M. Berengo, La società veneta, p. 283). “Molti indossavano abiti che richiamavano la moda giacobina”.

"Nella Parte Prima del quarto volume della Storia di Brescia, citata, stesa da Fausto Lechi, viene descritta la vita di un gruppo di nobili della nuova generazione in cui predominavano Giuseppe e Giacomo Lechi, figli di Faustino, Federico e Luigi Mazzuchelli figli di Giovan Maria il letterato, Francesco Gambara figlio del bandito Alemanno Giovanni e Francesco Caprioli, Carlo Arici a cui sono da aggiungere dei Martinengo, Fenaroli, Maggi, Calini e altri. Nel 1794 e 95 alcuni sono presi di mira dalle autorità venete, identificati come membri di una specie di associazione ritenuta pericolosa, detta dei Buoni Amici. Vi furono pure degli arresti; vennero liberati coi soliti sistemi di ricorsi traversi a Venezia” (Brixia Sacra, in Studi, Brescia 1797, n.1-2, maggio 1998).

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Reale Loggia Scozzese Amalia Augusta del 1806 (GØž MØž il viceré del regno d’Italia Eugenio Beauharnais)

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Della Reale Loggia Amalia Augusta è testimonianza un piccolo opuscolo di sei pagine della Raccolta Bertarelli di Milano, intitolato: “Installazione costituzionale della RØž LØž ScØž Reale Amalia Augusta all’OrØž di Brescia e consacrazione del Tempio”. Oltre alle solite cariche interne, la Loggia, “aveva uno speciale consiglio di nove membri, che formavano la giunta direttiva intorno al Venerabile, e uno speciale ‘Capitolo dei Sublimi Cavalieri Eletti’ che costituiva la classe privilegiata e distinta dei provetti”.

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La Loggia viene aperta e solennemente inaugurata nel 1806, ad un ano dalla costituzione del Grande Oriente d’Italia ed è citata ufficialmente nel 1808 in occasione di un’assemblea per la reciproca affiliazione ed amicizia con il Grand Orient de France. Parlando della costituzione di numerose Logge, l’oratore ufficiale tra le altre cita quella di Brescia e precisa che in questa è stato eretto il Capitolo dei Sublimi Cavalieri (Alessandro Luzio, o. c., p. 49).

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I fratelli, si dividevano in cinque gradi, distinti con una iniziale:

A. - Apprendista o neofita

C. - Catecumeno o iniziato

M. – Muratore

M. S. - Maestro superiore

M. A. - Maestro affigliato

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Oltre le solite cariche interne di Venerabile, Oratore, Segretario, Maestro di cerimonie, Elemosiniere ecc. la Loggia aveva uno speciale consiglio di nove membri, che formavano la giunta direttiva intorno al Venerabile, e uno speciale “Capitolo di Sublimi Cavalieri Eletti „ che costituiva la classe privilegiata e distinta dei provetti.

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Il 9 aprile 1807, per festeggiare la nascita della principessina figlia della viceregina, eroga L. 383,76 a favore dei danneggiati dell’incendio di Vezza d’Oglio.

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Il 2 ottobre 1807 viene inaugurato il vessillo e nel 1808 la Loggia, auspici il Venerabile Ostoja e il Segretario Pagani, delibera i suoi nuovi ordinamenti locali, contenuti in un opuscolo stampato alla macchia, ma in Brescia, dal titolo: “Discipline della R.L.Amalia Augusta all’OrØž di Brescia”; il regolamento, che fissa alcune particolari consuetudini e feste sociali della Loggia bresciana, porta le firme del Segretario Pagani e dell’Oratore Aggiunto Capponi. L’esemplare queriniano 5 “ K. VII. 16 proviene dalla biblioteca del Pagani, legata alla Queriniana.

Fra questi libri dei Pagani dovevano certamente trovarsi molte altre pubblicazioni massoniche di quel periodo, o in opuscoli o in fogli volanti, ma non se ne trovano che due o tre, rilegate in miscellanee con altri opuscoli; altre furono distrutte.

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Numerose sono le testimonianze dell’attività della Loggia e soprattutto di quella letteraria ed artistica, spesso connessa con la celebrazione di avvenimenti bellici, politici e civili che vedono impegnati direttamente gli affiliati, come nel caso dell’entrata in Spagna dell’esercito guidato da Giuseppe Bonaparte, del quale sono componenti tre generali bresciani: Giuseppe e Teodoro Lechi e Luigi Mazzucchelli.

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Abbiamo l’elenco dei Fratelli del 1809 [vedi Elenco dei Liberi Muratori della R.: L.: Amalia Augusta all'Or.: di Brescia-nella nostra pagina Storia della Massoneria Bresciana], denominato “Quadro del membri componenti la rispØž RØž Amalia Augusta all’ OrØž di Brescia”, differenziato in dodici Dignitari onorari, sei Membri onorari, cento tre Fratelli originari e diciannove Membri affiliati, contrassegnati se FFØž fondatori e con l’indicazione delle cariche ricoperte, nonché l’elenco del Massoni bresciani ancora viventi intorno al 1831 (secondo il rapporto Torresani edito dal Luzio nell’ Archivio storico lombardo del 1917); tutto rinvenibile nell’Opera omnia di Paolo Guerrini, in Pagine Sparse IV, a cura di Antonio Fappani e Francesco Richiedei, I Cospiratori bresciani del ’21 nel primo centenario dei loro processi, Miscellanea di studi a cura dell’Ateneo di Brescia M.CM.XXIV, Edizioni del Moretto, Appendice 1, p. 50 - 64.

 

Nella stessa raccolta documentaria troviamo: la Storia della Massoneria a Brescia prima del 1821, con anche carteggi tra Fratelli massoni,(p. 9- 49); Elenco di lavori a stampa del Cav. Giambattista Pagani, in Appendice II, p. 65 – 68; Il Carteggio degli Ugoni, p. 69 – 254; Memorie biografiche e Documenti inediti da p. 258 – 355; Un elenco Federati bresciani p. 356 – 363, sono cento diciassette con indicato anche l’appartenenza alla Massoneria.

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Ma la più importante e interessante pubblicazione della Loggia Amalia Augusta di Brescia è un volume, uscito nel 1810 in Brescia, «per Nicolò Bettoni tipografo della LØž» e che costituisce una completa raccolta della attività letteraria e sociale dei massoni bresciani nel triennio 1807-1809:Scelta di tavØž massØž travagliate dalla rispØž LØž RØž Amalia Augusta all’OrØž di Brescia negli anni della VØž LØž 5808-5809, Brescia, Nicolò Bettoni 1809 pp. 314 in - 12. L’esemplare queriniano 3. Z. Vili. 9 con elegante rilegatura dell’epoca, proviene dai libri di Pagani.

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Un piccolo Catechismo dell’Apprendista è nella raccolta privata di Paolo Guerrini di stampe e manoscritti, donata alla Queriniana; il libretto non porta indicazioni tipografiche, ma evidentemente è stato stampato in Brescia dal tipografo Bettoni; è di pp. 8 in - 16. picc.

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Un’altra pubblicazione massonica bresciana, edita sempre dal FØž Bettoni, è il libro intitolato “Tavole massoniche di Franco Salphi, Ferdinando Arrivbenee e Nicolò Bettoni - Brescia, N. Bettoni, 1810, pp. 132 in 8. Stampa, rarissima, indicata da R. Soriga e che non è custodito nemmeno alla Queriniana.

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Altri documenti dell’Amalia Augusta sono reperibili nelle pubblicazioni del FØž di Loggia Nicolò Bettoni, conservate nella Biblioteca Queriniana di Brescia. Per un approfondimento relativo ai lavori dell’Amalia Augusta si rimanda al Guerrini, alle carte della biblioteca Pagani, conservate sempre alla Biblioteca Queriniana e, ancora, alle pubblicazioni di Nicolò Bettoni.

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La restaurazione del 1815

Con la restaurazione del 1815 la Massoneria a Brescia e in Italia ritornò in clandestinità.

Le Logge tornano a mascherarsi nuovamente in Circoli, Accademie, periodici letterari e scientifici.

Vedi le tante biografie dei Massoni Bresciani.

Massoni bresciani possiamo trovarli nella Carboneria, che solo in parte si può definire di origine massonica; inizialmente sorta con carattere anti-francese e poi dopo il 1815 anti-asburgica ed artefice dei primi moti risorgimentali.

Massoni bresciani li troviamo in clandestinità o esuli in Piemonte aderenti alla Società Nazionale, alla Giovane Italia o all’estero dove aderiranno alle Massonerie straniere.

A Brescia i Liberi Muratori della Amalia Augusta, insieme a quelli di Pavia, formano la base per la Società dei Federati, originata da quella del Buonarroti, affiliato alla Loggia “Gli amici sinceri” di Ginevra.

Tra Massoneria, Carboneria e Risorgimento, dice Moramarco, non vi fu un nesso di causalità, bensì di parziale coincidenza ideale e di osmosi del “materiale umano”; i FFØž massoni che passavano alla Carboneria venivano ammessi senza alcuna prova.

Massoni bresciani li troviamo partecipi ai Moti del 1859, che precedettero la guerra Franco-Piemontese contro l’Austria, nella creazione dei Corpi di volontari, che ad essa parteciparono, poi nell’insurrezione dell’Italia Centrale, nei Governi Provvisori che organizzarono i “Plebisciti” di unione al Piemonte. Poi li ritroviamo nell’epopea garibaldina nell’Italia Meridionale.

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Istituzioni bresciane di origine massonica

con la Libera Muratoria in clandestinità

 

Accademia dei Pantomofreni

Fondata nei primi anni del sec. XIX, dal FØž Giovanni Battista Soncini, cognato degli Ugoni. Si discuteva di varia letteratura e si riuniva due o tre volte la settimana. Ebbe come soci massoni e ufficiali napoleonici e altri tra cui Girolamo Monti, Giuseppe Niccolini, Giacinto Mompiani, Carlo Dossi, Giovita Scalvini, tutti romantici e liberali.

L’Accademia fu sorvegliata dalla polizia e fu chiusa verso il 1820 (A. Fappani Enciclopedia bresciana, ad vocem).

I documenti relativi all’Accademia dei Pantomofreni si trovano all’Archivio di Stato di Brescia (Atti riservati, Istruzione 1823, n.21) e all’Archivio di Stato di Milano (Studi parte Moderna, p.45).

Fra Ateneo e Pantomofreni non esisteva competitività. Quasi tutti i soci appartenevano ad entrambe le accademie.

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Scuole di mutuo insegnamento

A Pontevico (Brescia) una di queste fu diretta dal FØž Filippo Ugoni, poi cospiratore nel 1821 e fratello del letterato, poeta e patriota Camillo, anch’egli Libero Muratore (S. Danesi, Liberi Muratori in Lombardia, ecc., o. c., p. 112).

Sistema d'insegnamento per cui gli scolari più progrediti sono chiamati a collaborare con il maestro nell'istruzione dei loro compagni.

Il movimento s’inserì in quello del primo Risorgimento. In Lombardia, dove ne fu apostolo il FØž Federico Confalonieri, auspice il Conciliatore, furono coadiutori oltre l’Ugoni, Giacinto Mompiani, G. Pecchio, G. Arrivabene, L. Porro, G. B. Litta Modignani, ecc.

In Piemonte fu promotore il FØž onorario della RØž LØž  Amalia Augusta, Arborio Gattinara di Breme, aiutato dal principe Carlo Alberto e da Prospero Balbo.

La reazione che seguì ai moti del 1820-21 stroncò il movimento in Lombardia e in Piemonte.

Dopo il 1850, le critiche al sistema divennero generali. Ma i suoi meriti storici sono innegabili. I suoi residui utili sono oggi nel sempre più largo appello alla collaborazione degli scolari, quale, in forme varie, si presenta nell'indirizzo della scuola come comunità di lavoro, in idee di vari pedagogisti.

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Società delle giardiniere

Nel 1823 ebbe come animatrice Teresa Confalonieri e con lei alcune Sorelle ed altre donne sospettate di esserlo; Camilla Fè, Matilde Dembowskj, Bianca Millesi, Maria Frecavalli, Teresa Agazzini Sopransi, Rosa Gallarini, Amalia Tirelli (Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria Lombarda, Bastogi).

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Frati Muratori

Nel 1823 la polizia di Milano e quella di Venezia denunciavano l'esistenza di ben 46 società segrete diverse tra loro.

Nel 1845 la polizia di Milano attivava con una lettera la polizia di Brescia per avere informazioni su una società detta dei Frati Muratori che aveva affiliati nel milanese e nel bresciano.

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Si ebbero segni di attività massoniche in concomitanza con la ripresa delle attività antiaustriache che porterà alle due guerre del 1848 e 1849 tra i Savoia e l’Austria e con protagonista Brescia e l’insurrezione delle Dieci giornate, dove si ebbe il battesimo del fuoco e della politica del FØž Giuseppe Zanardelli, futuro presidente del Consiglio dell’Italia finalmente unita. Ricordiamo anche che nel 1852, con i processi di Mantova, furono giustiziati molti patrioti tra cui il bresciano eroe delle Dieci giornate Tito Speri.

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La rinascita della massoneria dopo il 1859

Gran parte dei protagonisti degli eventi erano Massoni, o lo divennero subito dopo con l’apertura ufficiale delle Logge, perché nella clandestinità erano stati collegati con nuclei massonici italiani o stranieri.

Altri Massoni furono fedeli ai legittimi sovrani, come il giudice Antonio Salvotti, pur forse auspicando governi costituzionali.

I Liberi Muratori di Brescia, così come della Lombardia e di altre parti d’Europa, sia pure uniti dai valori comuni e comune fratellanza sotto la volta stellata del Tempio, nel mondo profano erano divisi.

Molti Massoni furono iniziati nella clandestinità, spesso ricevute sommariamente in carcere, sotto l’egida dei Riti che mai si misero “in sonno” se pur clandestini oppure vennero iniziati in Massonerie estere. Tali iniziazioni vennero ritenute valide dalle Logge che rieleveranno le colonne. Molti uomini del Risorgimento si fecero Massoni, specialmente quelli che avevano seguito Garibaldi, che iniziato a Montevideo divenne poi Gran maestro della massoneria italiana, com’è stato il caso dei bresciani Giuseppe Cesare Abba, Carlo Cassola, Vincenzo Feliciangeli, Giovanni Fontebasso, Giovan Battista Formentini, Donato Gasparetti, Giuseppe Guerzoni, Antonio Legnazzi, Nino Parisi, Erminio Pescatori, Giuseppe Zanardelli (Cacciatore delle Alpi).

Giuseppe Guerzoni con la collaborazione del FØž Legnazzi ed altri raccolse fondi e 137 volontari per le imprese garibaldine.

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Le Logge di quegli anni, differentemente dai nostri giorni, si dividevano secondo i Riti di appartenenza, che amministravano ognuno direttamente con propri rituali anche le Logge azzurre dei primi tre gradi; esistevano quindi Logge di Rito Scozzese Antico e Accettato, Logge di Rito Simbolico Italiano, Logge di Rito Memphitico o Misraimita, ecc.

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Regno d'Italia 1861

Il Regno d'Italia fu lo Stato italiano proclamato il 17 marzo 1861 durante il Risorgimento, in seguito alla Seconda guerra d'indipendenza combattuta dal Regno di Sardegna per conseguire l'unificazione.

L’Italia nata da una idea massonica e portata avanti da fratelli massoni: è una repubblica intrisa di ricca simbologia massonica.

 

L’inno nazionale, conosciuto anche come “Fratelli d’Italia”, Inno di Mameli, Canto nazionale, è stato scritto nell’autunno del 1847, dal FØž Goffredo Mameli (al quale, a riprova della sua appartenenza e devozione ai liberi muratori, saranno poi dedicate a futura memoria molte logge). L’inno, di chiara connotazione massonica, fu musicato dal FØž Michele Novaro. 

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La bandiera tricolore italiana, come recita l’articolo 12 della nostra Costituzione, è composta dal verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni. Il tricolore discende dal vessillo della Repubblica Cispadana, una repubblica massonica al servizio della Francia.

Esso fu scelto dal segretario di stato di tale repubblica, Giuseppe Compagnoni, massone affiliato alla loggia di Reggio Emilia.

 

La Repubblica Italiana è stata voluta, fondata da Massoni.

Adornata con simboli massonici a futura memoria dell’impegno, della volontà e delle sofferenze che i Massoni hanno profuso perché oggi noi possiamo godere di armonia, di pace e di uguaglianza.

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Ricordiamolo a noi stessi e ricordiamolo anche a chi oggi cerca di denigrarci ingiustamente con pregiudizio e falsità complottistiche senza fondamento. Dobbiamo essere orgogliosi delle nostre origini e di essere Massoni e Italiani.

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Grembiule da Maestro, fine del XVIII° secolo,  cm 29 x 31, dalla Loggia massonica francese La Bonne Harmonie di Neuchatel.

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Garibaldi massone

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Loggia Cenomana del 1860 di Rito Francese all’OrØž di Brescia (GGØž MMØž Filippo Delpino, interim 20-12-1859/20-05-1860 o Livio Zambeccari, interim 1860)

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Loggia Cenomana, di sentimenti “moderati”, con a capo il conte Enrico Martini di Crema.

Notizia dell’esistenza della Loggia si ha negli annuari del 1863 del Grande Oriente d’Italia, che indica in Ippolito Bargnani il Maestro Venerabile

In una nota prefettizia dell’8 febbraio 1864 si accenna alla presenza della Loggia Cenomana di Rito moderno e francese, con Maestro Venerabile il conte Enrico Martini di Crema e fra i Fratelli più influenti c’è il Dottor Bargnani (nota del prefetto del 8 febbraio 1864) direttore della Gazzetta Provinciale.  La Loggia “…procede in tutto ordine e moderazione. Riconosce ed obbedisce al suo Capo, il Grande Oriente”. Secondo un rapporto dei carabinieri del 6 febbraio 1864, era di “sentimenti moderati”.

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Di questa Loggia si hanno pochissime notizie, probabilmente anche per la sue breve vita. Ad un certo punto della sua esistenza la Cenomana, come testimonia un’informativa prefettizia, stava per fondersi con la Loggia Arnaldo. 

In un’altra nota del prefetto di Brescia del 17 gennaio 1868 questi assicurava il Ministero dell’Interno che la Loggia Cenomana si doveva ormai considerarsi estinta definitivamente (Silvano Danesi, Liberi Muratori in Lombardia ecc., Edimai, 1995, p.120).

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Nel 1868 La loggia Cenomana viene data per demolita (Fondazione Biblioteca Archivio Luigi Micheletti).

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"Il Risorgimento è una prova evidente della feroce contrapposizione alle istituzioni preposte alla religione del suo popolo, nonostante certi ricorrenti unanimismi di facciata.

L’idea del non expedit, lanciata due mesi dopo Porta Pia, riduce della metà il già esiguo due per cento di elettorato italiano.

E saranno gli anni dei dogmi, delle scomuniche, del Sillabo.

Gli anni dei papi barricati nei palazzi vaticani piantonati dai bersaglieri.

Nell’ambito di questo tormentato e contrastatissimo processo storico, vediamo che il periodo che va da Plombierès e Villafranca fino alle elezioni politiche dell’ottobre 1865, emergono e si consolidano, a partire dal 1859, le realtà della Loggia Ausonia e quindi del Grande Oriente d’Italia.

Senza una chiara e precisa contestualizzazione della Loggia Cenomana all’interno di queste vicende più generali della massoneria nazionale, sarebbe molto difficile riuscire a cogliere il vero significato della ragion d’essere e del ruolo svolto da questa Loggia bresciana Cenomana sul movimentato scacchiere delle forze allora in campo, impegnate a contendersi con ogni mezzo, lecito e talvolta men che lecito, ogni amministrazione locale, ogni collegio elettorale parlamentare, ogni posizione istituzionale in grado di rafforzare lo schieramento liberale e laico oppure quello conservatore e clericale.

La Loggia Cenomana a Brescia fu fondata nel 1860 e guidata da Enrico Martini, lo stesso Venerabile della Loggia Serio di Crema.

Il fatto è confermato da Silvano Danesi nelle sue «Brevi note storiche sulla Massoneria Bresciana», ora accessibili in forma meno riservata anche se ancora molto sintetica sul web. Ciò significa che Martini quand'era Presidente del Circolo Patrio di Crema, dopo aver fondato «L’Eco di Crema» e mentre combatteva a Crema le battaglie elettorali del 1860 e del 1861, in vista della costituzione della Loggia Serio nel 1862, già guidava a Brescia una delle prime e più agguerrite logge della Lombardia, la Loggia Cenomana.

C’era stato a Brescia un ampio vuoto temporale durante i decenni della restaurazione, come accaduto del resto in tutti i territori italiani, tra la chiusura della Loggia Amalia Augusta, inaugurata nel 1806, e questa ripresa delle attività massoniche nel 1860.

È noto come la Loggia Arnaldo venga costituita a Brescia solo alcuni anni dopo la Loggia Cenomana, vale a dire nell’ottobre del 1863 [o forse 1861].

È dunque la Loggia Cenomana a essere in quel periodo, così conflittuale e turbolento, l’avamposto massonico a Brescia. Va notata l’univocità di comando con la formazione di Crema.

E va pure notato che le informative prefettizie circa un possibile successivo assorbimento della Loggia Cenomana nella Loggia Arnaldo non hanno mai trovato conferma.

E quindi, quale è stato l’esito, quale il destino della Loggia Cenomana, punta avanzata in quegli anni della massoneria italiana verso il Veneto, verso i patrioti ancora in attesa della libertà, verso la «Venezia che spera»? Anche a Bergamo il Venerabile della Loggia Cenomana e della costituenda Loggia Serio si attiva per creare una nuova entità massonica.

Molto resta da scoprire anche in questo caso, a riprova di come su tali aspetti le cognizioni attuali siano molto inferiori rispetto alle possibili acquisizioni di nuove e più estese conoscenze, da ricercare lungo direttrici d’indagine ancora tutte da tracciare.

Esistono ampi spazi di ricerca per chi abbia a cuore la storia dei primi sviluppi della massoneria nazionale in quei territori dopo la seconda guerra di indipendenza, nel contesto delle battaglie politiche ed elettorali di quei momenti così burrascosi ma così fondamentali per la costruzione del nuovo Stato” (Da “Pietro Martini La costituzione della Loggia Serio a Crema nel 1862”, p. 167, 168).

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Loggia Arnaldo del 1861 di RØž SØž AØž AØž all’OrØž di Brescia (GØž MØž Costantino Nigra nel 1861; Filippo Cordova 1862; Giuseppe Garibaldi 1864)

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Sigillo  della RØž LØž "Arnaldo" di RSAA all'Oriente di Brescia

(Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria Lombarda, Bastogi, 1992, p.97)

La Loggia Arnaldo risulta da testimonianza presente già nel 1861, abbattuta nel 1862 per ricostituirsi nel 1863 o ’64.

In data 3 marzo 1863 il ministro degli Interni Spaventa chiese al prefetto di Brescia precise notizie intorno alla esistenza di Logge massoniche ed in caso affermativo intorno agli aderenti, ai loro legami e relazioni con l’estero. La risposta fu negativa, ma a distanza di soli pochi mesi il prefetto dovette ricredersi e prendere atto dell’esistenza in Brescia addirittura di due logge massoniche, l’una denominata ‘Cenomana’, di sentimenti moderati, con a capo il conte Enrico Martini di Crema, la seconda denominata ‘Arnaldo’, di orientamento più avanzato (‘di sentimenti spinti’ – scrisse il prefetto al ministro dell’Interno) con a capo l’avv. Luigi Botturelli, direttore del giornale ‘La Sentinella Bresciana’ “. La documentazione del rapporto prefettizio è contenuta in una lettera del prefetto al Ministero dell’Interno datata 4 aprile 1863, depositata all’Archivio di Stato a Brescia (A.S.B. Questura, b. 14).

La Loggia Arnaldo risultava molto presente nel mondo politico bresciano. Grazie al Botturelli essa era in grado di controllare un periodico di notevole autorità.

Di Rito scozzese antico accettato, la Regia Loggia Arnaldo [ri]nasce nell’ottobre del 1863 e tra i suoi fondatori annovera il dottor Francesco Feliciangeli (Sovrano Principe del Real Segreto), emigrato romano residente a Torino, ex ufficiale garibaldino giunto a Brescia agli inizi dell’ottobre 1863 e fattosi subito notare per le strette relazioni intrattenute con ‘i più ardenti del partito estremo’; Erminio Pescatori (Sovrano Principe Rosa Croce), marito di una signora possidente, la signora Biagini, direttrice di una compagnia comico-drammatica; il letterato Giovanni Fontebasso, apprendista teatrale e autore drammatico; il veronese Francesco Fermignani, giudicato ‘abile mestatore che qui presta servizi ai liberali, là agli Austriaci’, ‘parolaio ambulante’, ‘sollecitatore’, ‘un presta servizi, che sa trar guadagno da tutto al proprio vantaggio’; Luigi Marchetti, uomo che ‘all’aspetto fiero e concentrato si appalesa per individuo inclinato alla cospirazione’; infine il cav. Antonio Legnazzi, il dottor Luigi Alemanni, Luigi Zavarise, l’avv. Alessandro Legnazzi, Alessandro Tommasi, tutti veneti [Notizie tratte da lettera del Prefetto al Ministero dell’Interno, 21 ottobre 1863 e lettera di risposta del Ministero del 6 febbraio 1864, in Archivio di Stato di Brescia, b.14 – citata in Chiarini., Politica e società nella Brescia Zanardelliana, pag.123, nota 14].

Nell’informativa al Ministero degli Interni del 21 ottobre 1863 il prefetto di Brescia sostiene che la principale occupazione della Loggia fosse quella di prestare soccorso ed aiuto alle famiglie bisognose ed in occasione di pubbliche calamità ed esclude un collegamento con le altre logge nazionali, se non in casi sporadici, esclusivamente quando si tratta di raccomandare un confratello in viaggio, per assicurargli l’assistenza in caso di bisogno.

I carabinieri in una relazione del 6 febbraio 1864 la consideravano di sentimenti spinti [Storia di Brescia].

Tra i venerabili che dirigono in varie epoche la loggia troviamo Giovanni Plebani e il dottor Tullio Bonizzardi, fondatore della Croce Bianca (ai cui funerali, il 4 aprile 1908, è presente Giuseppe Zanardelli).

La vita della Loggia Arnaldo appare sin dall’inizio travagliata a causa della difficile convivenza, al suo interno, di appartenenti ai due orientamenti, l’uno più moderato e l’altro più radicale, che agitavano il mondo politico e sociale, laico e repubblicano.

La prima sede della Arnaldo, all’atto della sua costituzione nel 1863, è al Mercato del Grano e tuttavia, nel 1875, il prefetto [Lettera dell’Ispettore di P.S. di Brescia al Prefetto, 24 luglio 1875 – Archivio di Stato di Brescia, Questura, b.14 – Fotocopia in Archivio Fondazione Luigi Micheletti – Brescia] viene a sapere da un confidente della polizia, già socio della Loggia Arnaldo, della presunta esistenza della stessa sin dal 1861. Secondo tale ‘confidenza’  la Loggia, che aveva sede nel Mercato del Grano e contava allora più di 300 soci, si era poi sciolta nel ’62 per ricostituirsi nel 1864, con sede nella casa del liberale Klobus (esistente agli inizi dell’attuale galleria sottopassante il colle Cidneo, prima che fosse parzialmente abbattuta per far posto a questa), con una spesa di “una somma enorme nell’impianto della sala della chiesa”, stando quantomeno al rendiconto presentato da Gio. Antonio Gerardi, esponente della Sinistra, noto negoziante di mobili e appartenente alla Loggia.

Altre informazioni ci dicono che nel 1865 insieme alla Cola di Rienzo, sempre di R.S.A.A., crea la “Arnaldo-Rienzi” (S. Danesi, o. c., p. 124), ma potrebbe essere una gemmazione della Loggia di una parte di FFØž.

La loggia, stando all’informativa del 1875 del prefetto, si sarebbe sciolta di nuovo nel 1866, quando aveva solamente 13 o 14 aderenti.

Della sua attività si trova tuttavia testimonianza in vari documenti degli anni successivi. Secondo un’informativa del prefetto di Brescia al Ministero dell’Interno del 17 giugno 1868 [Archivio di Stato di Brescia, Questura, b.14 – Fotocopia in Archivio Fondazione Luigi Micheletti – Brescia], vengono indicati come membri effettivi e fondatori della RØž LØž Arnaldo di Rito Scozzese Antico ed Accettato, all’OØž RØž di Brescia, l’avvocato FØž Andrea Grana, “liberale piuttosto avanzato” (presidente), il dottor Tullio Bonizzardi, il dottor FØž Eugenio Klobus e l’avvocato FØž Antonio Legnazzi (questi due definiti liberali piuttosto avanzati) e i liberali moderati dottor Leopoldo Dionisi, avvocato Carlo Capra, Giovan Battista Formentini, Gio.Antonio Gerardi, Gaetano Foscarini, Antonio Boschetti, il dottor Gregorio Braccio e l’avvocato Alessandro Legnazzi.

Nelle carte del fratello di Giuseppe Zanardelli, ingegner Ferdinando, viene conservata una ricevuta, su bollettino di versamento intestato alla Loggia Arnaldo, per la tassa di iscrizione di FØž Cesare Zanardelli a “tutto agosto” firmata dal tesoriere della loggia Tosoni e datata 1890.

Dai documenti del Grande Oriente d’Italia risulta che nel 1891, l’11 di marzo, con un decreto dell’allora Gran Maestro Lemmi, la Loggia Arnaldo veniva ricostituita (Arnaldo “2”).

Della presenza attiva della Loggia Arnaldo nel 1892 è data testimonianza in una lettera inviata dal FØž Tullio Bonizzardi, a nome della Loggia, al “FFØž Zanardelli” per la riuscita della candidatura Comini nel collegio di Salò nelle elezioni di quell’anno [Lettera di Bonizzardi a Zanardelli, 1892, in Fondo Zanardelli, Archivio di Stato di Brescia, b. 61].

Le notizie di chiusura e di ricostituzione della Loggia Arnaldo, che si susseguono a pochi anni di distanza le une dalle altre, fanno pensare ad un travaglio intenso dei massoni bresciani, probabilmente legato intimamente alle mutevoli sorti dei rapporti tra i liberali moderati e progressisti e tra questi ultimi e i repubblicani, i radicali ed, infine, i socialisti. Essendo molti i liberali progressisti e zanardelliani attivamente presenti nella Arnaldo non è difficile pensare che l’eco delle accese polemiche e delle divisioni politiche si sia fatto sentire anche nell’attività massonica, determinando più volte l’aumentare o lo scemare delle adesioni e, di conseguenza, la demolizione e la ricostituzione della loggia. Interessante comunque il fatto che ad ogni ripresa dell’attività venga conservato il nome precedente, indice di una continuità che trova evidenza esterna nella tenacia con la quale il blocco di potere zanardelliano resiste alle progressive difficoltà a cui viene sottoposto dall’alleanza dei moderati con i cattolici e dalle difficili coalizioni con le componenti repubblicana e radicale.

La loggia risulta ancora attiva nell’annuario del Grande Oriente d’Italia nel 1909, quindi dopo la scissione di Piazza del Gesù, quando la carica di Maestro Venerabile è ricoperta da Antonio Carella e nel 1914, quando il Venerabile è Giovanni Plebani[Informativa del prefetto, fotocopia dell’originale in Fondazione Luigi Micheletti, Brescia]. Non risulta essere attiva nel 1925 quando tutte  le Logge verranno abbattute a seguito della legge antimassonica fascista.

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Loggia Rienzi (o Cola di Rienzo?) del 1863 di RØž SØž AØž AØž all’OrØž di Brescia (GØž MØž Giuseppe Garibaldi e poi ancora nel 1864 GØž MØž Filippo Cordova)

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Alla fine del 1864 e nel giugno del 1865 parrebbe essere attiva la Loggia Cola di Rienzo.

Il Maestro Venerabile sarebbe stato il medico provinciale FØž Tullio Bonizzardi, già MØž VØž della Loggia Arnaldo; se così fosse la Loggia sarebbe l’erede o una filiazione dell’Arnaldo, all’Obbedienza del grande Oriente d’Italia (Silvano Danesi, All’Oriente di Brescia ecc., Edimai, 1993, p. 35).

Nel 1863 sembrerebbe essere stata attiva a Brescia la Loggia Rienzi (da documento del FØž Daniele Gasparetti sulle Logge storiche in Lombardia del Collegio circoscrizionale dei MMØž VVØž Circolo Olona di Milano).

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Loggia Arnaldo Rienzi del 1865 di RØž SØž AØž AØž all’OrØž di Brescia (GØž MØž Filippo Cordova)

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Nel 1865 avviene forse la fusione delle Logge Arnaldo e Cola di Rienzo (o Rienzi?) entrambe di R.S.A.A.  (S. Danesi, o. c., p. 124).

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Società Internazionale Neolatina (Loggia coperta) (Presidente FØž Carlo Michele Buscaglioni)

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Obiettivo dichiarato della Società nata a Torino nel 1864 era la formazione di una sorta di lega dei paesi latini, guidata dalla monarchia sabauda, in opposizione al pangermanesimo e al panslavismo. 

Ma fu un progetto che durò solo tre anni e fallì, nonostante l’impegno del FØž Buscaglioni (fu un massone simbolico nella Madre Loggia “Ausonia” (1861) e Gran Maestro Aggiunto (1862), ma fu anche, nella sua carriera latomistica, Primo Gran Sorvegliante (1863-1867) del Grande Oriente Italiano, nonché Garante d’amicizia del Grande Oriente di Francia fino al novembre 1865).

La S.I.N. di Brescia fu la probabile copertura di una Loggia, forse la Rienzo quando si fonde con l’Arnaldo, in uno dei suoi periodi incerti.

Presieduta dall’avvocato e onorevole FØž Paolo Baruchelli (non Baronchelli), la Società Internazionale Neolatina si qualifica per l’attivismo e l’impegno con cui assume l’iniziativa presso tutte le associazioni ed i circoli politici della provincia.

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Società di Mutuo Soccorso, filantropiche e culturali

di origine massonica

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Nei primi anni ’60 dall’iniziativa di molti Massoni prendono avvio le “Società di mutuo soccorso”, base del futuro sindacalismo italiano.

A Brescia nascono due società operaie di mutuo soccorso (una maschile e una femminile).

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“Associazione di mutuo soccorso fra gli operai”

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Fondata a Brescia nel 1860 dal FØž Giuseppe Zanardelli, Francesco Berardi, Angelo Bordoni, Giuseppe Gandaglia, Faustino Gaza, Francesco Gualla, Giuseppe Marchioni, Zaccaria Premoli e Camillo Guerrini, che aveva come principi “l’unione e la fratellanza degli opera” e come scopo di !promuovere la prosperità materiale e la educazione intellettuale e morale degli operai e dei loro figli mediante scuole serali e festve al fine di mantenere fra loro la stima e la concordia. Curando la moralità della loro condotta e facendo opera di comporre amichevolmente ogni loro controversia”.

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Società Operaia di mutuo soccorsodi Brescia

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(Verificare se è la stessa di prima, trasformata per fusione con altri sodalizi o incorporazioni della stessa o altre), fondata nel 1862, aveva un’indole trasversale: vi aderirono 400 soci, , di cui un centinaio onorari. Tra questi: don Antonio Salvoni (esponente del clero liberale e parroco di Gavardo), il FØž liberomuratore Andrea Grana, una manciata di “azionisti” (intesi come membri del Partito d’Azione?) e repubblicani (Camillo Biseo, il medico Paolo Leoni, Antonio Frigerio, il FØž Giovanni Plevani),  il FØž Giuseppe Zanardelli e parte della “conventicola” [sic!] legata o vicina al club liberale (Carlo Baresani e Francesco Glisenti o l’orefice Francesco Gualla), o ancora possidenti e commercianti come Francesco Berardi, Presidente del Credito Agrario Bresciano dal 1883 alla morte (ASBs, Questura, b. 14, 21 giugno 1864).

La sua costituzione avvenne in forma ufficiale con una cerimonia in cui presenziarono il sindaco di Brescia e la giunta municipale.

Il composito oggetto sociale – l’affratellamento, il collocamento e l’acculturazione degli operai e l’esercizio di funzioni arbitrali – configurava una sorta di patto costituente in cui erano confluite preoccupazioni di natura paternalistico-filantropica e obiettivi di controllo sociale (sull’azione dei repubblicani locali in questo senso si rinvia alle considerazioni contenute in R. Chiarini, Politica e società, p. 120 - 121).

Si cercò anche di garantire agli iscritti una sorta di assistenza sanitaria: alcuni medici tra cui il FØž Tullio Bonizzardi e Paolo Leoni, si impegnarono a visitare senza compenso gli operai che si fossero ammalati (Marina Romani, Costruire la fiducia. Istituzioni, élite locali e mercato del credito in tre ..., p. 97).

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Associazione generale operaia maschile di mutuo sussidio ed istruzione

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Forse altra denominazione del precedente sodalizio, considerato l’anno di fondazione e parte dei membri.

Costituita nel 1862 su iniziativa del Circolo Nazionale e di una commissione composta tra gli altri da Giuseppe Zanardelli.

Ai vertici della società troviamo il FØž Giovanni Plebani, che sarà MØž VØž della Loggia Arnaldo.

Nell’associazione non ci si doveva occupare “né di religione, né di politica”.

Sul suo esempio nacquero in provincia molte Società di mutuo soccorso con simili intendimenti.

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Circolo Popolare Garibaldi

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Inaugurato il 10 agosto 1862, promosso da Ghisetti, si propose di “educare il popolo alla vita morale e politica, cooperare al compimento dei destini della nazione e sviluppare sempre più le interne libertà, assicurare ai soci protezione e reciproca assistenza”. Motto “Uno per tutti, tutti per uno”.

Principi ispiratori: Patria, unità, fratellanza.

L'iniziativa ebbe fortuna. Nel 1863 aveva un patrimonio di 615,75 lire e nel 1912 di 23.000 lire.

Socio fra i primi fu Garibaldi stesso.

Il Circolo esercitò la beneficenza, combatté l'accattonaggio, promosse commemorazioni, si interessò di problemi pubblici, sussidiò enti ed iniziative guadagnandosi segnalazioni e premi.

Ne fu animatore soprattutto il FØž Giovanni Plevani.

Dopo la morte di Garibaldi (2 giugno 1882) il circolo venne a lui dedicato il 6 agosto 1882.

Ebbe sede prima in piazza del Novarino e poi in via Cavagnini, 11.

Il circolo si batté per la partecipazione del comune al ricovero dei mendicanti nella Casa di Dio, "contro le sette cattoliche antiunitarie", contro la tassazione del piccolo commercio, per l'istituzione di una sala di custodia dei bambini lattanti e slattati di madri operaie, per la mobilitazione di volontari garibaldini nel 1866, 1870 ecc.

Il Circolo venne premiato di medaglia d'argento dalla Commissione di beneficenza presso la Cassa di Risparmio di Milano, di medaglia di bronzo all'Esposizione Italiana di Torino, nel 1884, di medaglia d'argento dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, di medaglia d'oro e di bronzo all'Esposizione di Brescia 1904, e di medaglia di bronzo all'Esposizione Internazionale di Milano nel 1906.

Con il sopravvento del fascismo il Circolo venne fuso con l'Associazione Nazionale Generale fra gli operai.

Ne furono presidenti: Luigi Falsina, FØž Giovanni Plevani, FØž Angelo Carugati [Massone come riportato da Silvano Danesi, o.c. Liberi Muratori in Lombardia, p. 190].

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Oltre al Circolo Popolare (poi Circolo Popolare Garibaldi) nasce anche la Società dell’Unione Democratica (emanazione del Partito d’Azione).

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Sotto la volta stellata convivevano posizioni tra le più diverse, ma consistente era la presenza di coloro che guardavano alla nascente classe operaia e alle plebi diseredate. Nelle Logge rimaneva aperta la dialettica tra tendenze moderate e quelle democratiche, che avevano una proiezione esterna nelle Società operaie dii mutuo soccorso e in altre istituzioni sociali (Danesi, o. c., p. 123, 131).

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“Associazione pel progresso degli studi economici”

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Fondata a Brescia nel 1875 dal FØž massone Gabriele Rosa.

Promosse inchieste sul lavoro delle donne e dei fanciulli, sull’emarginazione, sul credito agricolo, sulle società operaie, ecc.

L’Associazione era collegata all’omonima organizzazione fondata a Milano e della quale facevano parte, oltre a Gabriele Rosa, anche uomini della Destra come Pasquale Villari e cattolici come Giuseppe Toniolo.

La Società si opponeva alla Adamo Smith, propugnatrice del liberismo ed erede della tradizione di economia che aveva i suoi esponenti in Gioia e Cattaneo.

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“Associazione nazionale per la pubblica assistenza Opera pia CROCE BIANCA”

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La Croce Bianca fu fondata il 6 ottobre 1890 dal dott. Tullio Bonizzardi, Fratello massone, che ne scrisse lo Statuto.

Il FØž Tullio Bonizzardi fu sempre attivissimo in campo sociale e fu per tutta òa sua vita un esponente di spicco della Libera Muratoria.

L’Opera pia Croce Bianca ancora oggi gestisce il servizio pubblico di ambulanze e di primo soccorso.

All’avvio della sua attività organizzava anche cucine per pasti per i poveri.

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La presa di Roma

20 settembre 1870 - L'ultimo giorno del Papa re.

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La Massoneria considerò la soluzione della questione romana come uno dei suoi successi: su 540 deputati 300 erano massoni di fatto o per comunanza di pensiero e tutti avevano assunto posizioni favorevoli per una radicale soluzione del problema romano.

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Ad una completa unificazione massonica, sia pure impostata su “Officine di qualunque Rito” (art. 1 dello Statuto del 1874) si pervenne solo nel 1874 e tale formula fu un compromesso per arrivare all’unificazione, con una diarchia tra Rito Scozzese e Rito Simbolico.

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La Costituente massonica riunì sotto la stessa autorità del Grande Oriente Italiano tutte le Logge della Gran Loggia di Rito Simbolico Italiano, del Rito Scozzese - anche se i due Riti ancora continuano a governare le proprie logge dei primi tre gradi con i propri rituali.

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Scompaiono gli altri Riti, che ricompariranno in seguito con altre patenti di regolarità, e scomparvero anche le Logge dipendenti dalle Massonerie estere, via via che queste riconobbero l’esclusività territoriale del Grande Oriente d’Italia.

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Loggia Dante Alighieri del 1874 di Rito Simbolico all’OrØž di Chiari (FØž MØž AØž Gaetano Pini, MØž VØž della Loggia Ragione di Milano)

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Nel 1874 l’unica Loggia bresciana elencata tra quelle lombarde risulta essere la Dante Alighieri di Chiari, (Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria lombarda, Bastogi, 1992).

È data attiva già nel 1873 da documento del FØž Daniele Gasparetti sulle Logge storiche in Lombardia redatto del Collegio circoscrizionale dei MMØž VVØž Circolo Olona di Milano).

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Massoneria italiana di Rito Simbolico

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Il periodo di fine anni ’60 e primi anni ’70 fu un periodo ribelle per le Logge milanesi di Rito Simbolico che confermarono nel 1867 la loro separazione dal Grande Oriente d’Italia e si denominarono “Massoneria Italiana del Rito Simbolico”, che si fuse nuovamente l’anno successivo, senza però l’adesione di tutte le Logge dissenzienti.

Il G.O.I. reagì e seguì un periodo di demolizioni e ricostruzioni che servirono essenzialmente a destrutturare i vertici delle Logge e a renderle più sintoniche al Grande Oriente e nel 1876 il tentativo di autonomia del Rito Simbolico Milanese fu riassorbito.

La Loggia Dante Alighieri del 1874 di Rito Simbolico all’OrØž di Chiari non si sa quando sia nata e sembra essere appartenuta al Rito Simbolico Milanese; verrà demolita dal GØž OØž IØž con Decreto n. 29 del 10 maggio 1876. Demolizione motivata ufficialmente da “lunga inerzia e continua morosità”, ma di fatto dovute al perpetuarsi di una decisa volontà di indipendenza e di autonomia dal Grande Oriente di questa officina, come molte altre, di Rito Simbolico.

Negli anni tra il 1874 e il 1922, il Rito simbolico fu parte attiva e contribuì in più occasioni alla difesa dei principi di unità e fratellanza in Italia, negli anni non facili del consolidamento della massoneria, resa strutturalmente fragile dal fatto che il Grande Oriente d'Italia esercitava solo nominalmente il controllo delle logge azzurre, ovvero quelle operanti nei primi tre gradi, che costituivano la vera e propria base dell’istituzione.

Per tali benemerenze, si iniziò a parlare del Rito quale Sentinella dell'Ordine. Tale percorso iniziato idealmente nel 1874, con la volontaria fusione delle proprie Logge nel Grande Oriente d'Italia, passerà per la costituzione della propria Serenissima Gran Loggia nel 1879, e culminerà con la rinuncia alla giurisdizione sulle Logge nel 1922, permettendo così la realizzazione del progetto unitario per la massoneria italiana.

La battaglia che condussero le Logge milanesi non fu combattuta solo in difesa di privilegi acquisiti, ma rappresentò una scelta di campo democratica per rivendicare una pluralità rituale.

La serrata polemica che si snodò per due anni sulle colonne delle riviste massoniche indusse i fautori dell’unicità rituale a fare un passo indietro e ad aprire la strada alla definitiva consacrazione della libertà dei Riti che avvenne nell’Assemblea costituente del 1874.

Ma la libertà dei Riti non era il solo argomento che stava a cuore alle logge Simboliche milanesi. Alla base della loro strategia vi era un forte sentimento politico e anticlericale e, in particolar modo, un impegno a dar vita a iniziative che avessero lo scopo di ottenere «il miglioramento morale ed economico della specie umana, l’estinzione del pauperismo e della mendicità, la soluzione del problema umano colla fiaccola della verità e della ragione, colla scuola, colla scienza morale e colle scienze fisiche».

È in questo ambiente, orgoglioso della propria autonomia rituale, consapevole di essere minoranza, ma di non essere inferiore dal punto di vista esoterico, politicamente progressista e socialmente impegnato, che il Rito Simbolico si formò.

Gatano Pini, che fu Maestro Venerabile il 18 marzo 1874 della Loggia “Ragione” di Milano, svolse un ruolo determinante nella Massoneria milanese e nel Rito Simbolico, sostituendo al sistema piramidale gerarchico delle vecchie logge una struttura democratica: i fratelli di grado inferiore avevano così diritto di nominare quelli di loro che reputavano più degni per i gradi più alti.

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Loggia Propaganda del 1877 all’ObbØž del G.O.I. e all’OrØž di Roma (GØž MØž Giuseppe Mazzoni)

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La citiamo unicamente perché ad essa è appartenuto Giuseppe Zanardelli e per dare informazioni sulle ragioni della sua esistenza.

Con la proclamazione del Regno d'Italia unitario, da parte del Grande Oriente d'Italia sorse l'esigenza di salvaguardare l’identità degli affiliati più in vista, anche all'interno dell'organizzazione.

Per tale motivo, l’adesione di questi ultimi non figurava in nessun elenco ufficiale, ma era nota al solo Gran maestro, risultandogli come “iniziazione «all'orecchio»”.

Fu solo nel 1877 che il G.M. Giuseppe Mazzoni iniziò a stilarne un elenco denominato Propaganda massonica, costituendo ufficialmente la Loggia e diventandone il primo Gran Maestro.

La Loggia Propaganda viene quindi creata nel 1877 e riservata a Fratelli di prestigio, tra i quali Giosuè Carducci (1886), Francesco Crispi (1880) e Giuseppe Zanardelli, che fu affiliato il’11 gennaio 1889 e iscritto alla matricola generale n. 8194 (Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria lombarda, Bastogi 1992 e Aldo Mola, Storia della massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, Bompiani, 1992).

Fu sciolta nel 1925 d’imperio del regime fascista con la promulgazione della legge 26 novembre 1925, n. 2029 che ebbe come conseguenza lo scioglimento di tutte le associazioni caratterizzate da vincoli di segretezza, costringendo il Gran maestro Domizio Torrigiani, a firmare il decreto di scioglimento di tutte le logge.

La massoneria italiana, peraltro, si ricostituì in esilio, a Parigi, il 12 gennaio 1930.

Venne riorganizzata, e quindi rifondata, nel secondo dopo guerra dal Gran Maestro Ugo Lenzi, che la ribattezzò, per ragioni organizzative, “Propaganda 2”.

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Loggia Carlo Cattaneo del 1882 (o 1883) (GØž MØž Giuseppe Petroni)

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Di altre Logge oltre le precedenti all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia non si ha notizia certa.

Pare tuttavia che nel 1882, pochi mesi prima dell’inaugurazione del monumento ad Arnaldo, l’ex duumviro avvocato FØž Carlo Cassola avesse dato vita, con l’aiuto di Gabriele Rosa, ad un’altra Loggia (di cui non è specificato il nome [forse "Carlo Cattaneo"?] con lo scopo di riunire i massoni dispersi (S.Danesi, o.c., p. 121).

Nel 1883 è attiva a Brescia la Loggia Carlo Cattaneo (Da documento del FØž Daniele Gasparetti "Elenco delle Logge storiche in Lombardia" redattodel Collegio circoscrizionale dei MMØž VVØž Circolo Olona di Milano).

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L’Associazione Fraterna del 1891 (Copertura profana della Loggia Arnaldo)

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Nel 1891 è attiva a Brescia l“Associazione Fraterna”, della quale fa parte Cesare Zanardelli e ai cui vertici troviamo Tullio Bonizzardi e Tosoni, rispettivamente Maestro Venerabile e Tesoriere, negli stessi anni, della Loggia Arnaldo.

L’Associazione fu la “copertura” della Loggia Arnaldo e una sua emanazione diretta per l’attività politica.

Dalle convocazioni conservate nel fondo Zanardelli presso l’Archivio di Stato [Fondo Zanardelli- Archivio di Stato di Brescia – busta 844] si evince che l’associazione si occupava di temi di politica generale, come il divorzio, ma anche di nomine e di fatti legati alla politica cittadina.

La S.V. conosce – scrive il Bonizzardi a Cesare Zanardelli in data 1 marzo 1991 – come questa Associazione nell’adunanza del 19 febbr. p.p. abbia deliberato di volere per lo innanzi partecipare a tutte le alte questioni d’interesse cittadino sia amministrativo che politico. In omaggio pertanto a questa deliberazione e sopra formale proposta di un socio appoggiata dall’unanime suffragio degli intervenuti, nel giorno di domani Lunedi 2 corr. alle ore 8 pom. seguirà la discussione sui modi e mezzi necessari per provvedere convenientemente alle elezioni che dovranno prossimamente essere fatte dal consiglio per provvedere ai vari uffici delle opere pie in relazione alla nuova legge sulle stesse. A questo intento verranno eziandio fornite importanti informazioni[Fondo Zanardelli – Archivio di Stato – busta 844].

Della sostanziale identità tra la Loggia Arnaldo e la “Associazione Fraterna” è testimonianza una lettera del Bonizzardi a Cesare Zanardelli in data 23 maggio 1890; su un foglietto della Direzione dell’Ufficio sanitario municipale si legge: “Distinto Sg ed amico, abbiamo portata la seduta della nostra associazione ad oggi onde poter avere un prezioso elemento quale è la S.V.Illma. Conto quindi sul di Lei intervento stassera alle ore 8 3/4 casa Seccamani via Bue d’Oro nella sala al pian terreno sulla cui porta si troverà un fanale acceso. Dev.mo. Bonizzardi”; sul fianco del foglietto la scritta: “23 – intervenuto per la 2ª volta – ed ammesso alla loggia massonica – giuramento”.

Il 14 giugno del 1890 il tesoriere della Società “La Fraterna” scrive a Cesare Zanardelli: “Le verrà nel tempo inviata regolare ricevuta; ora Le si è fatta annotazione alla di Lei partita delle avute L. 12 delle quali L. 10 a saldo tassa d’iniziazione e L. 2 a saldo mensile di maggio p.p.”.

Scrive ancora il Bonizzardi l’8 aprile 1891: “Onorevole Socio. Vi rammento che Sabato 8 corr. alle ore 5 1/2 p. seguirà il banchetto di cui già avete avuto conoscenza. Il luogo di ritrovo è il Ronco Amadei che è il primo che si incontra nella strada volta a monte successiva al primo incrocio di vie che si incontrano salendo in corrispondenza del Ronco Guala. Del resto il luogo del ritrovo è la sala della Croce Rossa alle 5 pom. In pari tempo, ottemperando ad un vivissimo dovere le accludo la nota dei cittadini che la Società in ripetute adunanze volle proposti per costituire il Collegio d’Amministrazione della Congregazione di carità che il Consiglio Comunale dovrà eleggere il 18 aprile corr. E’ inutile il dire quanto sia l’interesse e il dovere che c’incombe per la completa riuscita dei proposti candidati. Questa sarà la prima prova nella quale la nostra Società potrà commisurare la Sua forza. Devotamente. Bonizzardi”. Segue una nota: “Siete pregato di distruggere subito la presente”. In allegato un foglio con le indicazioni dei nomi: “Avv. Cesare Nova Papista – Martarelli Luigi – Bocchio avv. Giuseppe – Finadri Dr Arturo – Faita Rag. Celso – Andri Avv. Cesare – Fomasi Luigi – Longhi Antonio” [Fondo Zanardelli – Archivio di Stato – busta 844].

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Loggia Benacense del 1894 all’OrØž di Limone sul Garda (GØž MØž Adriano Lemmi)

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Loggia attiva avvalorata da elenco del FØž Daniele Gasparetti sulle Logge storiche in Lombardia redatto dal Collegio Circoscrizionale dei MMØž VVØž Circolo Olona di Milano nel 1983.

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Loggia Cesare Abba del 1910 (o 1914) all’OrØž di Brescia (GØž MØž Ettore Ferrari)

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Qualcuno azzarda che la Loggia potesse già esistere dal 1890, ma considerando che il FØž Cesare Abba passò all’OrØž Eterno nel 1910, parrebbe strano che gli si intitoli una Loggia con lui ancora vivente, più credibile che abbia “eretto le colonne” nel 1910 oppure che in tale data ci sia stata una vecchia Loggia rinominata poi Cesare Abba oppure ancora che si sia trasformata per incorporazione o fusione in questa nuova; verrà abbattuta nel 1925 a seguito della legge antimassonica fascista.

È l’unica Loggia cittadina esistente certamente nel 1923 e chiusa nel 1925.

Un FØž della Loggia fu il ragioniere Astorre Copetta, discepolo di Cesare Abba, attivo sino alla sua chiusura e presente nel gruppo dei liquidatori dell’Unione bancaria nazionale (testimonianza resa a Silvano Danesi da Enrico Porro Savoldi, in Liberi Muratori bresciani, ecc., Edimai, 1995, p.192).

Un esponente del periodo fu il FØž Angelo Carugati, direttore del giornale “Il Garibaldino” e membro della disciolta sezione bresciana dell’associazione “Italia libera”.

Augusto Turati, (si pensa che fosse FØž Massone di Piazza del Gesù) quand’era ancora segretario del fascio provinciale di Brescia affermava in merito alla Massoneria bresciana, in una sua relazione del 1923 al Pnf locale, che vi erano due fronti sui quali andava condotta l’offensiva con maggior determinazione: da un lato i popolari (in provincia più socialisti dei socialisti stessi) e dall’altro i “democratici dissidenti” che “vanno combattendo e sono morti” e “che si sono costituiti guardie del santo sepolcro senza badare che nel sepolcro invece di Cristo, che già è risorto, conservano una carogna”. Quanto ai primi Turati preconizza addirittura un loro compattamento coi socialisti, fino alla costituzione di un blocco “social-popolare” e riguardo ai secondi – gli uomini raccolti attorno a “Il Garibaldino” del FØž Angelo Carugati e alle componenti del quotidiano zanardelliano “La Provincia”, prima restie e poi contrarie all’abbraccio con i fascisti -, sebbene numericamente esigui e “roba di poco conto”, ridotta a “puro fantasma”, incita a non “perderli d’occhio”.

Nel giugno 1925 viene chiusa la Loggia cittadina “Cesare Abba” e viene perquisita la casa del direttore de “Il Garibaldino”, Angelo Carugati, massone e membro del comitato provinciale della disciolta sezione bresciana dell’associazione “Italia libera”. Durante la perquisizione vengono trovati documenti massonici e, in particolare, una circolare del grande Oriente d’Italia, numero 46, in data 21 aprile 1925, diramata a tutte le Logge massoniche del Regno per protestare contro la legislazione fascista.

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Triangolo Francesco Gamba (GØž MØž Adriano Lemmi)

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(esistente tra il 1890 e 1891)

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Loggia Israelitica n. 293 del G.O.I. del 1890 all’OrØž di Brescia (GØž MØž Adriano Lemmi)

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Esistente nel 1890.

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Le Officine bresciane alla vigilia della grande scissione del 1908

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1 Loggia di Rito Simbolico a Limone del Garda su 7 Officine lombarde;

1 Loggia di Rito Scozzese a Brescia su 14 Officine lombarde;

1 Loggia Israelitica a Brescia su 6 Officine lombarde.

(Silvano Danesi, Liberi Muratori in Lombardia ecc., Edimai, 1995, p. 166).

 

Le Logge israelitiche non hanno un nome ma solo un numero; anche quelle italiane dal 1874 appartengono ad una federazione governata da un Sovrano Consiglio Patriarca, risiedente allora ad Amburgo in Germania.

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La scissione del 1908 e la Massoneria di Palazzo Giustiniani e di Piazza del Gesù

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Nel Grande Oriente d’Italia si verificò una scissione che diede vita alla Massoneria c. d. di Piazza del Gesù che si contrappose a quella del Grande Oriente d’Italia, c. d. di Palazzo Giustiniani.

Tale scissione ebbe origine dalla dichiarazione di Saverio Fera, Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese, che affermò “irregolare” il Grande Oriente d’Italia, “ritirando l’obbedienza” e così dichiarava: “riportando alle dipendenze ed obbedienza del Supremo Consiglio le Logge del R.S.A.A.” e dichiarò altresì “irregolare” il Supremo Consiglio del R.S.A.A. di Palazzo Giustiniani rimasto fedele al G.O.I. che all'inverso aveva a sua volta dichiarato decaduto Fera dalle prerogative del 33° grado avendo cessato, con la scissione, di appartenere al G.O.I. amministrante i gradi azzurri.

La vicenda della scissione, lacerante per la Massoneria italiana, fu un atto estremamente negativo, anche se la motivazione legittima della libertà di coscienza dei Massoni nella loro sfera di azione nel sociale, peraltro sempre riaffermata dal G.O.I.  e contro una eccessiva politicizzazione della Massoneria italiana e contro  l’ingerenza dei vertici dell’Ordine nelle decisioni dei deputati Massoni, come affermato da Fera invero mai provata, essa avrebbe dovuto risolversi all’interno dell’Istituzione, cioè nella Gran Loggia deputata a dibattere anche problematiche di questo genere, e non sfociare in una lacerante scissione sia dell’Ordine che di quel Rito.

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Triangolo in Chiari del 1915 del G.O.I. (GØž MØž Ettore Ferrari)

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Autorizzato con decreto n. 226 del 17 febbraio 1915 per la Loggia Arnaldo all’Oriente di Brescia, da costituirsi in Chiari con i Fratelli Stefano Rasio, Domenico Rocco, Battista Zecconi, Virginio Cadei (Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria lombarda, Bastogi, 1992, p. 171).

La data 1915 del triangolo è confermata anche da documento del FØž Daniele Gasparetti sulle Logge storiche in Lombardia del Collegio circoscrizionale dei MMØž VVØž Circolo Olona di Milano.

 

Qualora alcuni FFØž intendano alzare le colonne di una nuova Officina, ma non sia ancora raggiunto il numero di sette o più Fratelli previsto, ai Massoni regolari domiciliati in uno stesso Oriente, possono formare di un Triangolo. Questo deve essere costituito da almeno tre Fratelli, che però restano alla dipendenza della Loggia alla quale gli stessi appartengono.

Art. 74 Reg. dell’Ordine GOI del 2018: Tre o più Fratelli che risiedano in una località ove non esista una Loggia, possono, con il consenso delle Logge di appartenenza e l’autorizzazione della Giunta del Grande Oriente d’Italia, costituirsi in Triangolo. Compito del Triangolo è quello di seguire con particolare attenzione le domande dei profani residenti nella sfera di azione del Triangolo e di operare a1 fine di promuovervi la costituzione di una Loggia. La autorizzazione decade ove, entro tre anni, non venga costituita una Loggia. L’appartenenza al Triangolo non esime i Fratelli dall’osservanza dei loro doveri nei confronti della propria Loggia.

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Loggia Leonessa del 1915 della Gran Loggia d’Italia - A.L.A.M. all’OrØž di Brescia (GØž MØž Saverio Fera o Leonardo Ricciardi)

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Una Loggia Leonessa sarebbe esistita a Brescia nel 1915 e nel 1916, all’Obbedienza di Piazza del Gesù secondo la testimonianza resa a Silvano Danesi da Carlo Alberto Di Tullio il 5/11/1994 (Silvano Danesi, Liberi Muratori in Lombardia, ecc., Edimai, 1995, nelle note a p. 208).

Una Loggia Leonessa all’OrØž di Brescia (gruppo scozzese) fu costituita dal FØž Sandro Piazzoni nel 1946 all’Obbedienza del GØž MØž Gustavo Scervini che si richiamava alla tradizione di Piazza del Gesù e nel 1949 confluirà nell’Obbedienza della Gran Loggia d’Italia.

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Loggia Giuseppe Zanardelli del 1920 della Valle dell’Oglio [all’OrØž di Breno (Brescia)] (GØž MØž Domizio Torrigiani)

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Nel 1923 alla vigilia dello scioglimento, la situazione delle Logge bresciane annoverava l’esistenza di questa Loggia Zanardelli (Silvano Danesi, I Liberi Muratori in Lombardia, ecc., Edimai, 1995 p. 185 e Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria Lombarda ecc., Bastogi, 1992 p.175).

La Loggia verrà abbattuta nel 1925 a seguito della legge antimassonica fascista.

A Brescia nel 1923 era ancora esistente anche la Loggia Cesare Abba.

La Loggia Giuseppe Zanardelli di Breno è citata con data 1920 circa nel documento del FØž Daniele Gasparetti sulle Logge storiche in Lombardia redatto del Collegio Circoscrizionale dei MMØž VVØž Circolo Olona di Milano nel 1983.

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Loggia Stella d’Italia del 1920 della Gran Loggia d’Italia – A.L.A.M. all’OrØž di Brescia (GØž MØž Raul Vittorio Palermi da 1919 a 1925)

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Fondata il 6 dicembre 1920 (Luigi Pruneti, Annali della Gran Loggia dItalia AL.A.M. 1908-2010, p. 413).

Di tutt’altra intonazione rispetto a quella della Loggia Cesare Abba, la posizione della Loggia “Stella d’Italia”, di Rito Scozzese e appartenente all’Obbedienza di Piazza del Gesù e che nel 1924 fa professione di fede filogovernativa.

Il 18 marzo 1924, in terza pagina de “La Provincia di Brescia” compare il testo di un manifesto, contemporaneamente affisso sui muri della città, di aperto appoggio al nuovo corso politico.

«La Loggia “Stella d’Italia” di Brescia della Massoneria di Rito Scozzese (Piazza del Gesù) – si legge a pagina 3 de La Provincia di Brescia – ci comunica con preghiera di pubblicazione il testo del manifesto che in occasione delle prossime elezioni verrà affisso nella nostra città ed in provincia, approvato all’unanimità dagli associati della Loggia. Ecco il manifesto: ‘Carissimi fratelli! Ancora una volta la Massoneria di Rito Scozzese Antico ed Accettato scende in campo per una causa di generosa italianità. Il Governo, che ha realizzati i sacrifici di tutti i nostri morti, ha bisogno del nostro appoggio incondizionato, e noi, tale consenso siamo lieti di donare con fervido entusiasmo, E come potremmo noi, d’altronde, non essere in prima fila in questa battaglia di redenzione? Non furono i nostri Padri i principi fattori dell’Unità prima della Patria? Mille e più mille sono i nostri morti nell’ultima guerra di liberazione. Numerosi sono i fratelli eroi che tennero ben fermo il voto di fedeltà in Fiume nostra, Noi fummo, e saremo sempre, per un’Italia più grande. Cittadini, fratelli! Le leggende del clero indegno sono sfatate, Noi lottiamo nel nome di un Dio e perciò siamo religiosi: Noi amiamo il nostro popolo e perciò siamo degni di esso: Noi propugnamo l’unità e la grandezza della Patria, e perciò, siamo e ci vantiamo di essere, veri e ferventi fautori d’una più alta idealità! Cittadini! Il governo della Nuova Italia domanda l’aiuto di tutti gli onesti: Donatelo, o voi che siete! Fratelli! Il Governo della Nuova Italia vuole un’altra prova della santità del vostro giuramento: Donatela, o voi che lo potete! Cittadini! Fratelli! Provate col vostro consenso che siete degni di questa Italia che audace e sicura si avvia sulla strada bella che il sacrificio dei nostri morti ha reso luminosa. Donec ad metam. Il maestro Venerabile, Capo della Valle’».

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Prima Guerra mondiale

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La vigilia della prima guerra mondiale trova la Massoneria lombarda profondamente travagliata dall’incertezza delle decisioni e dai gravi contrasti che sorgono tra Fratelli neutralisti che aborriscono dalla guerra nell’ideale di una Fratellanza universale, e Fratelli interventisti per l’una parte in nome degli impegni presi, o per l’altra secondo le tradizioni risorgimentali. Mentre il G.M. Ettore Ferrari dichiarava d’essere favorevole all’entrata in guerra, a Milano su 1.742 Fratelli ben 1.130 si dichiararono ostili alla guerra e pochissimi risultano gli interventisti anche nella città di Brescia. I Liberi Muratori italiani tuttavia, malgrado le diverse posizioni, durante la guerra si prodigano intensamente nella assistenza alle famiglie dei combattenti, ai feriti, ai profughi e nel sostegno ai Fratelli al fronte. (Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria Lombarda, Bostogi, 1992, p. 165).

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Fascismo

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Col il dopoguerra riprendono le diatribe tra le irrequiete Logge lombarde e il centro di Roma, motivate questa volta da nuovi problemi politici determinati dal sorgente movimento fascista, ma [anche] frutto di antichi contrasti.

La Massoneria di piazza del Gesù (la Gran Loggia d’Italia) fu favorevole al fascismo ed appoggiò la sua ascesa [tutti e quattro i “quadrumviri” della Marcia su Roma (Italo BalboMichele BianchiCesare Maria De Vecchi e Emilio De Bono) appartenevano alla Gran Loggia d'Italia; alla stessa comunione appartenevano anche altri importanti gerarchi quali Cesare RossiGiacomo AcerboGiovanni Marinelli e Giuseppe Bottai], mentre la Massoneria di palazzo Giustiniani si schiera contro, dopo qualche incertezza.

Il bresciano Augusto Turati, ras del fascio della provincia bresciana e futuro segretario del Pnf in sostituzione di Roberto Farinacci, sembra fosse stato Massone della Gran loggia d’Italia (ma non esistono documenti in merito, vedi Silvano Danesi, Liberi Muratori in Lombardia ecc., Edimai, 1995, p. 188), così come fu Massone lo stesso Farinacci ma appartenente al Grande Oriente d'Italia.

Il 23 febbraio 1923 il Gran Consiglio del Fascismo dichiarava l’incompatibilità tra iscrizione al Partito nazionale fascista e appartenenza alla Massoneria (ma già nel settembre dell’anno precedente il partito con un ordine del giorno aveva condannato la Massoneria).

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Il 19 maggio 1925 la Camera approvò la Legge sulle Associazioni, che di lì a poco avrebbe inibito l'attività delle logge massoniche sul territorio italiano.

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Molte Logge del Grande Oriente d’Italia vennero distrutte dalle squadracce fasciste e, nonostante l'appoggio al Fascismo, anche molti templi della Gran Loggia d'Italia furono devastati. Le nostre logge, i nostri Fratelli furono oggetto di violenze e aggressioni inaudite e l’omicidio del FØž  Giovanni Becciolini il 3 ottobre 1925,  giovane e coraggioso ferroviere repubblicano, che difendeva i suoi FFØž e il suo Tempio.

 

La sede della Loggia di Brescia fu distrutta ad opera dei fascisti nel 1924.

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Il 22 novembre 1925 Torrigiani firmò il decreto di scioglimento di tutte le logge massoniche del G.O.I. - ma non del Grande Oriente d'Italia, che si ricostituì ufficialmente in esilio, guidato dai Gran Maestri esiliati, mentre il GØž MØž Torrigiani fu inviato al confino.

Tuttavia alcune logge continuarono a riunirsi in clandestinità o si costituirono piccoli gruppi di massoni italiani profughi all'estero.

Il 23 novembre 1925, la Gran Loggia d'Italia fu prima messa in sonno e poi sciolta un anno dopo. Raoul Palermi cercò di creare un surrogato della massoneria di Piazza del Gesù, costituendo l'Ordine nazionale di cultura e beneficenza San Giovanni di Scozia, ma la nuova associazione naufragò dopo pochi anni.

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Il Rito Scozzese sopravvisse in modo clandestino, con a capo Ettore Busan.

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Il Rito Simbolico non procedette, a differenza del Grande Oriente d'Italia e dei Riti ad esso afferenti, a dichiarare il proprio scioglimento per mettere al sicuro i membri dalla repressione del regime e continuò a vivere.

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Manifesto fascista di propaganda antimassonica

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Loggia Luigi Zenoni del 1923 all’OrØž di Chiari (Brescia) (GØž MØž Domizio Torrigiani)

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Nel 1923 alla vigilia dello scioglimento, la situazione delle Logge bresciane annoverava l’esistenza di questa Loggia Luigi Zenoni[1] a Chiari [forse innalzatasi dal Triangolo del 1915] (Silvano Danesi, I Liberi Muratori in Lombardia, ecc., Edimai, 1995 p. 185 e Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria Lombarda ecc., Bastogi, 1992 p.175).

La Loggia verrà abbattuta nel 1925 a seguito della legge antimassonica fascista.

Che la Loggia Luigi Zenoni fosse attiva in data 1923 circa è convalidata anche da un elenco del FØž Daniele Gasparetti sulle Logge storiche in Lombardia del Collegio circoscrizionale dei MMØž VVØž Circolo Olona di Milano del 1983.

Nel 1923 erano ancora esistenti anche la Loggia Cesare Abba a Brescia, la Loggia Giuseppe Zanardelli a Breno e a Desenzano un Triangolo della Loggia Chiassi all’OrØž di Castiglione delle Stiviere (Mantova).

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[1] Luigi Zenoni nel "Calendario generale del Regno d’Italia del 1871"  è citato come Portabandiera della Guardia nazionale per il circondario di Chiari. L’11 settembre 1887 Zenoni era membro della Direzione Teatrale della Società del Teatro o Teatro Sociale di Chiari e definito possidente e benestante. (Quaderni clarensi, Il Teatro della Rocca, Archivio storico del Comune di Chiari, busta 408, fascicolo 12). Nell’Annuario d’Italia del 1892 è citato come “Droghiere” in Chiari.

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Triangolo all’OrØž di Desenzano (Brescia) (GØž MØž Domizio Torrigiani)

Nel 1923 alla vigilia dello scioglimento, la situazione delle Logge bresciane annoverava l’esistenza di questo Triangolo di cui non conosciamo il nome all’OrØž di Desenzano e formato da FFØž della Loggia Chiassi di Castiglione delle Stiviere (Mantova), (Silvano Danesi, I Liberi Muratori in Lombardia, ecc., Edimai, 1995 p. 185 e Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria Lombarda ecc., Bastogi, 1992 p.175).

Il triangolo verrà abbattuto nel 1925 a seguito della legge antimassonica fascista.

Nel 1923 erano ancora esistenti nel territorio della provincia la Loggia Cesare Abba a Brescia, la Loggia Giuseppe Zanardelli a Breno e la Loggia Luigi Zenoni a Chiari.

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La Liberazione

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Il risveglio delle Logge è complicato dai contrasti.

La Lombardia è crocevia della Rinascita massonica.

Se la storia della Massoneria italiana è sino al fascismo una “storia europea”, dal Dopoguerra in poi diventa, in gran parte una “storia americana”, segnata da una grande influenza sugli avvenimenti latomistici nel nostro paese dalla centrale massonica d’oltre oceano, forte, potente e, soprattutto, unita intorno al Rito Scozzese Antico e Accettato.

Ma è proprio in questo Rito che c’è lo scontro tra Palermi e Terzani e in Lombardia la confusione è enorme.

I principali gruppi presenti sono: l’Unione Massonica di RSAA di Spadaro-Fossati; la Massoneria Universale di RSAA di Terzani-Amari nelle Logge milanesi di Sbisà; Logge autonome di vario genere; Logge aderenti al Grande Oriente di Palazzo Giustiniani tra le quali molte di Rito Simbolico il cui presidente è Guido Lay.

Nel 1948 vi sarà nell’Obbedienza di Piazza del Gesù la ricomposizione tra Terzani, Ghinazzi e Sbisà… con periodiche ricadute nei decenni successivi.

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Un’adeguata ricostruzione storica può essere effettuata grazie ad un importante fondo documentario oggi depositato presso la “Leonessa Arnaldo” nr. 951.

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La storia della massoneria bresciana del secondo dopo guerra è ancora in gran parte da scrivere e ciò a causa della difficoltà di reperimento dei fondi documentari, di cui l’Istituzione massonica è quasi sempre avara, e nel migliore dei casi, gelosa. Sono attualmente in corso ricerche e approfondimenti presso il Grande Oriente di Italia.

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Loggia Fratello Busan n. 57 del 1945 del G.O.I. all’OrØž di Brescia (GØž MØž Guido Laj)

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Loggia Fratello [Ettore] Busan[1], della Valle del Mella all’Oriente di Brescia, iscritta con il numero 57 negli elenchi del Grande Oriente d’Italia. Maestro Venerabile fu Filippo Grasso, primario chirurgo dell’ospedale militare di Brescia dal 1918 al 1925.

La loggia “Fratello Busan” risulta attiva già nel ’45 e nei successivi anni Cinquanta e Sessanta e le riunioni dei suoi aderenti avvenivano in casa del FØž dottor Filippo Grasso, nel palazzo Caprioli, a Brescia in via Grazie 19.

Notare che l’Autorità massonica che rilascia Il brevetto di Apprendista n. 002542 del 12 novembre 1945 attestante che il FrØž Tognoli Giuseppe della RØž LØž Fratello Busan OrØž di Brescia è regolarmente insignito del GØž Primo della Rituale Gerarchia Massonica è il SuprØž ConsØž del 33Øž ed ultimo GrØž della Massoneria Universale di Rito ScozzØž AntØž e AccØž per l’Italia e le sue colonie – Grande Oriente della Gran Loggia Nazionale d’Italia - Sigillo SerenØž Gran Loggia Nazionale AØžLØžAØž MassØž d’Italia.

La lettera di benvenuto ai Fratelli iniziati era proveniente dal “Gabinetto del Gran Maestro” e firmata nello specifico dal GØž MØž Guido Laj, naturalmente senza orpelli di alcun grado di qualche Rito (Laj fu eletto Gran Maestro Il 18 settembre 1945), [documenti in custodia al FØž Daniele Gasparetti].

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Altri documenti successivi, entrambi datati 14 marzo 1946, sono rilasciati da “Noi Venerabile e Ufficiali della RØž LØž “Fratello Busan” regolarmente costituita sotto gli auspici del Grande Oriente d’Italia, all'OØž di Brescia” sono due “Certificato d’Apprendista” di Dimino Leonardo, Ragioniere nato a Sciacca di anni 41 e di Zanotti Mario, Direttore Didattico nato a Orzinuovi di anni 48 ; firmati dal Venerabile Filippo Grasso, dal Tesoriere (firma illeggibile) e dal Segretario Farinelli Luigi 18Øž  (ancora la firma è apposta con aggiunta del grado scozzese, quale complemento distintivo del Rito fatto valere come evento rilevante, se non addirittura fondamentale, anche nelle Logge dell’Ordine).

Il Nulla Osta rilasciato dal Grande Oriente d’Italia - Palazzo Giustiniani il 14 marzo 1946 comprendeva cumulativamente oltre ai bussanti Dimino e Zanotti, anche Donato Antonio, e fu rilasciato con una annotazione a mano: «La concessione di nulla-osta di cui alla presente lettera viene fatta in via eccezionale. Per l’avvenire si rammenta che la TavØž di richiesta dei nulla-osta deve contenere i dati comprovanti che è stato rispettato il periodo di tempo minimo che deve intercorrere fra la data di presentazione della domanda e l’accoglimento d’essa da parte della LoØž».

Una ricevuta rilasciata il 2 aprile 1946 dal Gran Segretario Cancelliere per 4 tasse di diploma ai FFØž della RØž LØž  “Fratello Busan”: Austria Alfredo 18Øž, Donzelli Lanzini 18Øž, Bernori P.Ferruccio 18Øž e Grasso Filippo 33Øž, si attesta altresì che la Loggia ha versato la tassa di affiliazione di atri 10 Fratelli (documento in custodia del FØž Daniele Gasparetti).

Un “Processo Verbale” del 13 febbraio 1949 della RØž LØž Ettore Busan attesta che le cariche di Loggia erano così ricoperte: Rispettabilissimo Maestro [Venerabile] FrØž Dott. Grasso Filippo, VenØžmo 1° SorvØž FrØž Ing. Selvaggi Domenico, VenØžmo 2° SorvØž FØž Allocca Bernardo, Venerabile MØž Oratore  FrØž Avv. Sacco Fernando e Venerabile MØž Segretario Fr Rag. Broggi Antonio - da notare che in un documento dell’Ordine sono citati i gradi che i FFØž ricoprivano nel Rito Scozzese e come fossero diversi da oggi gli appellativi riferiti ai Dignitari (documento in custodia del FØž Daniele Gasparetti).

Un “Verbale di Seduta Straordinaria del 28 febbraio 1949 in grado di Apprendista per votare la nomina del Rappresentante all’Assemblea Generale indetta a Roma per il 18 marzo 1949, considerato che il venerabile sarà impegnato in Francia; la votazione dà il seguente risultato: FrØž Gallo Vito 18Øž voti 11, FrØž Levi Leone 18Øž voti 4, FrØž Selvaggi Domenico 3Øž voti 3 (documento in custodia del FØž Daniele Gasparetti).

L’8 agosto 1950 una lettera intestata “Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d’Italia – Grande Oriente d’Italia (Palazzo Giustiniani)” indirizzata al RispØž e CarØž FrØž Venerabile della RØž LØž “E. Busan” [non “Fratello Busan” ed E. sta per Ettore] OrØž di Brescia risulta che l’Officina sarebbe costituita da n. 17 Fratelli iscritti.

In una lettera del 15 febbraio 1951 il FØž Elio dr. Soliani della RØž LØž Edmondo de Amicis OrØž di Novara si complimenta con Fr Filippo Grasso per «l’assiduo e superiore lavoro da te sempre svolto nell’interesse del nostro Istituto, per quanto sia giunto sino al nostro Oriente fama dell’Officina da te presieduta sino allo scorso anno, la RØž LØž “E. Busan” A questo riguardo vorrei portare il mio saluto personale e l’augurio di buon lavoro […] al CarØž FrØž Maestro Venerabile in carica [della LØž Busan] Giorgio Leone Levi [in carca nel 1951]».

Testimonianza dell’attività, ma anche della difficoltà interna della Busan, è una lettera di convocazione di riunione di Loggia del 1957. La convocazione straordinaria, per il 21 dicembre 1957 alle ore 20,30, è per mettere “in discussione l’opportunità o meno di mantenere in vita questo nostro sodalizio nella forma e nella sostanza, sì come fino ad oggi à tentato di vivere”. Filippo Grasso, che firma la convocazione, lamenta nella premessa: “Una crisi materiale e spirituale tenta d’investire il nostro Istituto e non risparmia la base” [Lettera, di proprietà privata, vista dal FØž Silvano Danesi].

Significativo delle difficoltà della ripresa dei lavori massonici, dopo anni di contatti sporadici e di solitarie speculazioni intellettuali, è il racconto della decisione di chiudere, agli inizi degli anni Sessanta, la Loggia [testimonianza resa al FØž Silvano Danesi da un aderente alla Ettore Busan].

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La presenza di Filippo Grasso, secondo la ricostruzione dell’avvenimento fatta all’autore da un associato alla Loggia, era preponderante sul dialogo interno. Il fatto che la sede della loggia fosse in casa del Maestro inibiva gli aderenti dal prendere posizioni apertamente contrarie a quella del Venerabile storico, che manteneva la discussione prevalentemente sulle origini iniziatiche della Massoneria e sulla sua derivazione dalla tradizione dei Cavalieri Templari: argomenti di indubbio interesse esoterico ma che, a parere di molti, avrebbero dovuto lasciar luogo a ricerche più legate all’attualità di un Paese in piena fase di ricostruzione.

Ancora una volta, in sostanza, l’attività massonica veniva, in omaggio ad una tradizione tipicamente italiana, richiesta di impegni profani, fonte di divisioni e di lacerazioni spesso esiziali. Durante una riunione, di fronte alla palese non condivisione dei più per i suoi metodi di conduzione dei lavori, Filippo Grasso – stando ancora alla testimonianza diretta – propone la demolizione delle Loggia. La proposta viene subito fatta propria dall’Oratore e messa in votazione. La maggioranza decide per il sì e la loggia viene così sciolta.

La ricostruzione tuttavia appare alquanto imprecisa, probabilmente riduttiva dell’aspetto relativo all’osservanza della tradizione templare ed iniziatica che Filippo Grasso tendeva a mantenere viva e indicativa solamente delle profonde diversità di opinioni e delle tensioni esistenti nella Busan. La loggia infatti, stando ai documenti ufficiali, sopravvive, anche se di poco, al suo storico Maestro Venerabile.

Filippo Grasso muore il primo marzo 1966, mentre la Ettore Busan 57 risulta presente nel 1967 nell’elenco delle logge italiane del Grande Oriente d’Italia [List of lodges masonic – fotocopia in Atti Commissione parlamentare P2].

Dall’elenco "List of lodges masonic" si evince anche la totale assenza di logge a Brescia nel 1970.

I FFØž rimasti della Loggia Busan, costituiti probabilmente in Triangolo, fonderanno nel 1971 la Loggia Zanardelli n. 715 all’OrØž del Mella (Brescia), con sette FFØž bresciani provenienti dalla Loggia “Propaganda Due” di Roma.

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[1] A proposito di Ettore Busan vedi Aldo A.Mola – Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni – Bompiani – pagg. 621 e 629, che dice: Figura controversa, Ettore Busan ottiene nel 1936 il permesso di recarsi in Belgio al Congresso massonico internazionale ed è sospettato di essere al soldo dell’Ovra ["opera vigilanza repressione antifascismo" indicava il complesso dei servizi segreti di polizia politica durante il regime fascista]. Ettore Busan faceva parte del gruppo massonico neo-pagano “Antieuropa” capeggiato dal console della milizia Asvero Gravelli, supposto figlio naturale di Arnaldo Mussolini.

Secondo alcuni Ettore Busan avrebbe preso il posto di Raoul Palermi nei rapporti tra ambienti massonici e fascismo. In conseguenza della radiazione di Palermi, diversi Fratelli, membri del Supremo Consiglio, non legati al fascismo, si raggrupparono attorno al FØž Ettore, allora Grande Esperto del S.C. d’Italia di Piazza del Gesù e costituirono un’organizzazione massonica clandestina denominata “Umanità e Progresso” con sede a Milano, dandone informazione ai Supremi Consigli esteri, i quali, prese le dovute informazioni su Busan e sul suo gruppo [antifascista o almeno non fascista] e ritenutele favorevoli, nel gennaio del 1936 diedero disposizione che tutti i Supremi Consigli sostenessero questi Fratelli. John Cowles (Sovrano del Supremo Consiglio 33º, SJ, USA, cosiddetta “Madre del Mondo” - Giurisdizione Sud degli Stati Uniti d’America), in particolare, mantenne i contatti con Busan e continuò a incoraggiare la sua attività.

Ciò quindi che è accertato di Ettore Busan è che fu membro del Supremo Consiglio del R.S.A.A. di Piazza del Gesù. Promosse e resse una Loggia clandestina di proveniente da Piazza del Gesù che fu attiva sotto il regime. Fece radiare per indegnità Raul Palermi, l’ex Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia di Piazza del Gesù, ormai asservito al fascismo.

Nel 1924 fu Grande Ispettore del Supremo Consiglio del Rito Scozzese di Piazza del Gesù e all’inizio del 1926 diresse l“Ordine Massonico Italiano di cultura e beneficenza San Giovanni”, ma i lombardi che aderirono a questa istituzione furono pochi (Silvano Danesi, Liberi Muratori in Lombardia, ecc., Edimai 1995, p. 189 e 192).

Nel 1935 venne invitato, ammesso e riconosciuto alla Conferenza di Bruxelles dei Supremi Consigli del Mondo del Rito Scozzese ed ebbe da quel “Congresso” medesimo il mandato di procedere il Italia alla ricostituzione della Massoneria di R.S.A.A.

Il FØž Ettore Busan svolse per la Massoneria un ruolo tanto ignoto (o forse ignorato dalle fonti ufficiali) quanto efficace. Fu promotore della Massoneria Italiana Unificata (fusione tra Grande Oriente e Gran Loggia in nome della Fratellanza) e venne scelto quale referente privilegiato della Massoneria scozzese degli Stati Uniti d'America, perché coerente e credibile e la sua Obbedienza fu per qualche tempo la sola italiana riconosciuta da John H. Cowles, come detto Sovrano del PotØž Rito scozzese di Washington (Giurisdizione Madre del mondo), quando presidente degli USA era il massone Harry Truman.

Aggiungo che la Loggia “Umanità e Progresso” è uno dei collegamenti tra la Massoneria pre-fascista e quella che rinasce dopo la Liberazione proprio per i FF del gruppo Busan che procedono alla costituzione regolare del S. C. secondo le regole della tradizione scozzese (intervista di Silvano Danesi a Lamberto Catalano, in o. c., p. 197).

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Società Umanitaria Bresciana

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Nome dato all’associazione profana probabile emanazione della Loggia “Fratello Busan” n. 57 all’OrØž del GØžOØžIØž.

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Loggia Antonio Lutri del 1946 di Piazza del gesù all'OrØž di Brescia (GØž MØž Gustavo Scervini)

 

Loggia costituita nel maggiio del 1946 e non più esistente nel 2010 (Luigi Pruneti, Annali della gran Loggia d'Italia A.L.A.M. 1908-2010, p. 424 e 503).

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Loggia Leonessa del 1946 di Piazza del Gesù all’OrØž di Brescia (GØž MØž Gustavo Scervini)

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Nel 1945, a Brescia, nella casa del giudice Pasquale Astiriti, in Piazza Duomo, riprende la propria attività una Loggia, denominata Leonessa.[ Citazione priva di riscontro, vedi note a seguire e nel paragrafo successivo della Loggia “Arnaldo da Brescia”].

Il 1° luglio 1946 la RØž LØž Giosuè Carducci OrØž di Milano [il cui Segretario fungeva da coordinatore per uno dei gruppi in formazione che si richiamava a Piazza del Gesù] scrive al FØž Sandro Piazzoni nominando alcuni FFØž della Loggia Leonessa all’OrØž di Brescia, per delle richieste di completamento della documentazione amministrativa: Reschigg 3Øž; Carli 1Øž; Tului 1Øž; Calini 2Øž; prof. Curti 31Øž; dr. Grassi 18Øž.

Il 22 luglio 1946 sempre il Segretario regionale di Milano della Massoneria scozzese scrive al FØž Sandro Piazzoni circa le irregolarità procedurali amministrative riscontrate nei verbali di Fondazione della Loggia “Leonessa” all’OrØž di Brescia e dispone che verbali (in tre copie) devono essere tutti firmati dai FFØž fondatori (di cui deve essere fornito l’elenco con indirizzo e data di nascita e in triplice copia in ugual modo deve essere dato l’elenco completo dei Fratelli con la carica ricoperta; una copia di tutti i documenti deve essere trasmessa al SovrØž GrØž CommØž e GrØž Maestro Gustavo Scervini.

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Ora ricordiamo che dopo la seconda guerra mondiale, la Massoneria italiana - ricostituendosi man mano che il paese veniva liberato - si trovò frazionata in non meno di una trentina di gruppi, più o meno consistenti, ciascuno dei quali rivendicava la legittima discendenza dalla disciolta Massoneria, quindi, si riorganizzò a fatica, ritrovando le antiche divisioni e l’antica rissosità: a guerra finita, c’erano il GOI, quelli della Reggenza, e le numerose Massonerie di rito scozzese che reclamavano in l’eredità della Gran Loggia d’Italia: quella di “via della Mercede”, facente capo a Palermi, quella “Unificata” di Maiocco, quella di “Avezzana”, quella di De Cantellis, quella di Bencivegna-Battaglia, quella di Gustavo Scervini, il Gruppo San Giovanni di Scozia ed il Gruppo Nalbone, e altri. Alcuni di essi ebbero vita breve, altri resistettero più a lungo, alcuni si unificarono e qualcuno sopravvive ancor oggi, fuori della Massoneria regolare e legittima.

Il gruppo di Gustavo Scervini, con la sede principale a Roma, che si richiamava sempre a Piazza del Gesù fu quello scelto dai bresciani facenti capo al FØž Piazzoni. Nella lettera citata del 1946 il Segretario concludeva che nel Piedilista inviato aveva fatto risultare solamente 12 FFØž, perché completi dei dati richiesti, rispetto al numero totale dei FFØž bresciani [non indicato].

Il 9 agosto 1946 il GØž MØž Delegato comunica al FØž Sandro Piazzoni che il SuprØž ConsØž d’Italia ha eletto a SovrØž GrØž CommØž del Rito il PotØž FrØž barone abruzzese Furio Romano Avezzana.

Il 9 aprile 1947 il MØž VØž della RØž LØž GalØž Ferraris di Vercelli invia una lettera al MØž VØž della Leonessa e gli chiede di avvicinare e valutare l’ammissione [non è una raccomandazione!] alla famiglia massonica del dr. Giacomasso Vittorio, abitante in via dei Mille 22, procuratore della ditta Tadini e Verza e nipote del FrØž Mario Segre; una successiva lettera del 15 giugno 1947 afferma che Giacomasso è stato ammesso.

Il 1 dicembre 1948 si sono riuniti un gruppo di FFØž appartenenti alle tre Logge locali:

«Scopo della riunione: cercare soprattutto di giungere a una alleanza dei Gruppi Bresciani delle varie Logge di Rito Scozzese A. AØž. Il PotØž FØž Piazzoni 33Øž propone che venga nominato un comitato che attui un programma da sottoporre ad una prossima riunione preceduta da una agape con un certo numero di rappresentanti dei tre gruppi. Si è affermato che riguardo le Logge Astiriti, De Lauso, Piazzoni [si constata quindi che i FFØž Astiriti e Piazzoni inizialmente fossero appartenenti a Logge diverse] sono in perfetta sintesi per quanto concerne gli aiuti e gli accordi fraterni dei FF appartenenti ai tre gruppi. È di buon auspicio sapere che presso le Alte sfere in Roma si sta lavorando per giungere ad una fusione od unificazione da tutti i presenti sinceramente auspicata. Il PotØž FrØž comunica che [sono] rappresentanti del Suo Gruppo il FrØž Curti 33Øž e il CarissØž FrØž [Mazzino] Donadoni 30Øž, come pure viene deciso che i tre capo gruppo su raduneranno il più presto possibile. La seduta ebbe termine alle ore 22, ¾. Firmato il Segretario particolare del Venerabile [illeggibile] 4Øž e il Venerabile [illeggibile] 33Øž».

 

Alla Loggia Leonessa sarebbero stati affiliati sia il generale Sandro Piazzoni che Astiriti (Silvano Danesi, Liberi Muratori in Lombardia, la Massoneria dal ‘700 ad oggi, Edimai 1995, p. 256), ma perlomeno nei primi anni della ricostruzione massonica del dopoguerra Astiriti era di altro gruppo [Loggia Arnaldo da Brescia] almeno fino al dicembre 1948, pur auspicando sia Piazzoni che Astiriti una fusione delle tre realtà scozzesi di Brescia. Sarebbero stati affiliati alla Loggia Leonessa anche l’industriale Boldrini [testimonianza resa a Silvano Danesi da Carlo Alberto Di Tullio il 5/11/1994] e Basilio Gnutti, 33 del Rito Scozzese di Piazza del Gesù e Segretario del Fascio e Podestà di Lumezzane.

Secondo una testimonianza resa a Silvano Danesi da Carlo Emilio Gnutti, negli anni Sessanta le riunioni della Loggia Leonessa, alla quale apparteneva il padre Basilio, avvenivano in via Musei, nella sede del Club Mirabella 1000 Miglia.

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Nel 1951 il Gran Maestro di questa Comunione è  Carlo Speranza; che fu tra i principali animatori della ricostruzione scozzese in Italia e le cronache lo indicavano, inizialmente, alla guida del cosiddetto “gruppo Avezzana” e che il 18 ottobre 1949 confluirà nella Comunione che più delle altre ricollegava legittimamente le proprie origini dall’Obbedienza di Piazza del Gesù ante-guerra e che si era insediata di nuovo a Piazza del Gesù 47 (vecchia residenza, dal 1911 al 1925, della Libera Muratoria ‘ferana’, cioè di Saverio Fera, autore della famosa scissione del 1908 dal Grande Oriente d’Italia) e poi di Raul Palermi.

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Nel 1950 la famiglia di Piazza del Gesù vedeva in Brescia almeno cinque Logge: Loggia “Arnaldo da Brescia”, Loggia Madre “Giuseppe Zanardelli”, Loggia “Zanardelli Primogenita”, Loggia “Custodi del Tempio” e la Loggia “Leonessa”.

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Il 17 novembre 1951 Il GØž MØž Carlo Speranza 33Øž scrive al Pot.mo FrØž Eugenio Curti 33Øž MØž VØž ad interim della RØž LØž “Leonessa – Via carlo Cattaneo n° 43 – Brescia e al Fr Piazzoni divenuto Grande Ispettore Regionale – Via Marsala n° 44 – Brescia, per sollecitare la regolarizzazione della posizione amministrativa della Loggia e il pagamento delle capitazioni.

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Loggia “Arnaldo da Brescia” del Supremo Consiglio dei 33 per l’Italia di R.S.AA. all’OrØž di Brescia (GØž MØž De Cantellis o GØž MØž Raul Palermi?) 

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La Loggia Arnaldo di Piazza del Gesù è stata riattivata nel 1945 in casa del giudice Astiriti, arrivato a Brescia nel 1933-35, con sede in piazza del Duomo (possibile erede biblioteca Capuano) e contava circa 40 membri.

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Come detto nelle note precedenti per la Loggia Leonessa, ricordiamo che dopo la seconda guerra mondiale, la Massoneria italiana - ricostituendosi man mano che il paese veniva liberato - si trovò frazionata in non meno di una trentina di gruppi, più o meno consistenti, ciascuno dei quali rivendicava la legittima discendenza dalla disciolta Massoneria, quindi, si riorganizzò a fatica, ritrovando le antiche divisioni e l’antica rissosità: a guerra finita, c’erano il GOI, quelli della Reggenza, e le numerose Massonerie di rito scozzese che reclamavano in l’eredità della Gran Loggia d’Italia: quella di “via della Mercede”, facente capo a Palermi, quella “Unificata” di Maiocco, quella di “Avezzana”, quella di De Cantellis, quella di Bencivegna-Battaglia, quella di Gustavo Scervini, il Gruppo San Giovanni di Scozia ed il Gruppo Nalbone, e altri. Alcuni di essi ebbero vita breve, altri resistettero più a lungo, alcuni si unificarono e qualcuno sopravvive ancor oggi, fuori della Massoneria regolare e legittima.

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Il 4 dicembre 1943, in casa di Salvatore Farina, fu ricostituito il Supremo consiglio del Rito scozzese antico e accettato per l'Italia, a capo del quale fu eletto l'avvocato Carlo De Cantellis; il 4 giugno 1944 il Supremo Consiglio si dimise su spinta dell'ex Gran maestro Raoul Palermi e De Cantellis entrò in aperta polemica con Palermi, fondando un suo gruppo.

Nei mesi successivi la Gran Loggia di Piazza del Gesù venne funestata da una serie di scissioni e ricongiungimenti, polemiche e accuse che ne logorarono il già esiguo tessuto sociale, poiché diversi gruppi tentarono di far rivivere il proprio marchio di Massoneria. Palermi respinse sdegnato ogni accusa, autodefinendosi "martire della patria", "antifascista" e "partigiano". 

Dagli appunti di Silvano Danesi  (http://www.silvanodanesi.info/?page_id=512, del 15 novembre 2011, alla voce Basilio Gnutti) si apprende che Basilio Gnutti (1897-1971) ritorna attivo nel 1948; maggiore azionista nel 1943 del Giornale di Brescia e le cui azioni furono requisite dal Cnl ; vende poi a Folonari che vende alla Curia.

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Della Loggia Arnaldo facevano parte oltre ad Astiriti: il prefetto Cappellini, il questore Minervini, il professor Grassi (Via Panoramica), Marco Folonari, Pier Giuseppe Beretta, Arturo Reggio, Avvocato Valerio, Enzo Castagneto (1000 Miglia), Conte Aimo Maggi, Enrico Comini, Ingegner Zanchi, Solaini segretario Aib dal 1945, Pietro Wührer, Ceresetti, Bignami, Bulloni, Ghelfino Bargnani, Cibaldi (Comit).

La Loggia Arnaldo in quel periodo si riuniva in Via Musei, presso il Club Mirabella 1000 Miglia.

Prima delle riunioni di Loggia, Castagneto e c. si trovano al Bar Adria e a piedi raggiungono la Loggia.

Secondo una testimonianza resa a Silvano Danesi da Carlo Emilio Gnutti, alla Massoneria Loggia Arnaldo, apparteneva anche il nonno Serafino Gnutti.

Astiriti passò all’OrØž Eterno nell’agosto del 1950. Nel 1950 MØž VØž della Loggia “Arnaldo da Brescia” di Rito Scozzese era il FØž Egidio Schiffo 30Øž.

Nel 1950 la famiglia di Piazza del Gesù vedeva in Brescia almeno cinque Logge: Loggia “Arnaldo da Brescia”, Loggia Madre “Giuseppe Zanardelli”, Loggia “Zanardelli Primogenita”, Loggia “Custodi del Tempio” e la Loggia “Leonessa”.

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Loggia Madre “Giuseppe Zanardelli” del Supremo Consiglio dei 33 per l’Italia di R.S.AA. all’OrØž di Brescia

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Il 6 giugno 1950 era MØž VØž della Loggia il FØž Zanni Aldo 30Øž.

Nel 1950 la famiglia di Piazza del Gesù vedeva in Brescia almeno cinque Logge: Loggia “Arnaldo da Brescia”, Loggia Madre “Giuseppe Zanardelli”, Loggia “Zanardelli Primogenita”, Loggia “Custodi del Tempio” e la Loggia “Leonessa”.

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Loggia Primogenita “Zanardelli” del Supremo Consiglio dei 33 per l’Italia di R.S.A.A. all’OrØž di Brescia

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Il 6 giugno 1950 era MØž VØž della Loggia il FØž Giuseppe Cimato 9Øž.

Nel 1950 la famiglia di Piazza del Gesù vedeva in Brescia almeno cinque Logge: Loggia “Arnaldo da Brescia”, Loggia Madre “Giuseppe Zanardelli”, Loggia “Zanardelli Primogenita”, Loggia “Custodi del Tempio” e la Loggia “Leonessa”.

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Loggia “Custodi del Tempio” del Supremo Consiglio dei 33 per l’Italia di R.S.A.A. all’OrØž di Brescia

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Il 6 giugno 1950 era MØž VØž della Loggia il FØž Emanuele Suss 18Øž.

Nel 1950 la famiglia di Piazza del Gesù vedeva in Brescia almeno cinque Logge: Loggia “Arnaldo da Brescia”, Loggia Madre “Giuseppe Zanardelli”, Loggia “Zanardelli Primogenita”, Loggia “Custodi del Tempio” e la Loggia “Leonessa”.

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Loggia Brixia de Le Droit Humain - Diritto Umano del 1949 all’OrØž di Brescia (Reggente Valentino di Fabio)

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Fondata da Sebastiano Caracciolo che nel 1949 partecipava come ospite anche alle riunioni della Loggia Leonessa della Gran Loggia d’Italia-A.L.A.M., nella quale era attivo il generale FØž Sandro Piazzoni (Danesi, Liberi Muratori in Lombardia, la Massoneria dal ‘700 ad oggi, Edimai 1995, p. 256).

Nel dopoguerra il Supremo Consiglio di Parigi si adoperava per far sì che Valentino di Fabio riprendesse il suo ruolo di Reggente in Italia, interrotto dal conflitto bellico che aveva procurato alla Federazione un consistente ridimensionamento della quantità di iscritti. Nasceva a Milano la loggia "Salvatore Mistretta", ancora oggi attiva, che si rivelò di strategica importanza per la ripresa delle logge del Nord e Riemerse attivo in Italia “LE DROIT HUMAIN” Ordine Massonico Misto Internazionale di Rito Scozzese Antico e Accettato [denominazione ufficiale].

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Si constata l’assenza di logge a Brescia di  qualsiasi Ordine nel 1970 (“Per G.O.I. vediList of lodges masonic”).

Dopo la demolizione della Loggia Ettore Busan n. 57, per almeno un anno, per quanto riguarda la Libera Muratoria all’Obbedienza del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, funziona solamente un Triangolo di cui non si conosce il nome, formato da ex appartenenti alla disciolta Loggia e che si appoggiano alla Loggia di Mantova [Martiri di Belfiore] (Silvano Danesi, Liberi Muratori in Lombardia, ecc, Edimai, 1995, p.208).

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Loggia Zanardelli n. 715 del G.O.I. del 1971 all’OrØž di Brescia (GØž MØž Lino Salvini)

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Durante un incontro all’hotel Vittoria, auspice il Gran Maestro aggiunto del Grande Oriente, Bianchi, sette bresciani iniziati dal Gran Maestro Gamberini il 14 marzo 1970 alla loggia romana Propaganda 2 (prima che questa fosse deviata da Licio Gelli e quando era ancora alle dirette dipendenze del Gran Maestro), con alcuni massoni bresciani operanti a Verona e con quelli provenienti dalla Fratello Ettore Busan, i quali per qualche tempo avevano formato un triangolo, fondano la loggia Zanardelli 715.

La Loggia fu quindi costituita ufficialmente nel 1971, dopo che i sette bresciani provenienti dalla Loggia Propaganda avevano ricevuto l’exeat per la loro provincia d’origine il 20 maggio 1970 e sono: Edoardo Ziletti, Aldo Sanzogni, Pierluigi Bossoni, Gian Luigi Berardi, l’ex comandante partigiano Antonio Parisi, Domenico Lusetti, Roberto Salvi [tutti e sette risultano iniziati alla Propaganda Due il 14 marzo 1970 e trasferiti a Brescia il 20 maggio 1970  (Commissione P2 – Allegati alla relazione – Serie II – Documentazione raccolta dalla Commissione – Vol. II – Tomo I)]e Francesco Loda [risulta iniziato alla Propaganda Due il 4 luglio 1970 (Commissione P2 – Allegati alla relazione – Serie II – Documentazione raccolta dalla Commissione – Vol. VI – Tomo XVIII)].

Hanno come loro leader il professor Edoardo Ziletti, che ben presto diventerà l’animatore e il Maestro Venerabile della Loggia.  

I sette bresciani provenienti dalla Loggia “Propaganda Due” risultano essere stati iniziati alla loggia romana il 14 marzo 1970 quand’era governata dal GØž MØž del GOI Gamberini e, ricevuto l’exeat, fondarono a Brescia la Zanardelli 715; la data del loro distacco dalla “Propaganda Due” è quindi anteriore alla delega affidata dal GØž MØž Lino Salvini a Licio Gelli per l’organizzazione della Loggia, datata 15 giugno 1970.

L’ottavo bresciano, il FØž Francesco Loda, presente nell’elenco della Propaganda Due del 1970 è stato iniziato il 4 luglio dello stesso anno, dopo la delega di Salvini a Gelli, ma prima che questi comunicasse, con lettera datata dicembre 1971, la decisione agli affiliati alla Loggia coperta romana.

L’assunzione della carica di Maestro Venerabile da parte di Licio Gelli è del 9 maggio 1975, dopo la demolizione della Propaganda Due come Loggia coperta e la sua ricostituzione come Loggia normale (vedi in proposito i documenti allegati agli atti della Commissione parlamentare P2 e, per quanto riguarda in particolare gli elenchi citati, gli allegati alla relazione della Commissione parlamentare – Serie II – Vol II – Tomo I).

La loggia, che risulta attiva ancora nel 1975, chiude poco dopo la morte del professor Ziletti, nella cui casa a Botticino aveva sede il Tempio. La sua demolizione ufficiale è datata 2 dicembre 1977 (vedi documentazione relativa a Pierluigi Bossoni – Atti commissione P2 – Allegati alla relazione – Serie II – Documenti raccolti dalla Commissione – Vol VI – Tomo XV).

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Loggia Athanor della Gran Loggia d’Italia ALAM del 1971 all’OrØž di Brescia (GØž MØž Giovanni Ghinazzi)

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Il 14 febbraio 1971 (fondata ufficialmente il 23 agosto 1971, vedi Luigi Pruneti, Annali della gran Loggia d'Italia A.L.A.M. 1908-2010, p. 432) un gruppo di nove “Fratelli e Sorelle”, per la precisione 4 donne e 5 uomini, provenienti dalla Loggia Principi Rosa Croce di Milano, costituì in casa del generale Sandro Piazzoni la Loggia Atanor, della quale diventa Maestro venerabile Lamberto Catalano, medico odontoiatra, che tra le tante occupazioni fondò nel 1988 la “Società italiana di Bioenergetica strumentale”, da cui la bioenergetica come punto di contatto con la via iniziatica.

Il FØž Catalano (vedi la sua biografia nella sezione “Massoni bresciani”) è stato membro del Sacro Collegio che governa il Rito e a lui si deve la fondazione di numerose Logge anche agli Orienti di Cremona e Mantova, grazie all’impegno di Fratelli e Sorelle bresciani; le Logge di Mantova e Cremona hanno lavorato nel Tempio di Brescia. La presenza del FØž Piazzoni testimonia la continuità, quanto meno sul piano simbolico della tradizione bresciana di Piazza del Gesù in un’eredità ideale lasciata dalle Logge “Stella d’Italia” e “Leonessa” alla neonata Loggia “Athanor”.

Nel 1972 gli aderenti alla loggia neo-costituita acquistarono il Tempio, che venne inaugurato il Tempio alla presenza delle più alte autorità massoniche nazionali della Gran Loggia d’Italia ALAM 19 marzo, mentre la Loggia venne installata il 19 marzo 1971.

Nel 1973 fu eletto MØž VØž il FØž generale Mario Fiandini.

Negli anni seguenti dalla Athanor gemmò la Loggia Cidnea (1978), che a sua volta diede vita alla Loggia Eraclea; quest’ultima, infine, fondò a Mantova la Loggia Virgilio (1982). 

La Loggia è attiva nel 1996 (vedi articolo sulla Massoneria in Giornale dei Brescia del 22 giugno 1996) e lo era ancora nel 2010 (Luigi Pruneti, Annali della gran Loggia d'Italia A.L.A.M. 1908-2010, p. 503).

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Loggia Tito Speri n. 754 del G.O.I. del 1972 all’OrØž di Brescia (GØž MØž Lino Salvini)

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Della Loggia Tito Speri si ha notizia nel 1972 ed anche nel 1975, anno in cui compare negli elenchi ufficiali del Grande Oriente d’Italia anche la Loggia Zanardelli 840, fondata nel 1973 e diretta dal MØž VØž Adelino Ruggeri (Silvano Danesi, Brevi note storiche sulla Massoneria bresciana, 23 aprile 2008, http://www.silvanodanesi.info/?page_id=209).

Nell’elenco mondiale delle Logge massoniche List of Lodge Masonic del 1978 non è più segnalata; in Brescia e provincia è indicata solo la Loggia Leonessa-Arnaldo n.951.

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Loggia Zanardelli n. 840 del G.O.I. del 1973 all’OrØž di Brescia (GØž MØž Lino Salvini)

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La Zanardelli 840, all’Obbedienza del Grande Oriente d’Italia, era proveniente della Gran Loggia d’Italia dopo la scissione Ceccherini, apparteneva al Rito scozzese antico e accettato, con Sovrano Gran Commendatore Augusto Piccardi ed era confluita nel Grande Oriente con le logge maschili che avevano seguito Francesco Bellantonio.

Risulta demolita nel 1979, ma già nell’elenco mondiale delle Logge massoniche List of Lodge Masonic del 1978 non è più segnalata.

In Brescia e provincia nell’elenco del 1978 è indicata solo la Loggia Leonessa-Arnaldo n.951, fondata nel 1977.

La Zanardelli 840 non è più attiva nel 1979 com’è testimoniato dal carteggio del processo massonico ad Adelino Ruggeri agli Atti della Commissione P2, Vol VI, Tomi I, p. 972 e seguenti.

Note storiche.

Augusto Picardi (ex generale fascista) era Sovrano Gran Commendatore del R.S.A.A. di una famiglia di Piazza del Gesù proveniente dalla Gran Loggia d’Italia, con Tito Ceccherini Gran Maestro, il quale, quando morì, fu sostituito all’Ordine dal Gran Maestro Francesco Bellantonio, che nel 1973 realizzò l’unificazione con il Grande Oriente d’Italia, guidato dal Gran Maestro Lino Salvini.

La Zanardelli 840, pertanto, proviene da Piazza del Gesù e arriva all’ordine del Grande Oriente d’Italia nel 1973, con l’unificazione Lino Salvini-GOI e Francesco Bellantonio-Piazza Del Gesù.

MØž VØž della Loggia fu Adelino Ruggeri, criticato per la sua contiguità con il neofascismo (vedi la sua biografia). Investigatore privato, il Ruggeri è inquisito e poi assolto in Corte d’Assise d’Appello di Brescia nel 1979, nel’ambito delle inchieste sull’eversione nera ed è sospettato di essere stato un agente del Sid; nei suoi confronti risulta istruito un processo massonico, prima affidato al Collegio circoscrizionale dei MMØž VVØž della Lombardia e poi a quello del Piemonte.

Spieghiamo i precedenti storici dell’Ordine a cui apparteneva la Loggia.

Nel 1962 si determinò una scissione in seno all’Obbedienza della Gran Loggia d’Italia di Piazza del Gesù: il Gran Maestro Tito Ceccherini aveva rassegnato le sue dimissioni il 14 novembre 1961, confermandole il 14 gennaio 1962 alla Giunta esecutiva; l’Assemblea della Gran Loggia elesse Gran Maestro Giovanni Ghinazzi, il 24 giugno del 1962, ma nel frattempo, il 22 maggio, Ceccherini attuò un ‘colpo di mano’, occupò la sede e annunciò di essere rientrato in carica. Iniziò così una crisi che vide da un lato Giovanni Ghinazzi ristabilire la continuità legittima dell’Ordine e dall’altro il costituirsi di Logge di diversa appartenenza. Nel 1973 il successore di Ceccherini, Francesco Bellantonio, sottoscrisse con il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Lino Salvini un “Trattato di unificazione” che venne salutato come la fine della frattura del 1908 e il ritorno all’unità dell’intera comunità massonica italiana. Buone le intenzioni, tuttavia il “Trattato di unificazione” ebbe, come si sa, vita molto breve.

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Loggia Leonessa-Arnaldo n. 951 del G.O.I. del 1977 della Valle del Mella [all’OrØž di Brescia] (G.M. Lino Salvini)

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La loggia Leonessa Arnaldo nr. 951, rappresenta, sul territorio, l’ideale continuità iniziatica con la prima loggia massonica aperta a Brescia in età napoleonica. Pur essendo nata dalle ceneri della immediatamente precedente loggia Zanardelli, i cui membri sono confluiti quasi totalmente nella Leonessa Arnaldo, la catena della trasmissione dei poteri iniziatici la si può far risalire indietro di un paio di secoli abbondanti.

Dalle sue colonne sono passati tutti i massoni che nell’ultimo mezzo secolo hanno dato vita alle officine dell’Oriente bresciano. Proprio per questo motivo la si può definire, a pieno titolo, la Loggia Madre di Brescia.

La loggia Leonessa Arnaldo (originariamente doveva chiamarsi solo Arnaldo, come testimoniato da diversi documenti conservati nell’archivio storico), si caratterizza per i lavori ad alto tasso rituale, incardinati sulla celebrazione esoterica dei momenti equinoziali e solstiziali; nonché per lo studio approfondito della ritualità più varia e nella sua applicazione pratica.

Nel 2017 2017 la Loggia Leonessa Arnaldo n.951 di Brescia, per festeggiare i 40 anni dalla fondazione, ha organizzato, nel prestigioso contesto dell’Hotel Vittoria, il convegno “Sulle tracce della Massoneria bresciana: luoghi, monumenti, personaggi”. Il convegno, al quale sono intervenuti il maestro venerabile dell’officina, Angelo Ghiroldi, il giornalista Massimo Tedeschi, l’architetto Andrea Canclini, il Presidente del Collegio Circoscrizionale della Lombardia, Antonino Salsone e il Grande Oratore  del GØž OØž IØž Claudio Bonvecchio, era aperto al pubblico e, anche grazie all’ampia pubblicità dedicatagli dalla stampa locale, ha riscosso un notevole interesse, concretizzatosi con una sentita partecipazione da parte della cittadinanza. Si è voluto così render conto di come la presenza massonica a Brescia, in più duecento anni di vita abbia contribuito in modo significativo alla vita cittadina.

Oggi il maglietto della Leonessa Arnaldo è retto dal dr. Antonio M. Arrigoni.

Sito web della Loggia: https://www.leonessaarnaldo.it/

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Loggia Cidnea del 1978 Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. all’OrØž di Brescia (G.M. Giovanni Ghinazzi)

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L’8 giugno 1978 innalza le colonne a Brescia la Loggia "Cidnea" (Luigi Pruneti, Annali della gran Loggia d'Italia A.L.A.M. 1908-2010, p. 436), per gemmazione dalla Loggia madre bresciana Atanor, ed è eletto Maestro Venerabile Mario Fiandini. Il 14 ottobre la Loggia viene installata alla presenza dell’Ispettore provinciale di Milano Mario Bossi e del Delegato magistrale della Lombardia Aldo Giuliano; alla cerimonia è presente anche il Gande Oratore onorario della Gran Loggia d’Italia Lucio Tuccari. La Loggia è attiva ancora nel 1996 (vedi articolo sulla Massoneria in Giornale dei Brescia del 22 giugno 1996), mentre risulta sospesa nel 2007 (http://www.silvanodanesi.info/?page_id=208) e non più esistente nel 2010 (Luigi Pruneti, Annali della gran Loggia d'Italia A.L.A.M. 1908-2010, p. 503).

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Loggia Virgilio del 1982 della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. all’OrØž di Mantova (G.M. Giovanni Ghinazzi)

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A Mantova, il 9 maggio 1982 avvenne la consegna della patente provvisoria alla Loggia Virgilio. Alla cerimonia erano presenti Mario Bossi, delegato magistrale, e le Logge bresciane Atanor e Cidnea.

Il 28 ottobre 1982 la Virgilio è stata costituita ufficialmente. La Loggia lavorerà ritualmente nel Tempio di Brescia.

Maestra Venerabile della Loggia è stata eletta la SØž Paola Pasetti.

La Loggia è attiva ancora nel 1996 (vedi articolo sulla Massoneria in Giornale dei Brescia del 22 giugno 1996) e risulta ancora esistente nel 2010 (Luigi Pruneti, Annali della gran Loggia d'Italia A.L.A.M. 1908-2010, p. 503).

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Loggia Eraclea del 1983 della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. all’OrØž di Cremona (G.M. Giovanni Ghinazzi)

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Il 5 settembre 1983 a Cremona è fonata la Loggia "Eraclea" (Luigi Pruneti, Annali della gran Loggia d'Italia A.L.A.M. 1908-2010, p. 439).

La Loggia viene crismata nel Tempio di Brescia da Mario Bossi il 22 gennaio 1984 e lavorerà ritualmente nel Tempio di Brescia. La Loggia è attiva ancora nel 1996 (vedi articolo sulla Massoneria in Giornale dei Brescia del 22 giugno 1996), ma non nel 2010 (Luigi Pruneti, Annali della gran Loggia d'Italia A.L.A.M. 1908-2010, Logge Lombarde). 

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Loggia La Fenice del 1998 della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. all’OrØž di Brescia (G.M. Franco Franchi) e poi all'OrØž di Rovato.

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Il 5 ottobre 1998 a Brescia è costituita la R. Loggia "La Fenice" all'OrØž di Brescia(Luigi Pruneti, Annali della gran Loggia d'Italia A.L.A.M. 1908-2010, p. 447). Risulta ancora esistente nel 2010, ma all'OrØž di Rovato (Luigi Pruneti, Annali della gran Loggia d'Italia A.L.A.M. 1908-2010, p. 503).

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Loggia Principe Antonio De Curtis del 2000 della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. all’OrØž di Rovato (G.M. Franco Franchi)

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Il 9 ottobre 2000 a Rovato è fondata la R. Loggia "Principe Antonio de Curtis" (Luigi Pruneti, Annali della gran Loggia d'Italia A.L.A.M. 1908-2010, p. 448). La Loggia è ancora attiva nel 2010 (cfr. Annali).

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Loggia Fraglia–Ed Stolper del 2006 n. 1285 del G.O.I. all’OrØž di Desenzano (2007 – G.M. Gustavo Raffi), poi OrØž di Botticino

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La Loggia massonica denominata Fraglia Ed Stolper, dal nome del grande Fratello Libero Muratore, nasce il 2 dicembre del 2006 con sede a Desenzano del Garda.  

A Desenzano del Garda la Loggia Ed Stolper è stata impegnata anche nella solidarietà, aiutando un’associazione che si occupava di devolvere fondi a favore dei cittadini lombardi in Perù.

La Loggia contava da subito una ventina di aderenti.

Il FØž Paolo Gastaldi, docente di Storia del pensiero politico e sociale all’Università di Pavia nonché presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della Lombardia, ha presieduto l'innalzamento delle colonne. L’Officina è dedicata al Gran Maestro onorario Ed Stolper, olandese di nascita ma bresciano d’adozione (vedi la sua biografia) e porta nel titolo l’acronimo «fraglia», frutto delle prime lettere delle due parole «fratellanza» e «famiglia» impiegato da Gabriele D’Annunzio per sottolineare l’auspicio che i massoni «siano una famiglia di fratelli».

All’investitura, tenutasi «nella casa massonica bresciana», hanno presenziato oltre 70 fratelli provenienti dalla Lombardia e dalle regioni limitrofe. Il Fratello Paolo Gastaldi che ha rivestito il ruolo di Maestro Venerabile Installatore. Presente anche una delegazione della Serenissima Gran Loggia di San Marino. Nel suo intervento, il responsabile G. G. delineò tra i programmi della Loggia, un’iniziativa filantropica di collaborazione e sostegno economico all’associazione «Lombardi in Perù», che ha nel suo direttivo due fratelli dell’officina gardesana, e che si propone di assistere sul territorio peruviano i lombardi e i loro discendenti che si trovano in condizioni di grande indigenza, sia sotto il profilo sanitario che sociale ( http://www.gardanotizie.it/massoni-nuova-loggia/).

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Loggia Libero Pensiero della Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana degli AØž LØž AØž MØž  all’OrØž di Brescia

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La RØž LØž Loggia Libero Pensiero è stata fondata da un gruppo di Fratelli e di Sorelle guidato da Luigi Bastiani, e che è stato anche Gran Maestro della Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana degli Antichi Liberi Accettati Muratori, Tradizione di Piazza del Gesù, Grande oriente di Roma.

Luigi Bastiani è bresciano e di professione avvocato (vedi la sua biografia).

Iniziato alla Massoneria il 1° aprile 1978 nella Loggia Atanor, all’Oriente di Brescia, all’obbedienza della Gran Loggia d’Italia ALAM, quand’era Gran Maestro della stessa Giovanni Ghinazzi, Luigi Bastiani è rimasto nella Gran Loggia d’Italia anche durante le Gran Maestranze di Renzo Canova e di Luigi Danesin. Uscito dalla Gran Loggia d’Italia con il 31° grado del R.S.A.A:, con altri Fratelli e Sorelle a loro volta usciti dalla Gran Loggia d’Italia, ha fondato la Loggia Libero Pensiero all’Oriente di Brescia, che, successivamente, si è posta all’obbedienza della Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana degli Antichi Liberi Accettati Muratori, Tradizione di Piazza del Gesù, in quanto diretta derivazione della tradizione iniziatica della Serenissima Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi e Accettati Muratori fondata da Saverio Fera (Piazza del Gesù).

Nel 2010 Luigi Bastiani è stato eletto Gran Maestro ed è stato confermato tale per il triennio 2014-2016 a cui poi è succeduto il giornalista bresciano, scrittore storico ed esoterista Silvano Danesi a cui va il mio plauso per l’amore verso i nostri valori e la ricerca storica latomistica di Lombardia e Bescia. 

(fonte http://www.silvanodanesi.info/ e https://loggialiberopensiero.wordpress.com/category/storia/). I siti web del FØž Danesi e della Loggia sono una pregevole fonte di informazioni.

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Loggia Minerva n. 13 del 1978 della Gran Loggia d’Italia della Massoneria Universale di Palazzo Giustiniani all’OrØž di Darfo Boario Terme (G.M. Cerofolini - 2007)

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I F.lli della Loggia Minerva n. 13 nel 2008 decisero, di concerto con la Loro Gran Loggia, il trasferimento al GOI; la Loggia Minerva si rifondò innalzando nuovamente le colonne nel 2009 con la denominazione R.L. Minerva 1354 all’Obbedienza del GØž OØž IØž e all’Oriente di Marone (Vedi).

Nota storica.

Nell’ottobre 2013 si è verificato l’importante evento del rientro nella naturale casa del Grande Oriente tutte logge all’obbedienza della Gran Loggia d’Italia della Massoneria Universale guidata da Pasquale Cerofolini, dopo 35 anni dalla sua fondazione.

Il 7 ottobre 2013, a villa il Vascello, sede del Grande Oriente d’Italia, si è tenuto nella sala della Biblioteca l’evento della consegna al GOI del Patrimonio storico documentale della (ex)Gran Loggia D’Italia della Massoneria Universale. Il Fratello Pasquale Cerofolini, ultimo ed ex Gran Maestro della (ex)GLDI MU, e il Gran Maestro del Grande Oriente, Gustavo Raffi,  portarono in questo modo a compimento il percorso massonico di riavvicinamento denominato “Per non dimenticare…” che, dopo una fase introduttiva a fine novembre 2010, aveva avuto il suo inizio a gennaio 2011. Il progetto è nato dall’idea di realizzare ritualmente e formalmente, a partire dall’anno in cui si celebrava il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la ricomposizione della famiglia massonica riconducendo la (ex)GLDI MU nella sua naturale casa del Grande Oriente dopo 35 anni dalla sua fondazione, abbattendone ritualmente l’operatività e con la regolarizzazione dei soli membri aderenti al momento, negli Orienti interessati, nel rispetto ex art. 12bis Regolamento (GOI). La Gran Loggia d’Italia della Massoneria Universale fu costituita il 24 giugno del 1978 da 21 Logge ex Grande Oriente. Nel 1979 avvenne la confluenza della Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana di RSAA e collegamenti con la Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana degli A.L.A.M – Comunione Italiana di Piazza del Gesù (con Giuseppe Bellantonio Gran Maestro). Il riavvicinamento al G.O.I. ha avuto il suo epilogo ideale con la consegna del Maglietto di Gran Maestranza al Gran Maestro Gustavo Raffi da parte del Fratello Pasquale Cerofolini, ultimo Gran Maestro della (ex)GLDI MU.

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Loggia Arnaldo da Brescia n. 53 del 2006 del Supremo Consiglio d’Italia e San Marino, all’OrØž Gardone V.T.  (2007 - Renzo Canova)

Nota storica.

Il “Supremo Consiglio d’Italia e di San Marino” è un’Obbedienza massonica che fa parte della grande famiglia della Massoneria Universale di Rito Scozzese Antico ed Accettato ed estende la sua giurisdizione all’Italia ed alla Repubblica di S. Marino.

Renzo Canova Sovrano Gran Commendatore e Gran Maestro nel 2009 ha emanato la Patente Costituzionale definitiva che si identifica con il numero 92 (la provvisoria era 53 del 13 giugno 2006) con decreto Sovrano n°598 del (26 giugno 2009  E.V.) 26 g. del 4°m. dell’A.V. 6009). Canova è stato precedentemente Sovrano Gran Commendatore e Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli ALAM, Obbedienza di Piazza del Gesù – Palazzo Vitelleschi.

Luigi Pruneti ed altri hanno collaborato con Canova, creando nel 1997 una Loggia a San Marino, durante la Maestranza Franco Franchi (1996-2002), che venne chiusa dai vertici, per timore di un inizio di scissione. Tuttavia alla fine del mandato di Franchi, quando subentrò come Gran Maestro Luigi Danesin (2002-2008) la scissione avvenne. Renzo Canova costituì il Supremo Consiglio d’Italia e San Marino.

Il FØž Silvano Daniesi collabora, come membro esterno corrispondente, ai lavori della “Loggia Sancti Quatuor Coronati” del Supremo Consiglio d’Italia e di San Marino del 33° ed ultimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato.

La Loggia risulta ancora attiva nel 2007 (http://www.silvanodanesi.info/?page_id=208).

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Loggia Cosmopolitan 32 Gran Loggia Regolare d’Italia OrØž di Bergamo e poi accorpata all’OrØž di Brescia (Fabio Venzi G.M. 2007)

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La Loggia risulta ancora attiva nel 2007 (http://www.silvanodanesi.info/?page_id=208) e nel 2020 è nell'elenco delle Logge bresciane sul sito web della GLRI a Brescia, si riunisce il 1° lunedì del mese.

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Loggia Lithos 54 della Gran Loggia Regolare d’Italia all’OrØž di Marone (2007 – G. M. Fabio Venzi )

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La Loggia verrà rinominata “Camillo Golgi” all’OrØž di Brescia (vedi).

Tra i FFØž fondatori risulta il FØž messinese Vincenzo Freni, medico Chirurgo Generale presso Istituto Clinico San Rocco di Ome (Brescia) Gruppo San Donato.

Nato nel 1962, è stato per anni un esponente attivo della Gran loggia regolare d’Italia e ha rivestito anche cariche importanti all’interno dell’Ordine.

Nel sito web della GLRI nel 2020 risulta ancora attiva la Loggia Lithos 54 di Brescia, che si riunisce il 2° venerdi del mese.

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Loggia Camillo Golgi della Gran Loggia Regolare d’Italia (2007 – G. M. Fabio Venzi )

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La Loggia risulta ancora attiva nel 2007 (http://www.silvanodanesi.info/?page_id=208).

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Loggia Libero Pensiero della Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana degli A.L.A.M. – Piazza del Gesù all’OrØž di Rezzato (2007 -G.M. Luciano Garuso)

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La Loggia risulta ancora attiva nel 2007 (http://www.silvanodanesi.info/?page_id=208).

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Loggia Minerva n. 1354 del G.O.I.  all’OrØž di Marone (2009 – G.M. Gustavo Raffi)

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[in allestimento]

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Loggia Zanardelli  n. 1379 del G.O.I. all’OrØž di Brescia (G.M. Gustavo Raffi)

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[in allestimento]

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Collegio Brixia della Serenissima Gran Loggia di Rito Simbolico Italiano (Gran Maestro degli Architetti Giovanni Cecconi)

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Fondato il 24 settembre del 2011 a Brescia dai FFØž Maestri (provenienti da diverse Logge del Grande Oriente d’Italia, con cui la Gran Loggia ha stipulato il Protocollo d’Intesa): O. A. (già Presidente della Loggia regionale Insubria di Rito Simbolico Italiano con sede a Milano), Ventura Pasquale (Pontida di Bergamo), C. A. (Leonessa Arnaldo di Brescia), Gasparetti Daniele (Leonessa Arnaldo di Brescia), G. A. (Leonessa Arnaldo di Brescia), Donina Fiorino (Piccola Atene di Sabbioneta), M. S. G. (Piccola Atene di Sabbioneta), N. F., S. C. e D. P. (entrambi della Loggia di Trento).

Il Collegio si riuniva presso la Casa massonica di Botticino (Brescia) e, dal 2018 a Marone (Brescia).

Presidente del Collegio Brixia è stato Gasparetti Daniele negli anni dal 2014 al 2020 con l’eccezione del Dr. Antonio M. Arrigoni per l’anno massonico luglio 2016- luglio 2017, che ha fortemente voluto che il Collegio Brixia si aprisse al dialogo pubblico, organizzando seminari aperti, di cui più avanti vi diamo gli argomenti trattati; il Fratello Antonio dal 2021 è Maestro Venerabile della RØž LØž Leonessa Arnaldo all'OrØž di Brescia.

Il Collegio è nato col preciso intento di sviluppare la ricerca sia culturale che esoterica, chiedendo la collaborazione di tutti i Fratelli Maestri Architetti ed eventualmente dei profani invitati come relatori agli incontri di Collegio.

Il Brixia ha contribuito a realizzare convegni pubblici e talk a Milano e incontri ristretti ad invito di conversazione, per dialogare ed approfondire temi di attualità, a cui il Rito Simbolico Italiano ha sempre prestato e presta attenzione.

Ricordiamo il convegno del 2013 a Rezzato (Brescia) sulla “Cremazione e donazione del corpo alla scienza quali atti di generosità” e “Il simbolo e l’uomo”. Nel 2016 il convegno “Parola che salva e parola che uccide: sacro e blasfemia” e “La famiglia nella società. Quali padri e madri: unioni civili e adozioni”. I talk della Loggia regionale Insubria su “Europa Stati o Popolo”, “Il Rovescio dei diritti”, “La costruzione della Città simbolica”, “la Bella Epoque dell’esoterismo”. I temi del Collegio si sono articolati nello studio della storia del nostro Rito, degli insegnamenti della Scuola pitagorica, “Studio e approfondimento sul Libero Arbitrio” fino all’attualità con “La Forza dell’Isis”, per approdare con tornate di Collegio per un intero anno sul tema della “Felicità” e un altro anno e più su “I Cristianesimi delle origini”. Organizzati dal Presidente Antonio M. Arrigoni i seminari divulgativi aperti al pubblico: “Dal Molteplice all’Uno”, “Bellezza, Amore e Armonia”, “Il canto del Logos, l’Armonia Pitagorica nel divenire dell’Essere”, “Dante velato, ri-velato, il ruolo del numero e della simmetria nella Divina Commedia”,

Il Collegio negli anni si è arricchito del contributo di tanti Fratelli, alcuni dei quali hanno poi lasciato per motivi personali, professionali o di salute. 

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In costruzione.

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