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Elenco storico delle

Logge bresciane

 

LE LOGGE DELLA TRADIZIONE MASSONICA BRESCIANA

La curiosità di fronte alle nuove correnti di vita intellettuale europea, l'interesse per l'illuminismo, l'assolutismo riformatore, l'anticurialismo sono atteggiamenti tipici della nobiltà bresciana negli ultimi decenni del XVIII secolo (Ateneo di Brescia, Alle origini del Risorgimento - La repubblica bresciana dal 18 marzo al 20 novembre 1797, 1997, p. 31).

La sola organizzazione segreta, che avesse collegamenti in tutta Italia e all'estero, nel periodo considerato, era la Massoneria.

La Massoneria si diffuse in Italia e fu presente a Brescia con una loggia, di rito scozzese o anche, forse più probabilmente, di tendenza spiritualistica-templare, in contatto con la "Grande Loge" di Willermoz.

Iniziazione sec XVIII stampa francese001

Stampa francese che illustra una Loggia mentre procede all'iniziazione di un Apprendista Libero Muratore. Usa un drappo a pavimento che illustra i principali simboli della Massoneria. Si nota il candidato inginocchiato sul ginocchio sinistro e con la mano destra sul cuore mentre presta giuramento. La stampa ci riporta all'eggregore della cerimonia nelle prime Logge. Gli Ordini massonici non usano tutti lo stesso rituale e possono cambiare le procedure, le parole e i gesti, ma lo spirito e i valori che animano la ritualità sono i medesimi.

Loggia (nome sconosciuto) del 1773 (G؞ M؞ Martinez de Pasqually  e nel 1774 G؞ M؞ Jean Baptiste Willermoz)

Brescia fino al 1797 era territorio della repubblica di Venezia.

Nel 1773 vi sono tra gli attivi affiliati il conte Rutilio Calini, il conte Alemanno Gambara, padre di Francesco (uno dei futuri capi del 1797), il conte Estore Martinengo Colleoni (destinato a diventare l'organizzatore dell'importante Comitato Militare durante la rivoluzione) e Faustino Lechi, genitore dei fratelli protagonisti della rivoluzione del 18 marzo. Si tratta di un’organizzazione di origine aristocratica e, benché costituzionalmente antivaticanista, non in aperto contrasto con il cattolicesimo.

Ma quando cominciarono a circolare sospetti sulla diffusione nello Stato di un diverso ramo massonico, quello inglese a tre gradi, di tendenze repubblicane e democratiche, le autorità veneziane - impensierite da quel che trapelava - disposero, nel 1785, la perquisizione di tutte le logge dello Stato veneto, con sequestro dei beni, blocco delle riunioni e ricerca degli elenchi degli affiliati (Ateneo di Brescia, Alle origini del Risorgimento, ecc. op.c., p. 31).

Si apprende che essa era in relazione con la “Grande Loge des Maîtres’” di Lione (Silvano Danesi, Brevi note storiche sulla Massoneria bresciana, 2008), tale Loggia era legata prima alla setta degli Élus Coëns (un ordine cristiano esoterico fondato nel 1767) e poi dal 1774 al Sistema della Stretta Osservanza, aveva come G؞ M؞ Jean Baptiste Willermoz, esponente del misticismo massonico lionese (vedi Antonio Fappani, Enciclopedia bresciana, la voce Massoneria).

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Loggia (nome sconosciuto) massonica del 1774 all’Or؞ di Brescia operante a Venezia

Nel 1774 in Brescia, allora sotto il dominio della repubblica veneta, risulta esistente una Loggia i cui Fratelli, tra i quali un certo Vignola milanese, frequentavano la massoneria di Venezia (Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria Lombarda, Bastogi, 1992, p. 58).

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Sistema della Stretta Osservanza

Nel 1775 si costituisce il Baillage di Lombardia (dal lat. Baiulus=ambasciatore, poi francese bail) quale terzo dei quattro nei quali era diviso il Gran Priorato d’Italia incluso nella provincia detta Germania superiore, del Sistema della Stretta Osservanza, che si rifaceva all’Ordine dei Templari e articolato in sei gradi. Il Baillage di Lombardia aveva quattro sedi, dette Comthurejen, di cui una a Brescia.

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Loggia (nome sconosciuto) massonica templare del 1778 (G؞ M؞ Karl Gotthelf von Hund)

Brescia fino al 1797 era territorio della repubblica di Venezia.

Nel 1778 si costituisce in città la prima loggia massonica di "Stretta Osservanza" (forse è la stessa Loggia del 1773 riorganizzata); dell’esistenza di una loggia bresciana legata alla Massoneria templare tedesca si ha testimonianza nei testi del Francovich e del Soriga. “In quegli stessi anni - scrive infatti Francovich - esistevano sul territorio veneto: … a Brescia una loggia - di cui si ignora il nome - la quale sembra essere stata in contatto con la Grande Loge del Willermoz di Lione” (Silvano Danesi, Brevi note storiche sulla Massoneria bresciana, 2008).

A ogni buon conto, la Gran Loggia di Willermoz di Lione non è altro che la “Gran Loggia Regolare dei Maestri” di Lione, cioè la “Grande Loge des Maîtres’” citata prima, che il F؞ Jean-Baptiste  Willermoz (francese di Lione) contribuì a creare e di cui divenne Gran Maestro nel 1761; la Gran Loggia praticava i sette gradi massonici dell'epoca, a cui Willermoz aggiunse un ottavo chiamato "Gran Maestro Scozzese, Cavalieri della Spada e della Rosa-Croce". Il F؞ Willermoz fondò anche, nel 1763, insieme al fratello Pierre-Jacques, una Loggia intitolata "Capitolo Sovrano dei Cavalieri della Rosa-Croce dell'Aquila Nera" dedicata alla ricerca alchemica. Sono tutte Logge francesi.

In seguito, nel 1767, sempre il Willermoz fu ammesso nell'Ordine degli Elus Cohen, ma fu negli anni settanta del Settecento che entrò in contatto con il barone Karl Gotthelf von Hund e con l'Ordine della Stretta Osservanza (tedesco Strikten Observanz) a cui si unì nel 1773 e fu nel 1774 che fondò la loggia (sempre di Lione) “La Bienfaisance”.

Willermoz introdusse anche alla Convenzione di Lione il Régime Ecossais Rectifié (Rito Scozzese Rettificato), che combinava la Massoneria Templare con il cerimoniale religioso degli Eletti Coëns, in pratica la Stretta Osservanza veniva definitivamente trasformata in Rito Scozzese Rettificato già preannunciato a Lione nel 1778.

In contrasto con il sistema massonico inglese a tre gradi delle Logge di San Giovanni, la "rigorosa osservanza" offriva un sistema di insegnamento molto gerarchico che si supponeva fosse fortemente basato su elementi dell’Ordine dei Templari.

I membri della Stretta Osservanza credevano di essere guidati dai cosiddetti "superiori segreti" e si consideravano successori dei Templari. Attestazione che non regge all'esame storico. Oggi non è più sostenuta da alcuna Istituzione massonica attinente il templarismo. L’esistenza dei Templari massonici già nel 1743 fu considerata un’invenzione del barone imperiale Karl Gotthelf von Hund e Altengrotkau, che, in modo verificabile, fondarono il primo ordine massonico dei Templari solo nel 1751.

Il Sistema della Stretta Osservanza, almeno in Lombardia cessò di esistere nel 1784 e le Logge dipendenti furono chiuse nel 1785.

 

 

 

 

 

 

 

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Repressione

Tutte le Logge dopo gli anni '80 del '700 o scomparvero per la dura repressione dei Governi o si trasformarono in riunioni di "fratelli" con intenti spiritualistico-speculativi, senza riflessi diretti o indiretti nel campo politico sociale.

Dal 1776, a Ingolstadt, Adam Weishaupt, professore di diritto canonico, costituì all'interno della Massoneria "ufficiale" germanica, che aveva avuto come massimo esponente nientemeno che Federico II di Prussia, un Ordine particolare, chiamato degli "Illuminati'' e conosciuto per la loro origine, come "Gli Illuminati di Baviera". Quest'ordine si diffuse rapidamente non solo in territorio germanico e in Austria, ma dopo la grande repressione, effettuata dal Duca di Baviera, dei suoi esponenti e la distruzione delle Logge in cui l’ordine era penetrato e ne aveva preso il controllo, anche in Francia e in Italia, dove si erano rifugiati molti dei "fratelli" bavaresi.

Dal 1786 la diaspora degli Illuminati ha un effetto importante anche in Italia, coinvolgendo pure Brescia.

Con la rivoluzione francese, non solo era cambiato l’orientamento delle Logge, ma anche la sua composizione sociale. L’elemento essenziale della Libera Muratoria dal 1717 al 1789 era sempre stata la nobiltà, che ne aveva costituito la parte direttiva, mentre la borghesia, pur partecipando, aveva costituito, per la gran parte, la truppa.

Dopo il 1789 la Libera Muratoria classica esce di scena.

Le Logge passano in eredità ai giacobini, ai borghesi e a quei nobili che si sono schierati con le nuove idee.

Nel 1793 Francesco Filos (F؞ che sarà fondatore della Reale Loggia Amalia Augusta a Brescia nel 1806) fonda la Loggia di Innsbruck, in contatto con quella di Bormio in Valtellina, dove opera Giovanni Silvestri e con Trento, sua patria, e Rovereto. In Valtellina i massoni di Bormio tengono i collegamenti con quelli di Poschiavo e di Coira in Svizzera dove, nel frattempo, si è trasferito il barone Da Bassus, amico e "fratello" del Savioli e del Di Costanzo, quando erano in Baviera.

Non è, quindi, difficile ipotizzare che la vecchia Loggia templare bresciana si sia trasformata in Loggia illuminata, con a capo Giuseppe e Giacomo Lechi, nipoti di Galliano, membro della Loggia del Silvestri, mentre Federico e Giovanni Mazzuchelli, sono in rapporto con gli Illuminati di Milano (Ateneo di Brescia, Alle origini del Risorgimento, ecc. op.c., p. 31).

Si deve distinguere la Massoneria tradizionale, sia essa di rito francese o scozzese, dall’Ordine degli Illuminati (massoneria operativa) che avevano programmi politici ben diversi e molto più eversivi dei “filosofi" e dei Franchi-Muratori (massoneria speculativa).

Ora tra Illuminati francesi e quelli italiani vi erano stretti rapporti per mezzo, soprattutto, della Loggia genovese, a cui era iscritto e lavorava, fin dal 1785, Galliano Lechi, e della Loggia fiorentina dove si svolgeva l'opera dell'illuminato Filippo Strozzi a cui nel 1787 aderisce Filippo Buonarroti; ambedue queste Logge hanno rapporti con quella di Lione.

Il propagatore, in Italia, di questi Club giacobino-massonici è Filippo Buonarroti che, nel 1794, commissario a Oneglia, si propose con gli "anarchistes" francesi di realizzare, anche nella Penisola, i successi della Grande Rivoluzione francese. L'idea fondamentale era la costituzione di una Repubblica unitaria italiana, repubblica "sorella" di quella francese. Questo fine doveva essere raggiunto, trasformando le Logge illuminate in club giacobini, proprio come era avvenuto in Francia; anzi, con l'affermazione, a Parigi, del Direttorio e la caccia ai "giacobini" l'organizzazione segreta italiana trovava l'appoggio di quella francese, che era divenuta essa pure segreta. Ma la Repubblica e la democrazia, in Italia, potevano realizzarsi solo col ritorno al potere dei "giacobini", in Francia. La congiura degli "Egualin, a cui partecipò anche il cospiratore fiorentino, al fine di realizzare il colpo di stato, in Francia, era la traduzione politica dei principi che Buonarroti aveva esposto, come visto, ai giacobini italiani a Oneglia.

 

La trasformazione delle Logge illuminate in club politici in Italia è documentato; a Brescia la Loggia illuminata è il Casino dei Buoni Amici, che fu di fatto la trasformazione della precedente Loggia massonica di Rito spiritualistico-templare, già vista, nel 1786 [oppure è il 1778?], dopo la repressione, che si manifestò in Baviera contro gli Illuminati. (Ateneo di Brescia, Alle origini del Risorgimento, ecc. op.c., p. 31).

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Casino dei Buoni Amici del 1792 (Presidente Giovan Francesco Gambara)

Costituito nel marzo del 1792 da elementi giacobini della nobiltà bresciana, per iniziativa, a quanto sembra, del conte Federico Mazzucchelli e di cui venne eletto presidente il conte Francesco [Giovan Francesco] Gambara. L’associazione fu fin da subito sospettata dagli inquisitori di Stato come ritrovo di filofrancesi e di giacobinismo.

Del club faceva parte Giuseppe Lechi, fondatore del primo Grande Oriente italiano.

Nel 1794 vi fecero capo anche elementi della borghesia ed artigiani che vi tennero riunioni segrete tanto che nell'aprile venne chiuso (Antonio Fappani, Enciclopedia bresciana, voce ad nomen).

Altri membri furono Giuseppe Fenaroli Avogadro che frequentò il Casino de’ buoni amici con il fratello Girolamo fin dal 1792, (il circolo si era già acquistato fama di club giacobino tra i giovani nobili bresciani).

Giuseppe Lechi, all’arrivo di Napoleone in Italia, influenzato anche dal fratello Giacomo, organizzò e condusse con i fratelli Teodoro, Beniamino e Angelo ed altri amici, tutti membri della società segreta del “Casino dei Buoni Amici”, la Rivoluzione bresciana del 18 marzo 1797.

I soci del Casino avevano a disposizione, oltre ai giornali, alcune opere di Raynal e di Voltaire, alcune grammatiche e dizionari francesi, inglesi e tedeschi fondamentali per avvicinarsi ai periodici esteri (M. Infelise, Gazzette e lettori, p. 346).

Nel giugno del 1795 ecco infatti ricomparire gli aristo­cratici Giovanni Mazzuchelli, Carlino Arici, Giacomo Lechi, ideologo del gruppo, e con loro Giovanni e Francesco Caprioli, irrequieti rampolli di un’antica famiglia dalla tradizione sempre viva di intelligenti imprese, che protestano facendosi vedere in giro per la città con un’acconciatura per l’epoca strava­gante, in considerazione della loro condizione sociale: capelli alla brutus al posto della parrucca incipriata e barba al mento mostruosa come scrive inorridito il Mocenigo” (M. Berengo, La società veneta cit. p. 285).

I membri del famoso casino dei Buoni Amici di Brescia si distinguevano “per una certa uniformità di vestito dimesso, con filo di barba sotto le orecchie, con cappellina tonda cinerina, un rozzo bastone che battono a terra camminando, un portamento della persona abbandonato e bislacco” (M. Berengo, La società veneta, p. 283). “Molti indossavano abiti che richiamavano la moda giacobina”.

"Nella Parte Prima del quarto volume della Storia di Brescia, citata, stesa da Fausto Lechi, viene descritta la vita di un gruppo di nobili della nuova generazione in cui predominavano Giuseppe e Giacomo Lechi, figli di Faustino, Federico e Luigi Mazzuchelli figli di Giovan Maria il letterato, Francesco Gambara figlio del bandito Alemanno Giovanni e Francesco Caprioli, Carlo Arici a cui sono da aggiungere dei Martinengo, Fenaroli, Maggi, Calini e altri. Nel 1794 e 95 alcuni sono presi di mira dalle autorità venete, identificati come membri di una specie di associazione ritenuta pericolosa, detta dei Buoni Amici. Vi furono pure degli arresti; vennero liberati coi soliti sistemi di ricorsi traversi a Venezia” (Brixia Sacra, in Studi, Brescia 1797, n.1-2, maggio 1998).

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Reale Loggia Scozzese Amalia Augusta del 1806 (G؞ M؞ il viceré del regno d’Italia Eugenio Beauharnais)

Della Reale Loggia Amalia Augusta è testimonianza un piccolo opuscolo di sei pagine della Raccolta Bertarelli di Milano, intitolato: “Installazione costituzionale della R؞ L؞ Sc؞ Reale Amalia Augusta all’Or؞ di Brescia e consacrazione del Tempio”. Oltre alle solite cariche interne, la Loggia, “aveva uno speciale consiglio di nove membri, che formavano la giunta direttiva intorno al Venerabile, e uno speciale ‘Capitolo dei Sublimi Cavalieri Eletti’ che costituiva la classe privilegiata e distinta dei provetti”.

La Loggia viene aperta e solennemente inaugurata nel 1806, ad un ano dalla costituzione del Grande Oriente d’Italia ed è citata ufficialmente nel 1808 in occasione di un’assemblea per la reciproca affiliazione ed amicizia con il Grand Orient de France. Parlando della costituzione di numerose Logge, l’oratore ufficiale tra le altre cita quella di Brescia e precisa che in questa è stato eretto il Capitolo dei Sublimi Cavalieri (Alessandro Luzio, o. c., p. 49).

I fratelli, si dividevano in cinque gradi, distinti con una iniziale:

A. - Apprendista o neofita

C. - Catecumeno o iniziato

M. – Muratore

M. S. - Maestro superiore

M. A. - Maestro affigliato

Oltre le solite cariche interne di Venerabile, Oratore, Segretario, Maestro di cerimonie, Elemosiniere ecc. la Loggia aveva uno speciale consiglio di nove membri, che formavano la giunta direttiva intorno al Venerabile, e uno speciale “Capitolo di Sublimi Cavalieri Eletti „ che costituiva la classe privilegiata e distinta dei provetti.

Il 9 aprile 1807, per festeggiare la nascita della principessina figlia della viceregina, eroga L. 383,76 a favore dei danneggiati dell’incendio di Vezza d’Oglio.

Il 2 ottobre 1807 viene inaugurato il vessillo e nel 1808 la Loggia, auspici il Venerabile Ostoja e il Segretario Pagani, delibera i suoi nuovi ordinamenti locali, contenuti in un opuscolo stampato alla macchia, ma in Brescia, dal titolo: “Discipline della R.L.Amalia Augusta all’Or؞ di Brescia”; il regolamento, che fissa alcune particolari consuetudini e feste sociali della Loggia bresciana, porta le firme del Segretario Pagani e dell’Oratore Aggiunto Capponi. L’esemplare queriniano 5 “ K. VII. 16 proviene dalla biblioteca del Pagani, legata alla Queriniana.

Fra questi libri dei Pagani dovevano certamente trovarsi molte altre pubblicazioni massoniche di quel periodo, o in opuscoli o in fogli volanti, ma non se ne trovano che due o tre, rilegate in miscellanee con altri opuscoli; altre furono distrutte.

Numerose sono le testimonianze dell’attività della Loggia e soprattutto di quella letteraria ed artistica, spesso connessa con la celebrazione di avvenimenti bellici, politici e civili che vedono impegnati direttamente gli affiliati, come nel caso dell’entrata in Spagna dell’esercito guidato da Giuseppe Bonaparte, del quale sono componenti tre generali bresciani: Giuseppe e Teodoro Lechi e Luigi Mazzucchelli.

Abbiamo l’elenco dei Fratelli del 1809 [vedi Elenco dei Liberi Muratori della R.: L.: Amalia Augusta all'Or.: di Brescia-nella nostra pagina Storia della Massoneria Bresciana], denominato “Quadro del membri componenti la risp؞ R؞ Amalia Augusta all’ Or؞ di Brescia”, differenziato in dodici Dignitari onorari, sei Membri onorari, cento tre Fratelli originari e diciannove Membri affiliati, contrassegnati se FF؞ fondatori e con l’indicazione delle cariche ricoperte, nonché l’elenco del Massoni bresciani ancora viventi intorno al 1831 (secondo il rapporto Torresani edito dal Luzio nell’ Archivio storico lombardo del 1917); tutto rinvenibile nell’Opera omnia di Paolo Guerrini, in Pagine Sparse IV, a cura di Antonio Fappani e Francesco Richiedei, I Cospiratori bresciani del ’21 nel primo centenario dei loro processi, Miscellanea di studi a cura dell’Ateneo di Brescia M.CM.XXIV, Edizioni del Moretto, Appendice 1, p. 50 - 64.

 

Nella stessa raccolta documentaria troviamo: la Storia della Massoneria a Brescia prima del 1821, con anche carteggi tra Fratelli massoni,(p. 9- 49); Elenco di lavori a stampa del Cav. Giambattista Pagani, in Appendice II, p. 65 – 68; Il Carteggio degli Ugoni, p. 69 – 254; Memorie biografiche e Documenti inediti da p. 258 – 355; Un elenco Federati bresciani p. 356 – 363, sono cento diciassette con indicato anche l’appartenenza alla Massoneria.

Ma la più importante e interessante pubblicazione della Loggia Amalia Augusta di Brescia è un volume, uscito nel 1810 in Brescia, «per Nicolò Bettoni tipografo della L؞» e che costituisce una completa raccolta della attività letteraria e sociale dei massoni bresciani nel triennio 1807-1809:Scelta di tav؞ mass؞ travagliate dalla risp؞ L؞ R؞ Amalia Augusta all’Or؞ di Brescia negli anni della V؞ L؞ 5808-5809, Brescia, Nicolò Bettoni 1809 pp. 314 in - 12. L’esemplare queriniano 3. Z. Vili. 9 con elegante rilegatura dell’epoca, proviene dai libri di Pagani.

Un piccolo Catechismo dell’Apprendista è nella raccolta privata di Paiolo Guerrini di stampe e manoscritti, donata alla Queriniana; il libretto non porta indicazioni tipografiche, ma evidentemente è stato stampato in Brescia dal tipografo Bettoni; è di pp. 8 in - 16. picc.

Un’altra pubblicazione massonica bresciana, edita sempre dal F؞ Bettoni, è il libro intitolato “Tavole massoniche di Franco Salphi, Ferdinando Arrivbenee e Nicolò Bettoni - Brescia, N. Bettoni, 1810, pp. 132 in 8. Stampa, rarissima, indicata da R. Soriga e che non è custodito nemmeno alla Queriniana.

Altri documenti dell’Amalia Augusta sono reperibili nelle pubblicazioni del F؞ di Loggia Nicolò Bettoni, conservate nella Biblioteca Queriniana di Brescia. Per un approfondimento relativo ai lavori dell’Amalia Augusta si rimanda al Guerrini, alle carte della biblioteca Pagani, conservate sempre alla Biblioteca Queriniana e, ancora, alle pubblicazioni di Nicolò Bettoni.

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La restaurazione del 1815

Con la restaurazione del 1815 la Massoneria a Brescia e in Italia ritornò in clandestinità.

Le Logge tornano a mascherarsi nuovamente in Circoli, Accademie, periodici letterari e scientifici.

Vedi le tante biografie dei Massoni Bresciani.

Massoni bresciani possiamo trovarli nella Carboneria, che solo in parte si può definire di origine massonica; inizialmente sorta con carattere anti-francese e poi dopo il 1815 anti-asburgica ed artefice dei primi moti risorgimentali.

Massoni bresciani li troviamo in clandestinità o esuli in Piemonte aderenti alla Società Nazionale, alla Giovane Italia o all’estero dove aderiranno alle Massonerie straniere.

A Brescia i Liberi Muratori della Amalia Augusta, insieme a quelli di Pavia, formano la base per la Società dei Federati, originata da quella del Buonarroti, affiliato alla Loggia “Gli amici sinceri” di Ginevra.

Tra Massoneria, Carboneria e Risorgimento, dice Moramarco, non vi fu un nesso di causalità, bensì di parziale coincidenza ideale e di osmosi del “materiale umano”; i FF؞ massoni che passavano alla Carboneria venivano ammessi senza alcuna prova.

Massoni bresciani li troviamo partecipi ai Moti del 1859, che precedettero la guerra Franco-Piemontese contro l’Austria, nella creazione dei Corpi di volontari, che ad essa parteciparono, poi nell’insurrezione dell’Italia Centrale, nei Governi Provvisori che organizzarono i “Plebisciti” di unione al Piemonte. Poi li ritroviamo nell’epopea garibaldina nell’Italia Meridionale.

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Istituzioni bresciane di origine massonica

con la Libera Muratoria in clandestinità

 

Accademia dei Pantomofreni

Fondata nei primi anni del sec. XIX, dal F؞ Giovanni Battista Soncini, cognato degli Ugoni. Si discuteva di varia letteratura e si riuniva due o tre volte la settimana. Ebbe come soci massoni e ufficiali napoleonici e altri tra cui Girolamo Monti, Giuseppe Niccolini, Giacinto Mompiani, Carlo Dossi, Giovita Scalvini, tutti romantici e liberali.

L’Accademia fu sorvegliata dalla polizia e fu chiusa verso il 1820 (A. Fappani Enciclopedia bresciana, ad vocem).

I documenti relativi all’Accademia dei Pantomofreni si trovano all’Archivio di Stato di Brescia (Atti riservati, Istruzione 1823, n.21) e all’Archivio di Stato di Milano (Studi parte Moderna, p.45).

Fra Ateneo e Pantomofreni non esisteva competitività. Quasi tutti i soci appartenevano ad entrambe le accademie.

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Scuole di mutuo insegnamento

A Pontevico (Brescia) una di queste fu diretta dal F؞ Filippo Ugoni, poi cospiratore nel 1821 e fratello del letterato, poeta e patriota Camillo, anch’egli Libero Muratore (S. Danesi, Liberi Muratori in Lombardia, ecc., o. c., p. 112).

Sistema d'insegnamento per cui gli scolari più progrediti sono chiamati a collaborare con il maestro nell'istruzione dei loro compagni.

Il movimento s’inserì in quello del primo Risorgimento. In Lombardia, dove ne fu apostolo il F؞ Federico Confalonieri, auspice il Conciliatore, furono coadiutori oltre l’Ugoni, Giacinto Mompiani, G. Pecchio, G. Arrivabene, L. Porro, G. B. Litta Modignani, ecc.

In Piemonte fu promotore il F؞ onorario della R؞ L؞  Amalia Augusta, Arborio Gattinara di Breme, aiutato dal principe Carlo Alberto e da Prospero Balbo.

La reazione che seguì ai moti del 1820-21 stroncò il movimento in Lombardia e in Piemonte.

Dopo il 1850, le critiche al sistema divennero generali. Ma i suoi meriti storici sono innegabili. I suoi residui utili sono oggi nel sempre più largo appello alla collaborazione degli scolari, quale, in forme varie, si presenta nell'indirizzo della scuola come comunità di lavoro, in idee di vari pedagogisti.

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Società delle giardiniere

Nel 1823 ebbe come animatrice Teresa Confalonieri e con lei alcune Sorelle ed altre donne sospettate di esserlo; Camilla Fè, Matilde Dembowskj, Bianca Millesi, Maria Frecavalli, Teresa Agazzini Sopransi, Rosa Gallarini, Amalia Tirelli (Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria Lombarda, Bastogi).

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Frati Muratori

Nel 1823 la polizia di Milano e quella di Venezia denunciavano l'esistenza di ben 46 società segrete diverse tra loro.

Nel 1845 la polizia di Milano attivava con una lettera la polizia di Brescia per avere informazioni su una società detta dei Frati Muratori che aveva affiliati nel milanese e nel bresciano.

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Si ebbero segni di attività massoniche in concomitanza con la ripresa delle attività antiaustriache che porterà alle due guerre del 1848 e 1849 tra i Savoia e l’Austria e con protagonista Brescia e l’insurrezione delle Dieci giornate, dove si ebbe il battesimo del fuoco e della politica del F؞ Giuseppe Zanardelli, futuro presidente del Consiglio dell’Italia finalmente unita. Ricordiamo anche che nel 1852, con i processi di Mantova, furono giustiziati molti patrioti tra cui il bresciano eroe delle Dieci giornate Tito Speri.

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La rinascita della massoneria dopo il 1859

Gran parte dei protagonisti degli eventi erano Massoni, o lo divennero subito dopo con l’apertura ufficiale delle Logge, perché nella clandestinità erano stati collegati con nuclei massonici italiani o stranieri.

Altri Massoni furono fedeli ai legittimi sovrani, come il giudice Antonio Salvotti, pur forse auspicando governi costituzionali.

I Liberi Muratori di Brescia, così come della Lombardia e di altre parti d’Europa, sia pure uniti dai valori comuni e comune fratellanza sotto la volta stellata del Tempio, nel mondo profano erano divisi.

Molti Massoni furono iniziati nella clandestinità, spesso ricevute sommariamente in carcere, sotto l’egida dei Riti che mai si misero “in sonno” se pur clandestini oppure vennero iniziati in Massonerie estere. Tali iniziazioni vennero ritenute valide dalle Logge che rieleveranno le colonne. Molti uomini del Risorgimento si fecero Massoni, specialmente quelli che avevano seguito Garibaldi, che iniziato a Montevideo divenne poi Gran maestro della massoneria italiana, com’è stato il caso dei bresciani Giuseppe Cesare Abba, Carlo Cassola, Vincenzo Feliciangeli, Giovanni Fontebasso, Giovan Battista Formentini, Donato Gasparetti, Giuseppe Guerzoni, Antonio Legnazzi, Nino Parisi, Erminio Pescatori, Giuseppe Zanardelli (Cacciatore delle Alpi).

Giuseppe Guerzoni con la collaborazione del F؞ Legnazzi ed altri raccolse fondi e 137 volontari per le imprese garibaldine.

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Le Logge di quegli anni, differentemente dai nostri giorni, si dividevano secondo i Riti di appartenenza, che amministravano ognuno direttamente con propri rituali anche le Logge azzurre dei primi tre gradi; esistevano quindi Logge di Rito Scozzese Antico e Accettato, Logge di Rito Simbolico Italiano, Logge di Rito Memphitico o Misraimita, ecc.

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Regno d'Italia 1861

Il Regno d'Italia fu lo Stato italiano proclamato il 17 marzo 1861 durante il Risorgimento, in seguito alla Seconda guerra d'indipendenza combattuta dal Regno di Sardegna per conseguire l'unificazione.

L’Italia nata da una idea massonica e portata avanti da fratelli massoni: è una repubblica intrisa di ricca simbologia massonica.

 

L’inno nazionale, conosciuto anche come “Fratelli d’Italia”, Inno di Mameli, Canto nazionale, è stato scritto nell’autunno del 1847, dal F؞ Goffredo Mameli (al quale, a riprova della sua appartenenza e devozione ai liberi muratori, saranno poi dedicate a futura memoria molte logge). L’inno, di chiara connotazione massonica, fu musicato dal F؞ Michele Novaro. 

La bandiera tricolore italiana, come recita l’articolo 12 della nostra Costituzione, è composta dal verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni. Il tricolore discende dal vessillo della Repubblica Cispadana, una repubblica massonica al servizio della Francia.

Esso fu scelto dal segretario di stato di tale repubblica, Giuseppe Compagnoni, massone affiliato alla loggia di Reggio Emilia.

 

La Repubblica Italiana è stata voluta, fondata da Massoni.

Adornata con simboli massonici a futura memoria dell’impegno, della volontà e delle sofferenze che i Massoni hanno profuso perché oggi noi possiamo godere di armonia, di pace e di uguaglianza.

Ricordiamolo a noi stessi e ricordiamolo anche a chi oggi cerca di denigrarci ingiustamente con pregiudizio e falsità complottistiche senza fondamento. Dobbiamo essere orgogliosi delle nostre origini e di essere Massoni e Italiani.

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Grembiule da Maestro, fine del XVIII° secolo,  cm 29 x 31, dalla Loggia massonica francese La Bonne Harmonie di Neuchatel.

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Garibaldi massone

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Loggia Cenomana del 1860 di Rito Francese all’Or؞ di Brescia (GG؞ MM؞ Filippo Delpino, interim 20-12-1859/20-05-1860 o Livio Zambeccari, interim 1860)

Loggia Cenomana, di sentimenti “moderati”, con a capo il conte Enrico Martini di Crema.

Notizia dell’esistenza della Loggia si ha negli annuari del 1863 del Grande Oriente d’Italia, che indica in Ippolito Bargnani il Maestro Venerabile

In una nota prefettizia dell’8 febbraio 1864 si accenna alla presenza della Loggia Cenomana di Rito moderno e francese, con Maestro Venerabile il conte Enrico Martini di Crema e fra i Fratelli più influenti c’è il Dottor Bargnani (nota del prefetto del 8 febbraio 1864) direttore della Gazzetta Provinciale.  La Loggia “…procede in tutto ordine e moderazione. Riconosce ed obbedisce al suo Capo, il Grande Oriente”. Secondo un rapporto dei carabinieri del 6 febbraio 1864, era di “sentimenti moderati”.

Di questa Loggia si hanno pochissime notizie, probabilmente anche per la sue breve vita. Ad un certo punto della sua esistenza la Cenomana, come testimonia un’informativa prefettizia, stava per fondersi con la Loggia Arnaldo. 

In un’altra nota del prefetto di Brescia del 17 gennaio 1868 questi assicurava il Ministero dell’Interno che la Loggia Cenomana si doveva ormai considerarsi estinta definitivamente (Silvano Danesi, Liberi Muratori in Lombardia ecc., Edimai, 1995, p.120).

Nel 1868 La loggia Cenomana viene data per demolita (Fondazione Biblioteca Archivio Luigi Micheletti).

"Il Risorgimento è una prova evidente della feroce contrapposizione alle istituzioni preposte alla religione del suo popolo, nonostante certi ricorrenti unanimismi di facciata.

L’idea del non expedit, lanciata due mesi dopo Porta Pia, riduce della metà il già esiguo due per cento di elettorato italiano.

E saranno gli anni dei dogmi, delle scomuniche, del Sillabo.

Gli anni dei papi barricati nei palazzi vaticani piantonati dai bersaglieri.

Nell’ambito di questo tormentato e contrastatissimo processo storico, vediamo che il periodo che va da Plombierès e Villafranca fino alle elezioni politiche dell’ottobre 1865, emergono e si consolidano, a partire dal 1859, le realtà della Loggia Ausonia e quindi del Grande Oriente d’Italia.

Senza una chiara e precisa contestualizzazione della Loggia Cenomana all’interno di queste vicende più generali della massoneria nazionale, sarebbe molto difficile riuscire a cogliere il vero significato della ragion d’essere e del ruolo svolto da questa Loggia bresciana Cenomana sul movimentato scacchiere delle forze allora in campo, impegnate a contendersi con ogni mezzo, lecito e talvolta men che lecito, ogni amministrazione locale, ogni collegio elettorale parlamentare, ogni posizione istituzionale in grado di rafforzare lo schieramento liberale e laico oppure quello conservatore e clericale.

La Loggia Cenomana a Brescia fu fondata nel 1860 e guidata da Enrico Martini, lo stesso Venerabile della Loggia Serio di Crema.

Il fatto è confermato da Silvano Danesi nelle sue «Brevi note storiche sulla Massoneria Bresciana», ora accessibili in forma meno riservata anche se ancora molto sintetica sul web. Ciò significa che Martini quand'era Presidente del Circolo Patrio di Crema, dopo aver fondato «L’Eco di Crema» e mentre combatteva a Crema le battaglie elettorali del 1860 e del 1861, in vista della costituzione della Loggia Serio nel 1862, già guidava a Brescia una delle prime e più agguerrite logge della Lombardia, la Loggia Cenomana.

C’era stato a Brescia un ampio vuoto temporale durante i decenni della restaurazione, come accaduto del resto in tutti i territori italiani, tra la chiusura della Loggia Amalia Augusta, inaugurata nel 1806, e questa ripresa delle attività massoniche nel 1860.

È noto come la Loggia Arnaldo venga costituita a Brescia solo alcuni anni dopo la Loggia Cenomana, vale a dire nell’ottobre del 1863 [o forse 1861].

È dunque la Loggia Cenomana a essere in quel periodo, così conflittuale e turbolento, l’avamposto massonico a Brescia. Va notata l’univocità di comando con la formazione di Crema.

E va pure notato che le informative prefettizie circa un possibile successivo assorbimento della Loggia Cenomana nella Loggia Arnaldo non hanno mai trovato conferma.

E quindi, quale è stato l’esito, quale il destino della Loggia Cenomana, punta avanzata in quegli anni della massoneria italiana verso il Veneto, verso i patrioti ancora in attesa della libertà, verso la «Venezia che spera»? Anche a Bergamo il Venerabile della Loggia Cenomana e della costituenda Loggia Serio si attiva per creare una nuova entità massonica.

Molto resta da scoprire anche in questo caso, a riprova di come su tali aspetti le cognizioni attuali siano molto inferiori rispetto alle possibili acquisizioni di nuove e più estese conoscenze, da ricercare lungo direttrici d’indagine ancora tutte da tracciare.

Esistono ampi spazi di ricerca per chi abbia a cuore la storia dei primi sviluppi della massoneria nazionale in quei territori dopo la seconda guerra di indipendenza, nel contesto delle battaglie politiche ed elettorali di quei momenti così burrascosi ma così fondamentali per la costruzione del nuovo Stato” (Da “Pietro Martini La costituzione della Loggia Serio a Crema nel 1862”, p. 167, 168).

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Loggia Arnaldo del 1861 di R؞ S؞ A؞ A؞ all’Or؞ di Brescia (G؞ M؞ Costantino Nigra nel 1861; Filippo Cordova 1862; Giuseppe Garibaldi 1864)

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Sigillo  della R؞ L؞ "Arnaldo" di RSAA all'Oriente di Brescia

(Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria Lombarda, Bastogi, 1992, p.97)

La Loggia Arnaldo risulta da testimonianza presente già nel 1861, abbattuta nel 1862 per ricostituirsi nel 1863 o ’64.

In data 3 marzo 1863 il ministro degli Interni Spaventa chiese al prefetto di Brescia precise notizie intorno alla esistenza di Logge massoniche ed in caso affermativo intorno agli aderenti, ai loro legami e relazioni con l’estero. La risposta fu negativa, ma a distanza di soli pochi mesi il prefetto dovette ricredersi e prendere atto dell’esistenza in Brescia addirittura di due logge massoniche, l’una denominata ‘Cenomana’, di sentimenti moderati, con a capo il conte Enrico Martini di Crema, la seconda denominata ‘Arnaldo’, di orientamento più avanzato (‘di sentimenti spinti’ – scrisse il prefetto al ministro dell’Interno) con a capo l’avv. Luigi Botturelli, direttore del giornale ‘La Sentinella Bresciana’ “. La documentazione del rapporto prefettizio è contenuta in una lettera del prefetto al Ministero dell’Interno datata 4 aprile 1863, depositata all’Archivio di Stato a Brescia (A.S.B. Questura, b. 14).

La Loggia Arnaldo risultava molto presente nel mondo politico bresciano. Grazie al Botturelli essa era in grado di controllare un periodico di notevole autorità.

Di Rito scozzese antico accettato, la Regia Loggia Arnaldo [ri]nasce nell’ottobre del 1863 e tra i suoi fondatori annovera il dottor Francesco Feliciangeli (Sovrano Principe del Real Segreto), emigrato romano residente a Torino, ex ufficiale garibaldino giunto a Brescia agli inizi dell’ottobre 1863 e fattosi subito notare per le strette relazioni intrattenute con ‘i più ardenti del partito estremo’; Erminio Pescatori (Sovrano Principe Rosa Croce), marito di una signora possidente, la signora Biagini, direttrice di una compagnia comico-drammatica; il letterato Giovanni Fontebasso, apprendista teatrale e autore drammatico; il veronese Francesco Fermignani, giudicato ‘abile mestatore che qui presta servizi ai liberali, là agli Austriaci’, ‘parolaio ambulante’, ‘sollecitatore’, ‘un presta servizi, che sa trar guadagno da tutto al proprio vantaggio’; Luigi Marchetti, uomo che ‘all’aspetto fiero e concentrato si appalesa per individuo inclinato alla cospirazione’; infine il cav. Antonio Legnazzi, il dottor Luigi Alemanni, Luigi Zavarise, l’avv. Alessandro Legnazzi, Alessandro Tommasi, tutti veneti [Notizie tratte da lettera del Prefetto al Ministero dell’Interno, 21 ottobre 1863 e lettera di risposta del Ministero del 6 febbraio 1864, in Archivio di Stato di Brescia, b.14 – citata in Chiarini., Politica e società nella Brescia Zanardelliana, pag.123, nota 14].

Nell’informativa al Ministero degli Interni del 21 ottobre 1863 il prefetto di Brescia sostiene che la principale occupazione della Loggia fosse quella di prestare soccorso ed aiuto alle famiglie bisognose ed in occasione di pubbliche calamità ed esclude un collegamento con le altre logge nazionali, se non in casi sporadici, esclusivamente quando si tratta di raccomandare un confratello in viaggio, per assicurargli l’assistenza in caso di bisogno.

I carabinieri in una relazione del 6 febbraio 1864 la consideravano di sentimenti spinti [Storia di Brescia].

Tra i venerabili che dirigono in varie epoche la loggia troviamo Giovanni Plebani e il dottor Tullio Bonizzardi, fondatore della Croce Bianca (ai cui funerali, il 4 aprile 1908, è presente Giuseppe Zanardelli).

La vita della Loggia Arnaldo appare sin dall’inizio travagliata a causa della difficile convivenza, al suo interno, di appartenenti ai due orientamenti, l’uno più moderato e l’altro più radicale, che agitavano il mondo politico e sociale, laico e repubblicano.

La prima sede della Arnaldo, all’atto della sua costituzione nel 1863, è al Mercato del Grano e tuttavia, nel 1875, il prefetto [Lettera dell’Ispettore di P.S. di Brescia al Prefetto, 24 luglio 1875 – Archivio di Stato di Brescia, Questura, b.14 – Fotocopia in Archivio Fondazione Luigi Micheletti – Brescia] viene a sapere da un confidente della polizia, già socio della Loggia Arnaldo, della presunta esistenza della stessa sin dal 1861. Secondo tale ‘confidenza’  la Loggia, che aveva sede nel Mercato del Grano e contava allora più di 300 soci, si era poi sciolta nel ’62 per ricostituirsi nel 1864, con sede nella casa del liberale Klobus (esistente agli inizi dell’attuale galleria sottopassante il colle Cidneo, prima che fosse parzialmente abbattuta per far posto a questa), con una spesa di “una somma enorme nell’impianto della sala della chiesa”, stando quantomeno al rendiconto presentato da Gio. Antonio Gerardi, esponente della Sinistra, noto negoziante di mobili e appartenente alla Loggia.

Altre informazioni ci dicono che nel 1865 insieme alla Cola di Rienzo, sempre di R.S.A.A., crea la “Arnaldo-Rienzi” (S. Danesi, o. c., p. 124), ma potrebbe essere una gemmazione della Loggia di una parte di FF؞.

La loggia, stando all’informativa del 1875 del prefetto, si sarebbe sciolta di nuovo nel 1866, quando aveva solamente 13 o 14 aderenti.

Della sua attività si trova tuttavia testimonianza in vari documenti degli anni successivi. Secondo un’informativa del prefetto di Brescia al Ministero dell’Interno del 17 giugno 1868 [Archivio di Stato di Brescia, Questura, b.14 – Fotocopia in Archivio Fondazione Luigi Micheletti – Brescia], vengono indicati come membri effettivi e fondatori della R؞ L؞ Arnaldo di Rito Scozzese Antico ed Accettato, all’O؞ R؞ di Brescia, l’avvocato F؞ Andrea Grana, “liberale piuttosto avanzato” (presidente), il dottor Tullio Bonizzardi, il dottor F؞ Eugenio Klobus e l’avvocato F؞ Antonio Legnazzi (questi due definiti liberali piuttosto avanzati) e i liberali moderati dottor Leopoldo Dionisi, avvocato Carlo Capra, Giovan Battista Formentini, Gio.Antonio Gerardi, Gaetano Foscarini, Antonio Boschetti, il dottor Gregorio Braccio e l’avvocato Alessandro Legnazzi.

Nelle carte del fratello di Giuseppe Zanardelli, ingegner Ferdinando, viene conservata una ricevuta, su bollettino di versamento intestato alla Loggia Arnaldo, per la tassa di iscrizione di F؞ Cesare Zanardelli a “tutto agosto” firmata dal tesoriere della loggia Tosoni e datata 1890.

Dai documenti del Grande Oriente d’Italia risulta che nel 1891, l’11 di marzo, con un decreto dell’allora Gran Maestro Lemmi, la Loggia Arnaldo veniva ricostituita (Arnaldo “2”).

Della presenza attiva della Loggia Arnaldo nel 1892 è data testimonianza in una lettera inviata dal F؞ Tullio Bonizzardi, a nome della Loggia, al “F Zanardelli” per la riuscita della candidatura Comini nel collegio di Salò nelle elezioni di quell’anno [Lettera di Bonizzardi a Zanardelli, 1892, in Fondo Zanardelli, Archivio di Stato di Brescia, b. 61].

Le notizie di chiusura e di ricostituzione della Loggia Arnaldo, che si susseguono a pochi anni di distanza le une dalle altre, fanno pensare ad un travaglio intenso dei massoni bresciani, probabilmente legato intimamente alle mutevoli sorti dei rapporti tra i liberali moderati e progressisti e tra questi ultimi e i repubblicani, i radicali ed, infine, i socialisti. Essendo molti i liberali progressisti e zanardelliani attivamente presenti nella Arnaldo non è difficile pensare che l’eco delle accese polemiche e delle divisioni politiche si sia fatto sentire anche nell’attività massonica, determinando più volte l’aumentare o lo scemare delle adesioni e, di conseguenza, la demolizione e la ricostituzione della loggia. Interessante comunque il fatto che ad ogni ripresa dell’attività venga conservato il nome precedente, indice di una continuità che trova evidenza esterna nella tenacia con la quale il blocco di potere zanardelliano resiste alle progressive difficoltà a cui viene sottoposto dall’alleanza dei moderati con i cattolici e dalle difficili coalizioni con le componenti repubblicana e radicale.

La loggia risulta ancora attiva nell’annuario del Grande Oriente d’Italia nel 1909, quindi dopo la scissione di Piazza del Gesù, quando la carica di Maestro Venerabile è ricoperta da Antonio Carella e nel 1914, quando il Venerabile è Giovanni Plebani[Informativa del prefetto, fotocopia dell’originale in Fondazione Luigi Micheletti, Brescia]. Non risulta essere attiva nel 1925 quando tutte  le Logge verranno abbattute a seguito della legge antimassonica fascista.

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Loggia Rienzi (o Cola di Rienzo?) del 1863 di R؞ S؞ A؞ A؞ all’Or؞ di Brescia (G؞ M؞ Giuseppe Garibaldi e poi ancora nel 1864 G؞ M؞ Filippo Cordova)

Alla fine del 1864 e nel giugno del 1865 parrebbe essere attiva la Loggia Cola di Rienzo.

Il Maestro Venerabile sarebbe stato il medico provinciale F؞ Tullio Bonizzardi, già M؞ V؞ della Loggia Arnaldo; se così fosse la Loggia sarebbe l’erede o una filiazione dell’Arnaldo, all’Obbedienza del grande Oriente d’Italia (Silvano Danesi, All’Oriente di Brescia ecc., Edimai, 1993, p. 35).

Nel 1863 sembrerebbe essere stata attiva a Brescia la Loggia Rienzi (da documento del F؞ Daniele Gasparetti sulle Logge storiche in Lombardia del Collegio circoscrizionale dei MM؞ VV؞ Circolo Olona di Milano).

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Loggia Arnaldo Rienzi del 1865 di R؞ S؞ A؞ A؞ all’Or؞ di Brescia (G؞ M؞ Filippo Cordova)

Nel 1865 avviene forse la fusione delle Logge Arnaldo e Cola di Rienzo (o Rienzi?) entrambe di R.S.A.A.  (S. Danesi, o. c., p. 124).

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Società Internazionale Neolatina (Loggia coperta) (Presidente F؞ Carlo Michele Buscaglioni)

Obiettivo dichiarato della Società nata a Torino nel 1864 era la formazione di una sorta di lega dei paesi latini, guidata dalla monarchia sabauda, in opposizione al pangermanesimo e al panslavismo. 

Ma fu un progetto che durò solo tre anni e fallì, nonostante l’impegno del F؞ Buscaglioni (fu un massone simbolico nella Madre Loggia “Ausonia” (1861) e Gran Maestro Aggiunto (1862), ma fu anche, nella sua carriera latomistica, Primo Gran Sorvegliante (1863-1867) del Grande Oriente Italiano, nonché Garante d’amicizia del Grande Oriente di Francia fino al novembre 1865).

La S.I.N. di Brescia fu la probabile copertura di una Loggia, forse la Rienzo quando si fonde con l’Arnaldo, in uno dei suoi periodi incerti.

Presieduta dall’avvocato e onorevole F؞ Paolo Baruchelli (non Baronchelli), la Società Internazionale Neolatina si qualifica per l’attivismo e l’impegno con cui assume l’iniziativa presso tutte le associazioni ed i circoli politici della provincia.

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Società di Mutuo Soccorso, filantropiche e culturali

di origine massonica

Nei primi anni ’60 dall’iniziativa di molti Massoni prendono avvio le “Società di mutuo soccorso”, base del futuro sindacalismo italiano.

A Brescia nascono due società operaie di mutuo soccorso (una maschile e una femminile).

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“Associazione di mutuo soccorso fra gli operai”

Fondata a Brescia nel 1860 dal F؞ Giuseppe Zanardelli, Francesco Berardi, Angelo Bordoni, Giuseppe Gandaglia, Faustino Gaza, Francesco Gualla, Giuseppe Marchioni, Zaccaria Premoli e Camillo Guerrini, che aveva come principi “l’unione e la fratellanza degli opera” e come scopo di !promuovere la prosperità materiale e la educazione intellettuale e morale degli operai e dei loro figli mediante scuole serali e festve al fine di mantenere fra loro la stima e la concordia. Curando la moralità della loro condotta e facendo opera di comporre amichevolmente ogni loro controversia”.

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Società Operaia di mutuo soccorsodi Brescia

(Verificare se è la stessa di prima, trasformata per fusione con altri sodalizi o incorporazioni della stessa o altre), fondata nel 1862, aveva un’indole trasversale: vi aderirono 400 soci, , di cui un centinaio onorari. Tra questi: don Antonio Salvoni (esponente del clero liberale e parroco di Gavardo), il F؞ liberomuratore Andrea Grana, una manciata di “azionisti” (intesi come membri del Partito d’Azione?) e repubblicani (Camillo Biseo, il medico Paolo Leoni, Antonio Frigerio, il F؞ Giovanni Plevani),  il F؞ Giuseppe Zanardelli e parte della “conventicola” [sic!] legata o vicina al club liberale (Carlo Baresani e Francesco Glisenti o l’orefice Francesco Gualla), o ancora possidenti e commercianti come Francesco Berardi, Presidente del Credito Agrario Bresciano dal 1883 alla morte (ASBs, Questura, b. 14, 21 giugno 1864).

La sua costituzione avvenne in forma ufficiale con una cerimonia in cui presenziarono il sindaco di Brescia e la giunta municipale.

Il composito oggetto sociale – l’affratellamento, il collocamento e l’acculturazione degli operai e l’esercizio di funzioni arbitrali – configurava una sorta di patto costituente in cui erano confluite preoccupazioni di natura paternalistico-filantropica e obiettivi di controllo sociale (sull’azione dei repubblicani locali in questo senso si rinvia alle considerazioni contenute in R. Chiarini, Politica e società, p. 120 - 121).

Si cercò anche di garantire agli iscritti una sorta di assistenza sanitaria: alcuni medici tra cui il F؞ Tullio Bonizzardi e Paolo Leoni, si impegnarono a visitare senza compenso gli operai che si fossero ammalati (Marina Romani, Costruire la fiducia. Istituzioni, élite locali e mercato del credito in tre ..., p. 97).

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Associazione generale operaia maschile di mutuo sussidio ed istruzione

Forse altra denominazione del precedente sodalizio, considerato l’anno di fondazione e parte dei membri.

Costituita nel 1862 su iniziativa del Circolo Nazionale e di una commissione composta tra gli altri da Giuseppe Zanardelli.

Ai vertici della società troviamo il F؞ Giovanni Plebani, che sarà M؞ V؞ della Loggia Arnaldo.

Nell’associazione non ci si doveva occupare “né di religione, né di politica”.

Sul suo esempio nacquero in provincia molte Società di mutuo soccorso con simili intendimenti.

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Circolo Popolare Garibaldi

Inaugurato il 10 agosto 1862, promosso da Ghisetti, si propose di “educare il popolo alla vita morale e politica, cooperare al compimento dei destini della nazione e sviluppare sempre più le interne libertà, assicurare ai soci protezione e reciproca assistenza”. Motto “Uno per tutti, tutti per uno”.

Principi ispiratori: Patria, unità, fratellanza.

L'iniziativa ebbe fortuna. Nel 1863 aveva un patrimonio di 615,75 lire e nel 1912 di 23.000 lire.

Socio fra i primi fu Garibaldi stesso.

Il Circolo esercitò la beneficenza, combatté l'accattonaggio, promosse commemorazioni, si interessò di problemi pubblici, sussidiò enti ed iniziative guadagnandosi segnalazioni e premi.

Ne fu animatore soprattutto il F؞ Giovanni Plevani.

Dopo la morte di Garibaldi (2 giugno 1882) il circolo venne a lui dedicato il 6 agosto 1882.

Ebbe sede prima in piazza del Novarino e poi in via Cavagnini, 11.

Il circolo si batté per la partecipazione del comune al ricovero dei mendicanti nella Casa di Dio, "contro le sette cattoliche antiunitarie", contro la tassazione del piccolo commercio, per l'istituzione di una sala di custodia dei bambini lattanti e slattati di madri operaie, per la mobilitazione di volontari garibaldini nel 1866, 1870 ecc.

Il Circolo venne premiato di medaglia d'argento dalla Commissione di beneficenza presso la Cassa di Risparmio di Milano, di medaglia di bronzo all'Esposizione Italiana di Torino, nel 1884, di medaglia d'argento dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, di medaglia d'oro e di bronzo all'Esposizione di Brescia 1904, e di medaglia di bronzo all'Esposizione Internazionale di Milano nel 1906.

Con il sopravvento del fascismo il Circolo venne fuso con l'Associazione Nazionale Generale fra gli operai.

Ne furono presidenti: Luigi Falsina, F؞ Giovanni Plevani, F؞ Angelo Carugati [Massone come riportato da Silvano Danesi, o.c. Liberi Muratori in Lombardia, p. 190].

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Oltre al Circolo Popolare (poi Circolo Popolare Garibaldi) nasce anche la Società dell’Unione Democratica (emanazione del Partito d’Azione).

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Sotto la volta stellata convivevano posizioni tra le più diverse, ma consistente era la presenza di coloro che guardavano alla nascente classe operaia e alle plebi diseredate. Nelle Logge rimaneva aperta la dialettica tra tendenze moderate e quelle democratiche, che avevano una proiezione esterna nelle Società operaie dii mutuo soccorso e in altre istituzioni sociali (Danesi, o. c., p. 123, 131).

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“Associazione pel progresso degli studi economici”

Fondata a Brescia nel 1875 dal F؞ massone Gabriele Rosa.

Promosse inchieste sul lavoro delle donne e dei fanciulli, sull’emarginazione, sul credito agricolo, sulle società operaie, ecc.

L’Associazione era collegata all’omonima organizzazione fondata a Milano e della quale facevano parte, oltre a Gabriele Rosa, anche uomini della Destra come Pasquale Villari e cattolici come Giuseppe Toniolo.

La Società si opponeva alla Adamo Smith, propugnatrice del liberismo ed erede della tradizione di economia che aveva i suoi esponenti in Gioia e Cattaneo.

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“Associazione nazionale per la pubblica assistenza Opera pia CROCE BIANCA”

La Croce Bianca fu fondata il 6 ottobre 1890 dal dott. Tullio Bonizzardi, Fratello massone, che ne scrisse lo Statuto.

Il F؞ Tullio Bonizzardi fu sempre attivissimo in campo sociale e fu per tutta òa sua vita un esponente di spicco della Libera Muratoria.

L’Opera pia Croce Bianca ancora oggi gestisce il servizio pubblico di ambulanze e di primo soccorso.

All’avvio della sua attività organizzava anche cucine per pasti per i poveri.

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La presa di Roma

20 settembre 1870 - L'ultimo giorno del Papa re.

La Massoneria considerò la soluzione della questione romana come uno dei suoi successi: su 540 deputati 300 erano massoni di fatto o per comunanza di pensiero e tutti avevano assunto posizioni favorevoli per una radicale soluzione del problema romano.

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Ad una completa unificazione massonica, sia pure impostata su “Officine di qualunque Rito” (art. 1 dello Statuto del 1874) si pervenne solo nel 1874 e tale formula fu un compromesso per arrivare all’unificazione, con una diarchia tra Rito Scozzese e Rito Simbolico.

La Costituente massonica riunì sotto la stessa autorità del Grande Oriente Italiano tutte le Logge della Gran Loggia di Rito Simbolico Italiano, del Rito Scozzese - anche se i due Riti ancora continuano a governare le proprie logge dei primi tre gradi con i propri rituali.

Scompaiono gli altri Riti, che ricompariranno in seguito con altre patenti di regolarità, e scomparvero anche le Logge dipendenti dalle Massonerie estere, via via che queste riconobbero l’esclusività territoriale del Grande Oriente d’Italia.

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Loggia Dante Alighieri del 1874 di Rito Simbolico all’Or؞ di Chiari (F؞ M؞ A؞ Gaetano Pini, M؞ V؞ della Loggia Ragione di Milano)

Nel 1874 l’unica Loggia bresciana elencata tra quelle lombarde risulta essere la Dante Alighieri di Chiari, (Ambrogio Viviani, Storia della Massoneria lombarda, Bastogi, 1992).

È data attiva già nel 1873 da documento del F؞ Daniele Gasparetti sulle Logge storiche in Lombardia redatto del Collegio circoscrizionale dei MM؞ VV؞ Circolo Olona di Milano).

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Massoneria italiana di Rito Simbolico

Il periodo di fine anni ’60 e primi anni ’70 fu un periodo ribelle per le Logge milanesi di Rito Simbolico che confermarono nel 1867 la loro separazione dal Grande Oriente d’Italia e si denominarono “Massoneria Italiana del Rito Simbolico”, che si fuse nuovamente l’anno successivo, senza però l’adesione di tutte le Logge dissenzienti.

Il G.O.I. reagì e seguì un periodo di demolizioni e ricostruzioni che servirono essenzialmente a destrutturare i vertici delle Logge e a renderle più sintoniche al Grande Oriente e nel 1876 il tentativo di autonomia del Rito Simbolico Milanese fu riassorbito.

La Loggia Dante Alighieri del 1874 di Rito Simbolico all’Or؞ di Chiari non si sa quando sia nata e sembra essere appartenuta al Rito Simbolico Milanese; verrà demolita dal G؞ O؞ I؞ con Decreto n. 29 del 10 maggio 1876. Demolizione motivata ufficialmente da “lunga inerzia e continua morosità”, ma di fatto dovute al perpetuarsi di una decisa volontà di indipendenza e di autonomia dal Grande Oriente di questa officina, come molte altre, di Rito Simbolico.

Negli anni tra il 1874 e il 1922, il Rito simbolico fu parte attiva e contribuì in più occasioni alla difesa dei principi di unità e fratellanza in Italia, negli anni non facili del consolidamento della massoneria, resa strutturalmente fragile dal fatto che il Grande Or