Carissimi Fratelli e amiche e amici di massoni,
riporto il mio intervento al Convegno organizzato dal Rito Simbolico Italiano di Milano Loggia Regionale Insubria LA PAROLA CHE SALVA E LA PAROLA CHE UCCIDE - SACRO E BLASFEMIA
Non è facile parlare della satira, soprattutto in questo tempo e dopi i fatti di Parigi [L'attentato alla sede di Charlie Hebdo è stato un attaccoterroristico avvenuto il 7 gennaio 2015 contro la sede del giornale satirico Charlie Hebdo, a Parigi. Nell'attentato, che è stato rivendicato da Al-Qāʿida nella Penisola Arabica(o Ansar al-Sharia), branca yemenita dell'organizzazione stessa, sono morte dodici persone e undici sono rimaste ferite], con il terrorismo che ha ammazzato dei giornalisti e vignettisti per i loro disegni blasfemi. Mi è stato chiesto di farlo, perché sono un vignettista, sono massone e ho una formazione francescana, essendo terziario francescano.
Ciò che dirò è naturalmente il mio pensiero e non rispecchia altro che questo, non è il punto di vista di un gruppo o di un’istituzione, è un pensiero libero come libera è e deve essere la satira.
Mentre vi parlo vedrete scorrere alcune vignette che ho realizzato e che sono una presa in giro della Massoneria. Un umorismo che definisco massonico perché nasce da dentro l’Istituzione e si fonda sull’autoironia, sulla capacità di saper ridere delle proprie ossessioni o dei propri capricci.
Vedete, noi massoni pensiamo in grande, abbiamo un grande ideale: perseguire il rinnovamento personale e sociale, seguendo il trinomio Libertà- Fratellanza – Uguaglianza, secondo il principio della Tolleranza. Ma nella dimensione del quotidiano non sempre siamo all'altezza dei valori che proclamiamo e scattano le contraddizioni, le sfide perse, le incoerenze, le ipocrisie.
In queste condizioni sorridere e far sorridere non è un’impresa facile e l’umorismo è una grande risorsa per innescare una salutare reazione a catena. E’ utile per portare un cambiamento laddove si è ancora convinti che “ridere della propria appartenenza alla Massoneria, non è indice di serietà e affidabilità”.
In altre parole, diversi di noi vivono ancora nel vecchio modello della seriosità, del formalismo di facciata, che danno spesso luogo ad atteggiamenti di presunzione, arroganza e finzione.
La satira osteggia questi atteggiamenti di coloro che non sanno o non vogliono riconoscere e quindi ammettere le loro debolezze. Serve per chiarire le ambiguità e ammorbidire le tensioni, per fiutare l'atmosfera, per abbassare le barriere delle incomprensioni, è utile per mantenere l'attenzione su determinate questioni.
La Massoneria è una cosa seria, e la serietà dei contenuti e dei valori non vengono meno, anzi sono esaltati e meglio si affermano, se i massoni sono capaci di sapersi prendere in giro per capirsi.
Con le vignette ricordo a me stesso e ai Fratelli impegnati seriamente nei lavori di Loggia, che siamo comunque “umani” e pertanto uguali a quell'Umanità che vogliamo migliorare e che il lavoro lungo l'intera vita per migliorarci passa attraverso la comprensione dei propri limiti, anche con l'ironia.
La satira è una “forma libera”, è l’espressione della libertà assoluta di critica alla società che vuole essere libera, che proclama questo valore, per mostrare le contraddizioni e promuovere il cambiamento.
E’ un’esigenza dello spirito umano che oscilla fra il sacro e il profano.
Si occupa di temi rilevanti e pone punti di vista alternativi e, attraverso la risata veicola delle piccole verità, semina dubbi, smaschera ipocrisie, attacca i pregiudizi e mette in discussione le convinzioni.
[Una breve digressione storica per capire:
La satira nasce con Lucillo (II sec. a.C.) o forse prima con Ennio, ma non ne abbiamo le opere, che le dà forma sul piano poetico, ma soprattutto su quello dei contenuti aderenti al vissuto quotidiano, e l’uso del ridicolo come arma contro un prepotente moralismo, senza perdere di vista l’obiettivo di divertire. Definiva le sue opere un ludus, un gioco, uno scherzo, e si diffonde come beffa e scherno, ricorre alle tecniche del paradosso, usa la parodia, la battuta, il doppio senso, il gioco di parole.
Poi con Cesare non ci sono scrittori di satire perché i costumi sono talmente degradati e corrotti da essere considerati comportamenti normali e quindi non danno adito all’ironia.
Con Augusto è un periodo di restaurazione in cui i costumi degradati sono riconosciuti come tali e messi in discussione e con Orazio rinasce la satira, che verrà poi osteggiata negli anni a venire da una forte censura.
Poi arrivano Persio Flacco, e Giovenale, ma non entro nel merito perché non è una digressione storica sulla satire quello di cui mi occupo, non sono uno storico.
Ho citato questi autori per far comprendere come nasce il gusto del “ridiculum”]
Si tende ad identificare la satira con una delle possibili forme dell’umorismo e, in qualche caso, della comicità e si definisce satira qualsiasi attacco al potere svolto in modo sarcastico se non indecente.
È effettivamente difficile fare una distinzione precisa.
Preciso che quando realizzo vignette mi diverto, ma “non ce l’ho su” con quel qualcuno che prendo di mira, il mio atteggiamento su di lui non è negativo, non lo vedo male, al contrario è proprio perché voglio bene al Fratello e amo i valori della Massoneria, che mi adopero con ironia a smascherare le contraddizioni.
La matita pungente dà fastidio a chi è preso di mira.
Al di là di ogni ipocrisia, il dibattito sulla libertà di espressione e la libertà di satira pungente e blasfema si è aperto dal giorno del tragico attentato di Parigi. Chiaro che ai disegnatori non si spara e non si uccidono e ogni violenza deve essere condannata. Nondimeno se c’è chi sostiene che la libertà di satira non debba avere limiti, c’è anche chi condanna l’irriverenza blasfema dei disegnatori francesi.
L’argomento sul senso del sacro merita un breve approfondimento.
I sacramenti cristiani prescrivono con i comandamenti di rispettare il nome del Signore e proibiscono l’abuso del nome di Dio, la bestemmia e le imprecazioni, proibiscono il falso giuramento e lo spergiuro.
Altre religioni hanno in maniera più o meno spinta altre norme che esigono rispetto per quanto da loro professato, fino a spingersi alla condanna a morte per blasfemia.
Orbene, la satira può permettersi di agire in piena libertà contro la richiesta di rispetto che viene avanzata dalle varie religioni? È accettabile in nome della libertà che un giornale satirico possa disegnare vignette a sfondo sessuale che ritraggono la “Santa Trinità”, cioè Padre, Figlio e Spirito santo che “fanno il trenino”?
Forse non sapete che già dal lontano 2007 il parlamento europeo promulgò la raccomandazione secondo cui la blasfemia non dovrebbe costituire reato, in base alla “libertà di espressione” e delle “libertà di pensiero, coscienza e religione” e il rapporto del Comitato costituzionale del Consiglio d’Europa afferma che “non è necessario né desiderabile creare un reato d’insulto religioso” e che “il reato di blasfemia dovrebbe essere abolito”. In Italia non è più reato, ma illecito amministrativo punito la sanzione amministrativa, cioè con pagamento in eurini. Diversi sono i recepimenti nei vari stati europei di questa raccomandazione del Parlamento.
Il pensiero laico ed umanista giudica anacronistico il reato di bestemmia perché lo vede legato ad una volontà del legislatore di garantire una posizione di privilegio alle organizzazioni religiose, compromettendo inoltre la libertà di pensiero e di critica. Non si può tutelare giuridicamente “persone” la cui esistenza è indimostrabile.
Papa Francesco nel condannare la strage di Charlie Hebdo, ha ribadito che “non si può insultare la fede degli altri”, “Non si può prendere in giro la fede”, avverte il Papa, “C’è un limite, quello della dignità di ogni religione.” Per Bergoglio sono due diritti fondamentali sia la libertà di espressione che quello di una fede a non essere ridicolizzata. E se vi ricordate alla domanda “fino a che punto si può andare contro la libertà di espressione?” il pontefice ha chiarito “se il mio amico dice una parolaccia sulla mia mamma, si aspetti un pugno.” “Non si giocattolizza la religione degli altri” dice il Papa e ricorda che “La libertà di espressione è un diritto ma anche un dovere.” In ogni caso anche contro chi offende pesantemente la religione non si reagisce con violenza.
Penso che il rispetto per Dio sta in quello che esprime il concetto stesso di mistero che Dio evoca, in tutta la realtà sacra che il concetto di Dio richiama.
Il “senso del sacro” fa parte delle virtù dell’uomo.
Il “sentimento del sacro” non è una prerogativa solo cristiana o di qualsiasi religione ma è sentimento dell’uomo, che palpita in noi, con più o meno forte intensità.
Nella misura in cui ci rendiamo conto che Dio è presente, avvertiamo il senso del sacro.
Se non lo avvertiamo è perché non percepiamo che egli è presente.
Io sono per la libertà di satira. Completa e ampia!
Chi vuole deridere le mie debolezze e le mie convinzioni lo faccia.
Saprò vedere in me stesso la verità o meno, di ciò che la satira esprime.
È un segno di forza poter ridere di alcuni tratti dell’istituzione a cui si appartiene, perché è un modo per dire che ciò che apprezziamo è al di là delle forme, sempre transitorie e imperfette, vignette comprese. L’umorismo nella fede, così come nella massoneria, è un buon antidoto contro il fanatismo e quello spirito di serietà che tende a prendere tutto alla lettera.
I gesuiti, sanno ridere di se stessi e on line pubblicano vignette e barzellette su loro stessi raccolte nel mondo, così come fanno i valdesi o altre istituzioni benemerite come i carabinieri. Queste mie vignette di umorismo massonico sono pubblicate on line sul suto del Rito Simbolico Italiano, che è un rito della massoneria italiana.
La libertà è una delle più grandi conquiste storiche della nostra civiltà occidentale.
Chi fa satira è testimone di libertà e una società democratica si riconosce dalla capacità di difendere la condizioni d’espressione anche delle voci più taglienti e dissidenti.
L’ironia e la satira non sono nemiche di coloro che prendono in giro e quindi nemmeno dei credenti. Anzi, possono aiutarli a liberarsi dalla presunzione di “possedere” la verità o di “possedere” l’Altissimo, operando un ruolo anti-idolatrico.
Saper ridere di se stessi e rispettare la propria coscienza, anche di credenti per coloro che lo sono, è un modo per sconfiggere la stupidità assolutista di chi vorrebbe imporre con la forza una propria idea di Dio.
Forse una risata provocata da una vignetta satirica può impedire di relegare al di fuori della propria coscienza questioni del rispetto ai valori che, prima di tutto, noi stessi dobbiamo saper portare.
F.M.A. Daniele
A.d.v.L. 11 giugno 6015
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